L’ennesimo grido d’allarme arriva dall’Associazione Anffas di Trapani che denuncia con fermezza il mancato rispetto delle ore di assistenza specialistica alla comunicazione (ASACOM) previste nei Piani Educativi Individualizzati per gli studenti con disabilità. Un fenomeno tutt’altro che isolato, che si ripresenta ciclicamente all’avvio di ogni anno scolastico, con ritardi ingiustificabili nell’attivazione del servizio e tagli arbitrari alle ore concordate in sede di Gruppo di Lavoro Operativo. Secondo l’associazione guidata da Basilio Calabrese, non si tratta di un mero disguido amministrativo, ma di una vera e propria violazione dei diritti. Il PEI, redatto secondo quanto previsto dal D.Lgs. 66/2017 e dal D.I. 182/2020, non è un semplice documento programmatico: è uno strumento giuridicamente vincolante, concepito per garantire pari opportunità educative e formative agli alunni con disabilità.
Il suo disattendere, specie per quanto riguarda le ore di supporto ASACOM, rappresenta non solo una grave mancanza da parte delle istituzioni, ma un segnale preoccupante di disattenzione verso l’inclusione scolastica, come fanno sapere da Anffas. Le conseguenze sono pesanti: non garantire il supporto promesso significa escludere, isolare, rallentare o compromettere il percorso formativo e di crescita personale di studenti che già affrontano maggiori ostacoli. E significa, soprattutto, tradire la fiducia delle famiglie che vedono, ancora una volta, disattesi diritti sanciti dalla legge.
L’Associazione lancia un appello forte e chiaro alle istituzioni competenti della Provincia di Trapani – dagli Enti Locali agli Uffici Scolastici, fino alle Amministrazioni coinvolte – affinché si attivino immediatamente per garantire l’erogazione integrale delle ore previste nei PEI, evitando ulteriori ritardi, disagi e discriminazioni. Pur ribadendo la propria disponibilità al dialogo costruttivo, l’Anffas si dice pronta ad intraprendere tutte le azioni necessarie – anche di natura legale – per tutelare i diritti degli studenti con disabilità e delle loro famiglie. Perché non si può parlare di scuola inclusiva se le promesse rimangono sulla carta, e il supporto concreto viene negato nei fatti. È tempo che le parole diventino azioni. E che il diritto allo studio, per tutti, venga finalmente rispettato.