Dal palco dell’Assemblea ANCI Giovani alla quotidianità dei servizi sociali di un Comune che guarda ai suoi cittadini più fragili, Carmela Daidone, assessora alle Politiche sociali e giovanili, Pari opportunità e Pubblica istruzione di Erice, racconta con voce diretta cosa si sta facendo per il territorio. In questa intervista parla in prima persona di progetti già avviati, reti costruite, difficoltà strutturali e nuove sfide in arrivo. Uno sguardo sincero, concreto, lontano dalla retorica.
Durante l’assemblea ANCI Giovani ha parlato di iniziative molto varie. Quali sono già attive a Erice? E cosa c’è in arrivo?
Alla XIV Assemblea ANCI Giovani ho avuto l’opportunità di confrontarmi con colleghi amministratori, enti no-profit, associazioni e imprenditori su temi che ci coinvolgono tutti. All’inizio, lo ammetto, mi sono sentita quasi fuori luogo tra relatori molto più giovani di me, ma ho capito subito quanto fosse preziosa la mia esperienza di madre di due adolescenti, soprattutto nel panel in cui ho portato il mio contributo. Tutte le iniziative che ho illustrato in quell’occasione sono già realtà a Erice. Abbiamo avviato progetti con fondi comunali come “Bevi smart”, realizzato con l’associazione Le ottime annate e la Polizia di Stato, per sensibilizzare i ragazzi delle scuole superiori sui rischi dell’alcol e degli energy drink, anche con quiz interattivi. C’è poi “Il crack ti in-gabbia”, con cui abbiamo coinvolto gli studenti degli istituti di primo e secondo grado e il Liceo Artistico “M. Bonarroti” di Trapani, ascoltando testimonianze toccanti di genitori e professionisti del SERD. Questi incontri continueranno anche nel prossimo anno scolastico. Abbiamo concluso con successo il progetto RE-START, un’iniziativa PNRR sociale durata due anni, che ha coinvolto 400 giovani dai 11 ai 17 anni. Tra le azioni: sportelli itineranti anche nelle periferie, focus su bullismo, uso consapevole dei social, STEM, laboratori “genitori-figli”. I riscontri, anche da parte delle famiglie, sono stati commoventi. Con fondi della democrazia partecipata, abbiamo promosso laboratori teatrali e murales per migliorare l’autostima dei ragazzi. Tra i progetti a cui tengo di più c’è “Il Progetto Gentilezza”, triennale, voluto insieme alla sindaca: abbiamo già avviato le attività nelle scuole per promuovere il rispetto e la gentilezza attraverso la peer education. “Seminare gentilezza per prevenire la violenza” è una missione educativa fondamentale per la nostra amministrazione. Finanziamo con fondi comunali anche “Il treno della memoria”, che consente ai ragazzi delle scuole di partecipare a un pellegrinaggio educativo nei luoghi dell’Olocausto: un progetto di grande impatto sul piano della consapevolezza civica e storica. Infine, continuiamo a sostenere il servizio civico con le borse lavoro, grazie ai fondi D50 e comunali, con attività utili davanti alle scuole e in altri ambiti. Il Servizio Civile viene accolto nel nostro Comune grazie a CO.TU.LE.VI, nell’ambito del progetto “Educare alla legalità contro ogni forma di violenza”.
La Consulta Giovanile è realtà. I giovani stanno partecipando?
Abbiamo approvato il regolamento a marzo in giunta, poi il Consiglio Comunale lo ha votato all’unanimità a metà maggio. La delibera è diventata esecutiva il 6 giugno. Considerato che siamo ormai a ridosso delle vacanze estive e che molti studenti sono in pausa, ho preferito rimandare la pubblicazione dell’avviso per raccogliere le iscrizioni a settembre, con l’inizio del nuovo anno scolastico. A quel punto partirà davvero.
Inclusione e disabilità: a che punto siamo? Cosa funziona e cosa no?
La verità è che per la disabilità non si fa mai abbastanza. Ogni giorno ci troviamo davanti a nuovi ostacoli da superare. È un dovere istituzionale, non una gentile concessione, garantire pari opportunità e accessibilità a tutti. A volte, purtroppo, le esigue risorse dei bilanci comunali non ci permettono di fare tutto quello che vorremmo. Ci sono però dei risultati di cui vado fiera: da anni garantiamo trasporto gratuito per disabili verso i centri riabilitativi e per il tragitto casa-scuola. Offriamo assistenza domiciliare, libera circolazione sui mezzi extraurbani, e contributi straordinari per situazioni di grave disabilità. Abbiamo un centro diurno comunale gestito da famiglie con figli disabili, e ogni estate rendiamo fruibile la spiaggia attrezzata del Lido Smile, accessibile anche per chi ha disabilità motoria. Tutti i lidi ericini, come previsto dai regolamenti, garantiscono accessibilità. Con i fondi del Distretto 50 stiamo completando i percorsi di autonomia con l’ingresso dei ragazzi nelle abitazioni, e lavoriamo alla redazione dei progetti di vita personalizzati. Sosteniamo l’educativa domiciliare, l’affido familiare e il servizio per pazienti oncologici con trasporti gratuiti anche verso Mazara e Palermo. Di recente, presso il Distretto D50, abbiamo attivato lo Spazio Neutro, che oggi segue 26 casi: è un luogo protetto in cui bambini coinvolti in separazioni o conflitti familiari possono mantenere relazioni significative con adulti di riferimento.
Collaborare con realtà esterne è spesso cruciale. A Erice com’è il lavoro in rete?
Il lavoro di rete, per me, è fondamentale. Abbiamo costruito collaborazioni stabili e proficue con tante associazioni del territorio, che spesso operano nei nostri spazi comunali gratuitamente. Le loro attività vanno ben oltre la missione originaria: sono parte integrante del tessuto sociale della nostra comunità. Abbiamo costruito legami importanti con i comitati anziani, con le parrocchie dei quartieri più difficili, e soprattutto con il Distretto D50, che rappresenta il cuore operativo di tante azioni rivolte a fragilità, famiglie, giovani. Un esempio concreto è il progetto G.E.S.T.I., con oltre 300 partecipanti, 45 ragazzi accompagnati nella creazione di business plan, 11 progetti imprenditoriali già strutturati, e alcune idee candidate all’Amazon Supply Chain & Technology Incubator. L’ultimo grande traguardo è “DES_TEENAZIONE – Desideri in Azione”, un progetto triennale da 2,8 milioni di euro per supportare l’inclusione di giovani tra i 13 e i 21 anni. Prevede spazi diurni, operatori di strada, attività educative, sostegno alle famiglie. Con “Get Up”, rafforzeremo la collaborazione tra scuola, famiglie e territorio. Lavoriamo bene insieme. Le riunioni del Distretto ci aiutano a condividere difficoltà e costruire soluzioni collettive.
Ma come misurate se i progetti funzionano davvero?
Ha perfettamente ragione: sulla carta tutto può sembrare efficace, ma ciò che conta è l’impatto reale sulle persone. Noi misuriamo l’efficacia con dati precisi: quanti beneficiari raggiungiamo, se tornano, se cambiano i loro comportamenti, se si creano relazioni e reti. Raccogliamo feedback diretti da utenti e operatori, e in molti progetti stiamo introducendo questionari di soddisfazione per valutare la qualità percepita dei servizi, l’utilità delle attività, la relazione umana con gli operatori. Ci sono progetti che stanno dando frutti concreti: l’educativa domiciliare è una delle più efficaci, perché sostiene non solo il ragazzo ma l’intero nucleo familiare. Anche i percorsi genitoriali del Progetto PIPPI, i centri estivi inclusivi e il coinvolgimento degli anziani nei centri socio-ricreativi sono da rafforzare. Ma ci sono carenze evidenti: per esempio, per gli ASACOM riceviamo solo 80 mila euro, mentre il fabbisogno reale è di circa 450 mila. E la carenza abitativa è un’emergenza che affrontiamo ogni giorno. Ascoltare è il primo passo. Ma ascoltare implica rispondere, e per farlo servono più risorse nei bilanci comunali. Questo è ciò che chiediamo con forza: poter fare di più, per tutti.