Dal ‘basita’ arabo al cuore rurale: perché si chiama Buseto Palizzolo?

redazione

Dal ‘basita’ arabo al cuore rurale: perché si chiama Buseto Palizzolo?

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sabato 09 Agosto 2025 - 07:00

Buseto Palizzolo, cittadina di oltre 2.730 anime, situata tra l’antica Erice e l’archeologica Segesta, è oggi un piccolo comune della provincia di Trapani immerso in un paesaggio collinare ricco di uliveti, vigneti e bagli rurali. Ma dietro la sua apparente tranquillità agricola si cela una storia antica, profonda e stratificata che affonda le sue radici in epoche mitologiche e che, attraverso dominazioni e trasformazioni, ha modellato il volto di una comunità resiliente, orgogliosa e autonoma.

Le origini del nome: “Buseto” e “Palizzolo”

Il toponimo Buseto ha origini arabe: deriva probabilmente da “basita”, che significa “terra” o “insediamento rurale”. Il termine compare per la prima volta in un documento ufficiale: il “Privilegium Concessionis Territorii Excelsae Civitatis Montis Sancte Juliani”, con cui nel 1241 l’Imperatore Federico II di Svevia assegnava a Monte San Giuliano (l’attuale Erice) ampi territori, tra cui il Casale Busith. L’aggiunta del secondo nome, Palizzolo, è più recente e si fa risalire alla nobile famiglia Palizzolo, di probabili origini normanne, stabilitasi a Monte San Giuliano già dal 1400. Un loro esponente, Giovanni Pietro Palizzolo, fu nominato nel 1456 castellano di Erice da re Alfonso d’Aragona. Col tempo, l’accostamento di “Busito” al cognome “Palizzolo” consolidò l’identità toponomastica della zona: Casale Busiti dei Palizzolo.

Dalle origini elime alla dominazione bizantina

Il territorio di Buseto affonda le sue radici nella civiltà elima, un misterioso popolo che si stabilì nella Sicilia occidentale nell’XI secolo a.C. secondo la leggenda, proveniente da Troia dopo la sua caduta. Il principe Elimo e alcuni compagni sbarcarono in Sicilia dando origine alla civiltà elima, il cui centro principale fu Segesta. Nel periodo bizantino, a partire dal VI secolo d.C., la zona fu abitata da contadini cristiani di rito orientale (i cosiddetti “Rùmi”) provenienti da Erice. La loro presenza è ancora oggi evidente nei nomi di alcune contrade: ad esempio Arcodaci, che deriva da Archontai (signori), divenuto poi Scorace, o Badia, da badeia (valle in greco).

L’età araba e i Normanni

Con la conquista araba dell’827 d.C., il territorio di Buseto fu assegnato amministrativamente a Erice. Gli Arabi introdussero importanti innovazioni agricole: dissodarono nuove terre, ridussero la copertura boschiva e introdussero colture come agrumi, cotone, sommacco, gelso e palme. Il territorio fu diviso in “Rachal”, ovvero casali, distribuiti tra piccoli proprietari locali. Gli Arabi lasciarono un segno profondo anche nella terminologia rurale: il termine “baglio” (dal siciliano bagghiu, a sua volta dall’arabo bahal) designa ancora oggi i caratteristici cortili interni delle fattorie. Dopo la cacciata degli Arabi, i Normanni restituirono prestigio a Erice, che tornò a essere un centro strategico e militare. Buseto fu incluso tra i 14 casali del territorio di Monte San Giuliano, godendo di speciali privilegi concessi ai “habitatores”, ovvero coloro che risiedevano nel demanio regio. Proprio durante questa fase, nel XII secolo, nacquero le “parecchiate”: ampie estensioni di terreno sottratte al pascolo e messe a coltura, principalmente per grano, vite e ulivo. Le parecchiate rappresentarono per secoli il motore dell’economia rurale locale.

Il Seicento e i bagli, la crisi e la peste

Nel XVII secolo, le parecchiate furono affittate con contratti di enfiteusi ventennale, poi perpetua, e divennero sede dei primi bagli. Questi edifici a corte chiusa, talvolta fortificati, erano non solo centri produttivi, ma anche residenze rurali, magazzini e rifugi per animali. Buseto, con 37 parecchiate su 77 registrate nel 1615, si affermò come l’area agricola più sviluppata di Monte San Giuliano. Le famiglie nobili di Erice, come gli Scuderi, i Palma e i Palizzolo, furono protagoniste dello sviluppo economico della zona. Una grave epidemia di peste nel 1629 colpì Erice e, in seguito alle difficoltà economiche, l’Università vendette gran parte del territorio busetano. Alla fine del XVIII secolo, l’intera area di Buseto risultava completamente privata, a differenza di Custonaci e San Vito Lo Capo, dove le terre furono assegnate gratuitamente ai contadini.

La nascita delle borgate e i simboli della città

Il vero popolamento di Buseto avvenne solo dopo l’abolizione del sistema feudale con la Costituzione del 1812. La diffusione della proprietà privata fondiaria e il venir meno del pericolo delle incursioni portarono alla costruzione di case coloniche sparse, intorno a fonti d’acqua e lungo le antiche mulattiere. Nel corso dell’Ottocento e del primo Novecento, si formarono piccoli agglomerati rurali, ma le borgate principali (come Buseto Centro, Bruca, Pianoneve e Città Povera) cominciarono a prendere forma. Il crescente malcontento per l’abbandono amministrativo da parte di Erice spinse i busetani a intraprendere la strada dell’autonomia. Il 4 luglio 1950, dopo anni di rivendicazioni, Buseto Palizzolo divenne Comune autonomo. Buseto conserva nel suo stemma l’orgoglio della sua identità contadina e storica. Sebbene non vi sia un blasonamento ufficiale elaborato come in altri comuni, i simboli non ufficiali più ricorrenti sono legati al mondo rurale: spighe di grano, ulivi e vigneti, rappresentativi delle principali colture del territorio. La comunità oggi celebra con fierezza le feste religiose come quella del Santissimo Crocifisso e quella dedicata a San Giuseppe, oltre a fiere agroalimentari che valorizzano i prodotti locali come l’olio, il vino e il pane casereccio. Buseto Palizzolo non è solo un nome su una mappa, ma una comunità costruita sulla terra, sulla fatica e sull’identità rurale. Le sue origini arabe, bizantine, normanne e feudali sono vive nei suoi vicoli, nei suoi toponimi e nei bagli che punteggiano le colline. Incastonata tra Erice e Segesta, la città continua ad affermare la sua autonomia, conservando il patrimonio storico e culturale di una Sicilia antica e autentica.

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