Tra gli anni 2009-2010, quando ero il Sindaco del Comune di Favignana ci siamo pronunciati contro l’istituzione del Parco delle Egadi e del Litorale Trapanese.
In questo caso, è l’impianto dell’art.26 della L.222/87 raccordato, più in generale, con la normativa sui parchi nazionali che non funziona. Intanto occorre ricordare il periodo storico in cui venne formulata l’ipotesi legislativa. Il contesto politico era quelo in cui il Sen. Antonio D’Alì (mentore di questo progetto che riguarda anche le Egadi), era l’indiscussa figura apicale della politica della nostra provincia e non solo delcentro-destra. Poi, conosciamo tutti, quali sono stati i contesti che hanno “condizionato” l’azione del Sen. D’Alì. Contesti che vanno anche ben oltre la politica. Era il suo progetto per mettere il cappello sulle Egadi e su parte del litorale trapanese per farne un feudo, dietro l’inganno del millantatosviluppo economico.
Recentemente, l’argomento è stato ripreso con un Ordine del Giorno presentato e votato dall’Unione dei Comuni “Elimo Ericini”. Mi sono subito chiesto cos’altro avrebbero potuto dire! E’ un perfetto esercizio di retorica a sostegno di una ipotesi che è stata sempre bocciata dal Comune di Favignana e che, non me ne vogliano, nasce zoppa e cresce senza una vera spina dorsale.
Per entrare nel merito delle motivazioni a sostegno del no, basta rileggere, semplicemente, tutto il carteggio e gli atti deliberativi proposti dalla Giunta comunale dell’epoca e approvati all’unanimità dal Consiglio Comunale di Favignana, propriotra gli anni 2009 e2010. Sono ancora attualissimi. Senza dimenticare, ancora, la deliberazione n.57/2010 con cui la Giunta Regionale reclamò, all’allora Ministero dell’Ambiente, la discontinuità territoriale nella delimitazione dei confini del Parco, raccogliendo in pieno le istanze del Comune di Favignana.
Con l’istituzione del Parco e con la sua entrata a regime infatti, il Comune delle Egadi perderebbe completamente il governo su tutto il suo territorio e sull’Area Marina Protetta, in quanto al comune si sostituirebbe, completamente, un Ente Parco che, secondo la legislazione ancora in vigore, finirebbe per gestire tutto!
E mentre gli altri Comuni sono interessati solo limitatamente a porzioni più o meno estesedel loro territorio, mantenendo la “governance” su tutto il resto. Per le Egadi, invece, non sarebbe così, tutto il territorio resterebbe coinvolto. Ma non solo quello, nel nostro caso, sarebbero delegati all’Ente Parco: la programmazione (per es. il PRG), la regolamentazione (per es. l’utilizzo del suolo pubblico), perfino la struttura del Bilancio Comunale ne risentirebbe (penso ai proventi della tassa di sbarco, a quelli dello Stabilimento Florio o a quelli dell’A.M.P.).
Bisogna prendereatto, poi, che è la composizione del Consiglio dell’Ente Parco che non funziona e non dà le giuste garanzie al Comune di Favignana. Per dirla tutta:avremmo un presidente di nomina ministeriale (è facile pensare ad un politico a cui garantire un posto di sottogoverno) ed un peso livellato tra singole rappresentanze politiche comunali. Poi occorre garantire un ruolo all’ associazionismo ambientale e chissà cos’altro ancora! In buona sostanza, mi sia consentita la semplificazione: il Comune di Favignana che conferisce nel progetto Parco “tutti i suoi gioielli ed i più pregiati”, non può avere lo stesso peso degli altri Comuni che mettono solo “piccole porzioni del loro tesoro” o, addirittura, di quanti mettono solo l’enfasi delleparole e qualche buon proposito ma senza avere la responsabilità della gestione e delle risposte da dare alle comunità amministrate.
Comprendo benissimo le motivazioni riportate nell’OdG dei Comuni “ElimoEricini”: esigenze di natura ambientale, di sviluppo economico, di gestione di fondi europei che possono essere intercettati, e così via! E chi più del Comune di Favignana, anche attraverso l’A.M.P., ha dimostrato, nel tempo, la sua sensibilità verso tali temi? Ma nulla è detto del principio istitutivo e della gestione politica che non danno le giuste garanzie al Comune di Favignana e che hanno visto l’opposizione dell’Amministrazione Comunale di Favignana.
Per essere più chiaro: gli attori politici della nostra Provincia (ma non solo della nostra provincia), ci hanno abituati più all’occupazione delle poltrone e alla tutela degli interessi degli schieramenti partitici che alla salvaguardia, la buona gestione e lo sviluppo dei territori.
Ma bisogna essere onesti, sono trascorsi quindici anni da allora e tante cose sono cambiate. Le esperienze della vita e della politica, mi hanno insegnato che non bisogna mai “buttare via il bambino con l’acqua sporca”;le guerre ideologiche non portano a nulla, specie in questi nostri tempi; perciò, occorre cogliere il meglio da certe intuizioni che possono costituire una svolta anche se hanno bisogno di correzioni.
Occorre che gli attori istituzionali e politici, capiscano che occorre cambiare radicalmente il progetto istitutivo, in prima battuta non allargando troppo il “campo di gioco”, modificare,ma dico io, rendere più attuale ed elastico il quadro normativo di riferimento. La reclamata, serrata trattativa in un tavolo tecnico-politico, preliminarmente deve prevedere che il Comune di Favignana mantenga la sua autonomia gestionale (un po’ come le Regioni a statuto speciale nei confronti dello Stato centrale) ed il mantenimento della gestione diretta dell’A.M.P.
Continuando poi, la trattativa con lo Stato e la Regione Siciliana (attori sinergici), deve comprendere, anche, l’inserimento di alcune materie che, nel tempo, sono rimaste sempre in sospeso e che hanno generato disagi ed incertezze: trasporti, rifiuti, risorse idriche, sostegno alle famiglie che subiscono la prevaricazione del fenomeno turistico (prevedendo dei contributi a valere come sgravio sugli affitti), scuola, sanità. Ma anche, demanio marittimo (una fetta sostanziosa delle risorse economiche riscosse dalla Regione, deve ritornare ai Comuni che non possono essere, solo, gravati dai costi dei servizi da garantire). Una percentuale di riserva dei fondi europei intercettati devono essere destinate prioritariamente al recupero dei beni culturali nelle isole e poi degli uffici comuni per le progettazioni, che seguano anche i bandi pubblici e agiscano secondo delle scalette di priorità.Ci sarebbe tanto e tanto altro ancora da inserire tra le argomentazioni da porre al reclamato tavolo di concertazione, ma è giusto lasciarli al buon senso dei protagonisti di quel tavolo ai quali mi permetto di suggerire di immedesimarsi nei problemi degli isolani.
Per carità, il ruolo delle Egadi non deve essere egemone ma autorevole si….e questo devono capirlo principalmente i compagni di percorso. Poi sarà tutto in discesa!
Lucio Antinoro