Riceviamo e pubblichiamo una lettera di Ninny Aiuto che replica alla direttrice del Palm Anna Occhipinti in merito alla relazione sulle attività del Parco Archeologico dell’ultimo anno.
Abbiamo visto che la direttrice del Parco non ama granché dialogare con i cittadini che non la pensino come lei, è il vizio di certa Accademica, o che tale si crede. Avendone frequentati, fisicamente e metaforicamente, i corridoi e i salotti per molti anni, conosco vizi e virtù dell’ambiente. Ma, allo stesso tempo, ci siamo accorti come la stessa sia molto sensibile alla presenza di personalità di un certo peso politico e con incarichi altisonanti. Ai quali pure noi ci siamo rivolti, pur senza grandi risultati, vuoi per difficoltà oggettive a intervenire senza una decisa ed esplicita presa di posizione dell’Assessore Regionale, vuoi per un certo antico vizio della politica – tutta, chi più, chi meno – di allontanarsi dalle battaglie lunghe e dagli esiti incerti, almeno entro il limite della scadenza del proprio mandato.
Noi cittadini non siamo vincolati ad alcuno di questi calcoli, a meno che non si parli dei metri che dividono il nostro amato centro storico dal mare, quei 400 metri circa di antico Viale chiuso e sbarrato come un check point, una cortina di ferro. E, pur tuttavia, siamo anche più caparbi della direttrice e di tutto il suo corredo di nomenclatura con il quale ama presentarsi al pubblico. Per questo indirizzo questa lettera, oltre che alla vostra redazione (Marsala C’è e Itaca Notizie), ci rivolgiamo ancora più in alto, alle divinità fenicio-puniche Baal Hammon, Tanit e Baal, nella speranza che esse possano per noi intercedere con l’attuale funzionaria, magari spiegandole quel che noi riusciamo a far capire a moltissimi cittadini (siamo ormai lanciati a raggiungere le mille firme), tranne che a lei.
«La direttrice del Parco Archeologico Lilibeo, è finita al centro di un ciclone mediatico di polemiche sia politiche che non» recita l’incipit di un articolo riportato sulle vostre colonne, a cura di Claudia Marchetti. Ebbene, le polemiche politiche non sono certo affar nostro, per quanto ci piacerebbe far notare che nemmeno esse siano nate da un confronto sulle modalità di gestione del nostro patrimonio ma su una inspiegabile voglia della direttrice di entrare in una contesa politica che mai dovrebbe riguardare un funzionario pubblico, qualche giorno fa eppure così impegnato nel cercare di stabilire a quale “signore” o “signora” della politica nostrana andasse reso un plastico e deferentissimo omaggio. Ma, si sa, nulla crea più scandalo a Marsala, da destra a sinistra. Neanche questo.
Veniamo però alla massa di informazioni che la direttrice cerca, quasi settimanalmente, a volte anche con cadenza infrasettimanale, di riversare sui cittadini marsalesi e oltre.
Credo che neanche il sindaco Massimo Grillo o i due deputati regionali del collegio, gli onorevoli Stefano Pellegrino (Forza Italia) e Cristina Cimminisi (M5S), producano tanto materiale propagandistico, legittimamente propagandistico, oserei dire, per chi dal popolo riceve legittimazione e al popolo vuol tornare a riferire circa la propria attività istituzionale. Invece, ricordando che la Occhipinti è una funzionaria, per quanto di livello, ma teoricamente di nessun colore politico, pur nel libero dispiegarsi della propria libertà di espressione dovrebbe rendere conto ai suoi superiori o all’entità politica che a quell’incarico l’ha destinata. Insomma, proprio a quell’Assessorato che, forse non esattamente contento della sua gestione pratica ma anche mediatica del Parco, anche per le continue gaffe, – è una mia illazione – cerca forse di riaccattivarsi accrescendo la sua dimensione di personaggio pubblico.
Solo che nel farlo, il quadro che goffamente traccia ancora una volta, ovvero della mancanza di attenzione regionale verso il nostro territorio e verso il nostro Parco («per le aree archeologiche di Capo Boeo che da tempo immemore non ricevono le attenzioni necessarie, sicuramente per mancanza di risorse», cito proprio da lei), ci riporta all’ennesimo interrogativo alla quale lei, così come i suoi predecessori, non trova mai il coraggio di rispondere: è giusta o no questa mancanza di «attenzione», fino a che punto è accettabile o dobbiamo arrenderci all’idea che questo nostro Parco, facendo mia, capovolgendola, un’espressione riservata al calcio e attribuita ad Arrigo Sacchi, “è la cosa meno importante tra le cose più importanti di Sicilia”?
Perché, in caso contrario, non si capisce la serenità della Occhipinti nello sciorinare, come fosse in campagna elettorale, una serie di dati incoerenti e non figli di una visione scientifica o architetturale del Parco (di cui lei vanta pure una collaborazione con la Honor Frost Foundation, salvo poi, in maniera imperdonabile, neanche averla ricordata all’Ambasciatore britannico poche settimane fa in visita a Marsala). Lei conta e racconta, quasi parlasse di cantieri veri o presunti come un Sindaco o un Presidente di regione in procinto di ricandidarsi farebbe in un comizio o in un intervento prodotto dal proprio social media manager. Ma, nel suo caso, senza tornarci mai numeri veri sugli ingressi alle varie aree del Parco e su cosa questo pezzo di territorio debba diventare, se la corte esagerata e “recintata” di un Museo o un pezzo di territorio che si integra con la vita dei cittadini e dei visitatori occasionali, tanto quanto i parchi archeologici del Colosseo e dell’Appia Antica fanno con le loro vestigia e la splendida Roma contemporanea.
E anche sulla questione del bando, messo su dalla stessa direttrice, per l’assegnazione in affidamento ai privati di due aree del Parco Archeologico, nulla ci dice del principio etico che la vede disposta a farci degli strampalati parcheggi su porzioni di territorio affidati a un ente regionale solo per scopi scientifico-culturali e non perché si faccia imprenditore o stazione appaltante.
Nemmeno ci dice, per esempio, se il Parco dovesse pure prima chiedere un parere delle istituzioni comunali, incluso il comando dei VV.UU., visto che, almeno in teoria, dovrebbe esistere una sorta di piano parcheggi cittadino. E ancor meno di nulla ci dice su una cifra di appalto esorbitante per le reali possibilità future di incameramento di denari da un’attività così piccola di parcheggio a pagamento. Addirittura reticente, invece, sulle mie richieste di chiarimento circa il punto 8.2 del Disciplinare di Gara (https://www.regione.sicilia.it/sites/default/files/2025-06/Disciplinare%20di%20gara.pdf), laddove, col titolo “REQUISITI DI CAPACITÀ ECONOMICA E FINANZIARIA”, dove si dichiara che condizione per la partecipazione è “1) Avere realizzato, a pena di esclusione, nel settore di attività oggetto della presente concessione, un fatturato globale complessivo pari al doppio del valore stimato della concessione (€ 960.000,00), maturato nei migliori tre anni degli ultimi cinque anni precedenti a quello di indizione della procedura”. Da ciò, dunque, deducendo che sarà quasi certamente escluso dalla gara d’appalto qualsiasi attore locale, visto che, a mia memoria, non sembra esserci nessuna aziende marsalese o delle città limitrofe a possedere tali requisiti.
Non vorremmo, a questo proposito che, magari inavvertitamente – confidiamo sempre nella buona fede degli altri, anche di chi ci immagina interloquire di “bene pubblico” in ciabatte, con una birra in mano e una stuoia in spalla – si finisca per avvantaggiare le solite imprese palermitane o catanesi che arrivano qui a gestire e a fare business senza neanche, poi, significative ricadute occupazionali per i nostri concittadini.
D’altronde, la Occhipinti è funzionaria regionale e non vorremmo neanche che sia stata ingenuamente attirata in uno strano calcolo politico regionale che passa sopra la sua e le nostre teste, come la stessa ha purtroppo mostrato nella confusione di ringraziamenti più volte porti, ritirati e poi riporti nel giro di sole 24 ore.
Nulla, in ultimo, ci dice ancora oggi la direttrice di quando, in call conference (attraverso il cellulare del Sindaco, dalla sua stanza e alla presenza, oltre che del suo staff, mia e dei responsabili locali sia di M5S che Liberi), e dopo un confronto che, in alcuni momenti, avrebbe pure potuto definirsi acceso, visto che tutti le facevamo notare quanto poco comprensibile fosse il fatto che lei stessa, impiegata regionale, avesse tanta sfiducia nell’offerta del Comune di personale pubblico aggiuntivo, funzionalmente alle sue dipendenze, in addizione di ulteriori servizi di sorveglianza e guardiania, ci disse che l’unico e ultimo problema rimaneva quello di non arrecare un danno erariale al Parco con la rinuncia allo sbigliettamento per la Plateia Aelia, ovvero di un introito di appena 8 mila euro all’anno. Noi le rispondemmo che avevamo già un paio di idee al riguardo con la partecipazione dei privati e lei terminò la chiamata dicendoci queste precise parole: “Allora presentatemi un progetto”. Peccato che lei stessa ce lo impedì producendosi, neanche il tempo di due giorni da quel giovedì 3 aprile 2025, in una sorprendente campagna stampa presso numerose testate comunali, provinciali e regionali che sconfessava proprio quella disponibilità falsamente paventata.
Ebbene, sempre con la stessa caparbietà menzionata prima, siamo qui a ricordarle ancora una volta che quel progetto, tanto semplice quanto immediato, e sondati anche alcuni imprenditori locali, esiste ancora: ovvero quello di installare due totem, all’entrata e all’uscita dell’antico Viale, in materiali in linea col nostro territorio (pietra, ferro, terracotta e ceramica con colori naturali) sui quali accogliere una dozzina almeno, se non più, di sponsorizzazioni annuali da 2.000 o 3.000 euro per azienda, utilizzando proprio gli strumenti di legge che sono stati oggetto del suo ultimo incontro del 10 luglio con gli operatori privati locali (allego foto di una slide mostrata dalla stessa direttrice).

In un batter d’occhio, il Parco, limitatamente all’attraversamento della passeggiata che costeggia la Plateia Aelia, diverrebbe liberamente fruibile in maniera organica al territorio cittadino, con la collaborazione del Comune anche maggiormente pulito e sorvegliato e, con l’apporto dell’imprenditoria privata, raddoppiando o addirittura triplicando il magro introito che quel Viale attualmente apporta alle casse dell’ente che dirige.
Non per speranza ma per disperazione dello spettacolo offerto da un complesso museale e di Parco tenuto in maniera impresentabile (così come documentano alcune foto inviate alla stampa giorni addietro), continuiamo a credere che una funzionaria come lei, così attenta a far fruttare le casse del Parco, non avrà difficoltà a cogliere un’occasione unica come questa.
Ninny Aiuto