Scandalo ritardi negli esami istologici, due morti e un clima di terrore nelle corsie trapanesi

redazione

Scandalo ritardi negli esami istologici, due morti e un clima di terrore nelle corsie trapanesi

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lunedì 19 Maggio 2025 - 06:45

Lo scandalo dei ritardi nella refertazione degli esami istologici negli ospedali dell’Asp di Trapani sta mostrando in questi giorni il suo volto più drammatico. Dopo mesi di segnalazioni, proteste e inchieste, emergono ora le conseguenze più gravi: due persone sono decedute dopo aver atteso per oltre nove mesi un referto oncologico. La diagnosi, arrivata troppo tardi, ha impedito qualsiasi trattamento tempestivo. La vicenda, che ha fatto esplodere un caso sanitario e politico, ruota attorno al reparto di Anatomia patologica dell’ospedale Sant’Antonio Abate di Trapani, ma coinvolge anche il presidio ospedaliero di Castelvetrano. Entrambe le strutture erano dirette fino a novembre scorso dal dottor Domenico Messina, oggi al centro delle accuse.

Secondo quanto riferito da un testimone chiave – un medico in servizio nel reparto – il primario Messina avrebbe sistematicamente dato priorità ai pazienti trattati in regime di intramoenia presso il proprio studio privato, a discapito di quelli ricoverati nelle strutture pubbliche. Una pratica che avrebbe rallentato in maniera drammatica la refertazione di esami istologici cruciali per la diagnosi oncologica. Ma questo è tutto da verificare, naturalmente. Il contesto descritto è inquietante: un clima di terrore” e “omertà assolutaavrebbe dominato l’ambiente di lavoro. Ogni tentativo di segnalare ritardi o comportamenti scorretti sarebbe stato represso. “Accumulati negli anni, nell’arco del suo intero mandato poiché vigeva un clima di terrore e di assoluta omertà di tutti i sanitari in forze presso la detta UOC da lui diretta”, si legge nella testimonianza acquisita.

La difesa di Croce: “Non si può nascondere la verità”

Nella bufera è finito anche l’ex direttore generale dell’Asp di Trapani, Ferdinando Croce, sospeso mesi fa e oggi non reintegrato dalla Regione Siciliana. La sua difesa, rappresentata dall’avvocata Elena Florio, punta a spostare il focus sulle responsabilità interne ai reparti clinici, parlando di una situazione gravemente compromessa, che sarebbe stata volutamente occultata. Croce, convocato in queste ore presso l’Assessorato regionale alla Salute, ha tempo fino al prossimo 28 maggio per chiarire la sua posizione. La sua mancata reintegrazione sembra indicare una presa di posizione netta da parte della Regione.

La denuncia che ha fatto esplodere il caso

A far partire la catena di denunce è stata Maria Cristina Gallo, un’insegnante di Mazara del Vallo, che ha avuto il coraggio di esporsi pubblicamente dopo che ha atteso 8 mesi prima di sapere che il suo era diventato un cancro ovarico metastatico. La sua testimonianza ha aperto un vaso di Pandora fatto di omissioni, ritardi, casi oncologici gravi diagnosticati troppo tardi e silenzi istituzionali. Da allora, numerosi altri cittadini hanno presentato segnalazioni e documentazione che confermerebbe un quadro sistemico di inefficienze e, forse, responsabilità penali. Il caso ha ormai superato i confini locali. La sanità trapanese è sotto osservazione diretta da parte della Regione. Il 28 maggio sarà una data cruciale: si capirà se Croce tornerà al suo posto o se scatteranno ulteriori provvedimenti. Nel frattempo, resta il dramma delle famiglie che hanno perso i propri cari per un’attesa inaccettabile. E una sanità pubblica da ricostruire, non solo nelle strutture, ma soprattutto nella fiducia dei cittadini.

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