Una cancelliera del Tribunale di Marsala nella sentenza sugli aiuti a Messina Denaro: “Forniva suggerimenti”

redazione

Una cancelliera del Tribunale di Marsala nella sentenza sugli aiuti a Messina Denaro: “Forniva suggerimenti”

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venerdì 18 Aprile 2025 - 08:31

Nel mirino delle indagini sui fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro, finisce anche una cancelliera del Tribunale di Marsala. Nel novembre 2020, Cosimo Leone, radiologo presso l’ospedale di Mazara del Vallo, aiuta il boss castelvetranese, all’epoca ancora latitante, durante un suo ricovero. In questo contesto, Leone gli procura un telefono cellulare e una scheda telefonica “pulita”. Cosimo Leone viene arrestato e nella stessa inchiesta ci finisce anche l’architetto Massimo Gentile che viene condannato in primo grado con rito abbreviato a 10 anni per associazione mafiosa. Leone e Gentile hanno una persona in comune: Caterina Gentile, cancelliera del Tribunale lilybetano, sezione penale, moglie di Cosimo Leone e sorella di Massimo Gentile. Durante il primo colloquio in carcere tra lei e il marito, non viene affrontato l’argomento dell’aiuto fornito a Messina Denaro.

Durante un successivo colloquio in carcere Caterina Gentile fornisce “evidenti suggerimenti” al marito detenuto su quanto accaduto durante l’incontro con Andrea Bonafede del 14 novembre 2020, incontro in cui Messina Denaro ottenne il cellulare e la scheda telefonica. In particolare, durante questo colloquio, mentre Leone sta raccontando di quando la moglie gli portò biancheria in carcere e gli fa un cenno con la mano, suggerendogli di dire che in quell’occasione gli avrebbe portato anche la scheda telefonica. Leone, dopo averla guardata e annuito, riprende il racconto dicendo di “pensare” che la scheda fosse in mezzo alla biancheria.

Nelle motivazioni della sentenza di condanna per Massimo Gentile e Cosimo Leone, il giudice Marco Gaeta sottolinea come la versione fornita da Leone durante il processo, in cui sosteneva di aver aiutato un paziente per “spirito umanitario”, non sia credibile alla luce delle prove, inclusi i dati del traffico telefonico e la “palese falsità” della sua ricostruzione dei fatti. Il giudice evidenzia anche l’apporto di Caterina Gentile al marito, ritenendo che lei fosse a conoscenza della versione che Leone avrebbe fornito durante il processo ancor prima del suo arresto, basandosi sul fatto che Leone si era avvalso della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio di garanzia e che l’argomento non era stato discusso nel primo colloquio in carcere. Al momento Caterina Gentile non è indagata, viene solo citata nelle motivazioni della sentenza di condanna del fratello e del marito. Il giudice però evidenzia i suoi suggerimenti durante un colloquio in carcere riguardo alla versione da fornire sugli eventi.

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