Dario Safina è uno che, in politica e anche altrove, la faccia ce la mette. Avvocato, sportivo, militante da quando aveva 16 nelle fila della sinistra trapanese, non si è mai tirato indietro davanti al confronto o alla discussione quando serve. La sinistra in questo è sempre stata brava. Sentiamo.
Per la seconda volta in poco meno di due anni il Pd perde il gruppo in consiglio comunale a Trapani. Perché?
Guardi, il PD è un partito vivo, giovane e appassionato. La dialettica interna, a volte anche aspra, è nel nostro DNA. Non siamo un partito monolitico, e questo può portare a momenti di confronto acceso, come è successo a Trapani. Ma preferisco un partito che discute, che si interroga, che si mette in gioco, piuttosto che uno che si chiude in una stanza e decide tutto a tavolino. Certo, perdere il gruppo in Consiglio comunale è un problema, ma è anche un’occasione per capire dove abbiamo sbagliato e ripartire con più forza. La politica è fatta anche di momenti difficili. L’importante è non fermarsi, non scoraggiarsi. Il nostro obiettivo è costruire una rappresentanza solida, capace di durare nel tempo e di dare risposte alla città. Se questo significa attraversare qualche tempesta, bene, la attraverseremo.
Ha annunciato che nominerà in quota la consigliera Giulia Passalacqua sua cugina. Non crede che sia quanto meno inopportuno e controproducente per la sua figura politica?
Capisco la domanda e capisco che qualcuno possa storcere il naso. Ma la verità è che Giulia Passalacqua è stata eletta con i voti dei cittadini, non perché è mia cugina. Ha lavorato sodo, si è spesa per il partito e per la comunità. Io non faccio nomine basate sui legami familiari, ma sulle capacità delle persone. E Giulia ha dimostrato di avere le carte in regola per quel ruolo. Detto questo, se qualcuno ha argomenti concreti per dire che non è adatta al ruolo, li ascolto volentieri. Ma se l’unica critica è il fatto che siamo parenti, allora parliamo del nulla. A Trapani serve una classe politica competente, capace, con voglia di lavorare. Questo è quello che conta davvero.
L’hanno accusata di volere creare il ‘Partito dell’onorevole’. Alla luce degli ultimi fatti come risponde.
Questa è una narrazione che non mi appartiene. Io faccio politica con passione, con il cuore, e sempre mettendo al centro il bene della mia comunità. Se qualcuno pensa che il mio impegno sia un problema, forse dovrebbe riflettere su cosa significa davvero fare politica. Perché io sono qui per dare voce a un’idea di futuro, non per coltivare un orticello personale. Il PD a Trapani deve essere una casa aperta, dove le persone si riconoscono nei valori della sinistra e non in piccoli giochi di potere. Se per qualcuno il problema è che sto lavorando per rafforzare questa casa, allora forse il problema non sono io, ma chi preferisce un partito debole e frammentato.
Scene non proprio edificanti quelle dell’ultima assemblea regionale del Partito democratico. Il prossimo congresso come si risolverà secondo lei?
Lo so, da fuori può sembrare l’ennesima rissa nel PD. E in parte è vero: a volte ci facciamo male da soli. Ma preferisco un partito che discute piuttosto che un partito anestetizzato. Il congresso sarà un passaggio fondamentale. Serve un PD che smetta di guardarsi l’ombelico e cominci a guardare i cittadini, i problemi reali, le sfide da affrontare. Abbiamo un’occasione: costruire un partito più solido, più inclusivo, più radicato nei territori. Dobbiamo smettere di dividerci su personalismi e iniziare a ragionare su progetti concreti. Chi pensa che il congresso sia solo una resa dei conti tra correnti ha sbagliato tutto. Questo congresso deve essere il punto di partenza per un PD più forte e più credibile.
E poi come inciderà sul futuro delle prossime provinciali e in generale su quello che riguarda o vorreste per le amministrazioni future?
Se il PD continua a litigare senza dare risposte concrete, i cittadini guarderanno altrove. È semplice. Dobbiamo uscire dai nostri schemi interni e tornare a parlare alla gente, con proposte chiare, con amministratori capaci, con un’identità forte. Le provinciali e le amministrative saranno un banco di prova. Se saremo uniti e credibili, avremo la possibilità di essere protagonisti. Se invece continueremo a dividerci e a guardare solo alle nostre dinamiche interne, la gente ci punirà, e avrà ragione. Io lavoro perché il PD sia un punto di riferimento per chi vuole amministrazioni serie, oneste, capaci. La politica non è solo strategie e accordi, è capacità di rispondere ai bisogni delle persone. E su questo ci giochiamo il futuro.