Il Marsala Jazz Festival, storia di un faro musicale internazionale su Capo Boeo

Claudia Marchetti

Il Marsala Jazz Festival, storia di un faro musicale internazionale su Capo Boeo

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venerdì 07 Marzo 2025 - 08:00

Sono passati diversi anni ormai da quel fermento musicale che era il Marsala Jazz Festival. Chi quel periodo lo ha vissuto, assaporato, da organizzatore o ascoltatore, lo ricorda ancora molto bene, come se fosse un tempo lontano in una città nel profondo Mediterraneo, che sembra ben lontana da quel fervore culturale. E noi vogliamo recuperarlo e donarlo di nuovo a chi oggi ha un barlume di memoria ma anche a chi se n’è (ahìnoi) dimenticato. Ne parliamo con uno dei fondatori del Marsala Jazz Festival, Giacomo Bertuglia. “Gli albori di quel grande evento prendono spunto da quando ero consigliere di quartiere nel centro storico e sono stato promotore di una rassegna di jazz festival che si svolse nell’atrio della scuola Mergellina nel 1985. Anni dopo, nel ‘93, fui chiamato dall’allora assessore Nino Rosolia, uomo dotato culturalmente a 360°, e mi chiese di presentare un progetto. Fondammo così l’associazione Musica Moderna. Il progetto coinvolgeva jazzisti italiani, escludemmo i siciliani o i trapanesi per sprovincializzarlo. Parallelamente però, al Comune Pompeo Benincasa, fondatore e direttore artistico di Catania Jazz, presentò un progetto con diversi artisti, tra cui Joe Zawinul, Steve Coleman, Mike Stern, lo propose al Comune di Marsala. Potevo mai pensare di soppiantare un evento così?”.

Nasce così il Marsala Jazz Festival, in cui suonò anche Bertuglia, assieme al chitarrista Michele Pantaleo e al batterista Alessandro Spanó, sotto il nome di Ezy Busy Blues Band. Un evento che ha visto concerti in Piazza Loggia con artisti di fama internazionale e seminari gratuiti (tenuti da artisti come Fioravanti, Pietropaoli, prima, poi con Fresu, John Taylor, Rita Marcotulli, Maria Pia De Vito dopo, ecc.) che si svolgevano a Castelvetrano nel ’92 grazie al compianto promotore e musicista Lilly Rosolia e a Marsala presso la scuola media di via Salemi nel ’93. “Chissà se col senno di poi abbiamo dato spunto ai Conservatori di Musica per aprire le classi di jazz, canto moderno, pop, ecc.!” contempla Bertuglia che continua a scavare nella memoria: Dal 1995 la manifestazione diventa Marsala Doc Jazz Festival. L’anno prima organizzammo un’altra rassegna che ha visto pure Tito Puente, percussionista storico di Carlos Santana, e Branford Marsalis in trio, una bella formazione minimalista sassofono, contrabbasso e batteria; venne il bassista John Patitucci con sua moglie Sachi al violoncello. Fu un concerto spettacolare, dimostrarono grande umanità, mi chiese solo di non far avvicinare qualcuno sotto al palco perchè a New York ricevette minacce di morte”.

I concerti, gratuiti, si spostarono poi a Porta Nuova, gli organizzatori lavorarono a titolo gratuito tranne l’ultimo anno di Jazz Festival, nel ’98. “Una macchina organizzativa che si dipanava per tutto l’anno. Noi eravamo solo jazzisti, è stato importante collaborare con un assessore competente come Rosolia e con un direttore artistico come Benincasa. C’era sinergia tra noi”. La storia del Marsala Jazz Festival non finisce qui…

  • Nella foto copertina Sachi e John Patitucci con Giacomo Bertuglia

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Un commento

  1. Michele Abrignani 7 Marzo 2025 10:15

    Ahimè una ennesima occasione storica per fare cultura (e non solo in senso strettamente musicale ) nella nostra Città persa per l’incuria intellettuale e la miopia e incapacità di una classe politica che con colori diversi si è alternata negli ultimi trenta anni alla guida della stessa.
    Marsala in questo periodo ha subito un progressivo e inesorabile declino in tutti i campi e questo, a meno di non avere il prosciutto sugli occhi, è evidente a tutti.
    In campo non solo culturale ( si pensi ad esempio alle mancate o perse occasioni di istituire corsi di laurea strettamente legate alla economia e alla natura e vocazione imprenditoriale del nostro territorio) ma anche in altri (sanità, viabilità, collegamenti , trasporti urbani, sport, porto, gestione dell’aeroporto, parcheggi , lotta all’abusivismo, sostegno all’imprenditoria locale, sostanziale politica per un turismo di qualità – e non legato solo a favorire, ad esempio, il progressivo depauperamento del patrimonio storico-paesaggistico della Laguna dello Stagnone -, ecc.).
    Diciamolo chiaramente, in tutti i campi Marsala ha perso progressivamente ma inesorabilmente visibilità e considerazione e tutto ciò verosimilmente per un tragico connubio tra una classe politica e amministrativa incolta e poco illuminata e una popolazione in gran parte indolente e priva di sufficiente orgoglio, senso di appartenenza e consapevolezza delle proprie radici storio-culturali.
    Non bastano ad invertire la tendenza meritevoli iniziative individuali o di gruppi e associazioni benemerite che in vari campi si sono dati o si danno da fare, spesso in mezzo a tante difficoltà e tra l’indifferenza se non talora l’opposizione della cosiddetta “classe dirigente”.
    Probabilmente necessiterebbe una sorta di rivoluzione culturale e amministrativa negli anni a venire: ma con quali presupposti, visto che gran parte delle nuove generazioni di marsalesi spesso per motivi di studio o di lavoro vanno via e pochi ritornano con il know how acquisito altrove?

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