Nonostante i tentativi di ricucire i rapporti, la frattura tra la Regione Siciliana e Ryanair sembra tutt’altro che sanata. La compagnia aerea irlandese ha deciso di spostare la propria attenzione verso la Calabria, dove è stata abolita l’addizionale municipale, una misura che ha convinto molte low cost a spostarsi in questa direzione. Mentre la Regione si dibatte tra la privatizzazione degli aeroporti siciliani e la resistenza all’eliminazione di alcune imposte, la situazione degli scali isolani resta critica, con prospettive incerte.
La privatizzazione di Catania, situazione stagnante di Punta Raisi
A Catania, la Regione ha avviato ufficialmente le procedure per la privatizzazione dell’aeroporto Fontanarossa, un progetto che trova il supporto del governo siciliano. Nonostante le buone intenzioni, però, l’operazione rischia di non arrivare a compimento con la velocità auspicata, lasciando aperta la domanda sulla reale efficienza della gestione pubblica dei principali scali dell’isola. A Palermo, la situazione appare ancora più complessa. Nonostante il ritorno di Vito Riggio alla guida di Gesap, la società di gestione dell’aeroporto di Punta Raisi, nulla sembra muoversi concretamente. La presenza di Ryanair nello scalo è fondamentale per garantirne la vitalità, ma senza l’eliminazione dell’addizionale municipale, che incide pesantemente sui costi delle compagnie, la situazione non sembra destinata a migliorare. Un incontro tra Ryanair e le autorità siciliane, auspicato da più parti, appare ancora lontano.
Lo scalo di Birgi, l’eccezione statalista
Nel frattempo, l’aeroporto di Birgi è quasi interamente pubblico. Con oltre il 99% delle azioni di Airgest (la società che gestisce l’aeroporto) nelle mani della Regione Siciliana, l’aeroporto di Trapani si trova nell’ennesima impasse. Sebbene l’aeroporto si regga quasi interamente sulle rotte low cost, in particolare quelle di Ryanair, la presenza di un’addizionale municipale che non è stata abolita ha portato alla fuga della compagnia irlandese, che ha deciso di investire in scali calabresi dove i costi sono più contenuti. Il tema dell’addizionale municipale è centrale. Sebbene la Regione siciliana si sia rifiutata di eliminarla per gli aeroporti più grandi come quelli di Catania e Palermo, potrebbe riflettere sulla possibilità di applicare una riforma per gli scali minori come quello di Birgi. L’assessore ai Trasporti, Marco Aricò, ha stimato che la sua eliminazione comporterebbe un costo di circa 5 milioni di euro, ma potrebbe rappresentare l’unica via per non perdere definitivamente il traffico aereo low cost da e per Trapani.
I numeri parlano chiaro: il confronto con la Calabria
A dimostrazione della crescente preoccupazione per il futuro degli scali siciliani, basta guardare ai numeri. Nel mese di gennaio, l’aeroporto di Reggio Calabria, dove Ryanair ha recentemente rilanciato la propria offerta di voli, ha registrato il doppio dei passeggeri rispetto all’aeroporto “Vincenzo Florio”. Questo dato evidenzia come la Sicilia stia perdendo competitività rispetto ad altre regioni, rischiando di essere tagliata fuori dalle dinamiche del trasporto aereo low cost, settore che costituisce una risorsa fondamentale per il turismo e l’economia dell’isola. La Sicilia deve quindi fare i conti con la necessità di rivedere politiche e scelte economiche legate al settore per non restare indietro.