Si chiama “Mauro Rostagno: l’uomo che voleva cambiare il mondo” la serie documentario che Sky manderà in onda in due episodi, a partire dal 26 febbraio. Un lavoro che intende restituire al pubblico un ritratto quanto più possibile completo del sociologo piemontese, ucciso a Lenzi il 26 settembre del 1988. Il progetto è curato da Roberto Saviano, che lo ha presentato nel corso della conferenza stampa tenutasi nei giorni scorsi a Roma, parlando di Rostagno come “un uomo straordinario, capace di trasformarsi senza mai tradire se stesso”.
“Quando si parla di Mauro Rostagno penso che gli si debba chiedere scusa – afferma Saviano -. Perchè tra i grandi eroi della lotta alla mafia è stato dimenticato?”. Un interrogativo fondato, se si pensa che in questi anni il cinema e la tv abbiano dedicato diverse opere a magistrati, giornalisti, rappresentanti delle forze dell’ordine, politici, che hanno pagato con la vita il proprio impegno contro Cosa Nostra. Su Rostagno, finora, si era fatto ben poco. Eppure la sua vita, offrirebbe davvero tanti spunti nel descrivere una stagione di cui fu protagonista e testimone, sia negli anni delle lotte sociali che nel periodo trascorso a Trapani, negli anni in cui Cosa Nostra mostrò il suo volto più feroce trasformando l’isola in un teatro di guerra.
La serie è divisa in due capitoli: il primo, “La spada di legno”, racconta cosa portò Rostagno in Sicilia dopo gli anni dell’attivismo con Lotta Continua e a fondare una comunità spirituale sull’isola, dove poi si dedicò a combattere la mafia; il secondo, “La mafia non esiste”, si sofferma sul drammatico epilogo dell’esperienza di Rostagno in Sicilia e sulle indagini che, dopo 30 anni, hanno portato a far luce, almeno in parte su quel delitto, dopo diversi tentativi di depistaggio.