Nel cuore pulsante di Trapani, dove il profumo del mare si fonde con il fascino delle antiche tradizioni, nasce una nuova promessa del palcoscenico italiano: Matilde Fazio. A soli 17 anni, questa giovane attrice ha già iniziato a illuminare la scena con una passione travolgente e una sensibilità che va ben oltre la sua età. Cresciuta in una città ricca di storia e cultura, Matilde ha saputo trarre ispirazione da ogni angolo della sua terra, trasformando le storie del passato in emozioni vive e contemporanee. La sua avventura nel mondo della recitazione è iniziata fin da piccola, alimentata da un sogno e da una determinazione che la spingono a sfidare ogni convenzione. La giovanissima e bellissima Matilde ha mosso i primi passi recitando in film come Uno per tutti (2015) e, più recentemente, in I Pionieri (2022), in cui interpreta Margherita, e nella fiction Anna (2021), nei panni della giovane Angelica. La sua carriera si arricchisce ulteriormente con ruoli in serie come Crush – La storia di Stella (2022) e in produzioni televisive che raccontano la vita quotidiana e le dinamiche familiari (come in Storia di una famiglia perbene 2), “La Mafia Uccide solo d’Estate 2”, e “I Leoni di Sicilia”. Con ogni ruolo interpretato, Matilde non solo racconta una storia, ma incanta il pubblico, lasciando intravedere il futuro radioso del cinema e del teatro italiano. Matilde Sofia Fazio studia danza a livello professionale, tutti i giorni presso il Daf di Mauro Astolfi e, sin dall’età di sei anni, è seguita dal suo maestro di teatro nonché mentore Enzo Caputo di officine teatro lmc di Trapani che, per lei, è suo padre artistico. Vive a Roma da quando aveva 11 anni.
Matilde, cosa ti ha spinto a intraprendere la strada della recitazione? In che modo la tua esperienza a Trapani ha influenzato il tuo stile artistico?
Più che un impulso personale, è stata mia madre a intuire per prima che la recitazione potesse essere la mia strada. Mi ha iscritta a un corso di teatro a Trapani, in una scuola che è diventata il mio punto di riferimento. Lì ho iniziato a lavorare con Enzo Caputo, il mio maestro, e con ragazzi molto più grandi di me. Ero la più piccola, ma grazie al metodo di insegnamento di Caputo, ho scoperto un mondo che mi affascinava sempre di più. All’inizio era un gioco, e in fondo lo è ancora: il teatro è gioco, è credere profondamente a ciò che si fa. Ho iniziato anche per superare la timidezza che mi caratterizzava da bambina e che, in alcuni contesti, ancora riaffiora. Poi, quello che era un passatempo si è trasformato nella ragione che mi ha portata a Roma, lontana dai miei genitori e dalla mia città. Trapani rimane però una parte fondamentale di me, grazie a quel mondo “sotterraneo” fatto di persone che hanno creduto in me fin dall’inizio e continuano a farlo.
C’è stato un momento decisivo in cui hai capito che il palcoscenico sarebbe stato il tuo destino?
Non è stato il mio primo film a farmi capire che volevo fare questo mestiere, anzi! Ricordo che dovevo dare un bacio sulla guancia a un bambino e la mia timidezza era tale che non volevo proprio farlo. Il regista cercava di tranquillizzarmi, mi diceva che avremmo girato solo una volta, ma ovviamente non fu così… alla fine ripetemmo la scena almeno cinque volte! Dopo quell’esperienza, dissi alla costumista Nicoletta Ercole: “Non chiamatemi più, non voglio più fare questo lavoro!” Il vero momento di svolta è arrivato con Anna, la serie TV di Niccolò Ammaniti. Interpretare Angelica è stata un’esperienza totalizzante: sentivo che quel ruolo mi aveva scelto, che si incastrava perfettamente con la mia essenza. Anche se ero molto giovane e non avevo ancora sviluppato un metodo analitico per costruire i personaggi, tutto è avvenuto con estrema naturalezza. Ho affrontato anche scene difficili, come quella in cui mi versavano addosso della vernice blu mentre ero nuda e accovacciata. Nonostante la mia timidezza, ho superato la sfida e oggi racconto quell’esperienza con un sorriso. È stato il progetto che mi ha fatto capire che non avrei voluto fare altro nella vita.
Nel film I Pionieri, hai interpretato Margherita, un personaggio che vive la delicatezza della preadolescenza in un’epoca di cambiamento. Qual è stato il momento più significativo per te sul set?
L’atmosfera sul set di I Pionieri è sempre stata caratterizzata da una grande spontaneità, sia da parte nostra attori che del regista e dell’intera troupe. Eravamo tutti sullo stesso piano e questo ha reso il lavoro molto naturale. Il momento che mi è rimasto più impresso è stata la scena dell’attraversamento del fiume. Margherita doveva incoraggiare i ragazzi a non avere paura, a mettere un piede davanti all’altro con sicurezza. Quel momento ha rispecchiato profondamente la mia persona: mi riconosco nel dare forza agli altri, nell’essere generosa senza aspettarmi nulla in cambio.
Qual è stata la sfida più grande che hai affrontato nel tuo percorso e come l’hai trasformata in un’opportunità?
Sicuramente la scelta di vivere lontano da casa è stata una grande prova. Anche se non l’ho mai vissuta come un peso, il distacco dalla mia famiglia ha comportato delle mancanze: non poter condividere la quotidianità con i miei genitori, raccontarsi la giornata guardandosi negli occhi, il cibo da mio padre… Tuttavia, questa esperienza mi ha dato una maturità che forse non avrei acquisito restando a Trapani. Per questo sarò sempre grata ai miei genitori per l’opportunità che mi hanno dato.
Come riesci a dare autenticità ai personaggi che interpreti? E com’è lavorare con attori famosi?
Più che dare vita al personaggio, cerco di scoprirlo, esplorando nuove sfaccettature del mio carattere. Credo che ogni personaggio sia già dentro di noi: si tratta di combinare aspetti diversi della nostra personalità ed emozioni per farlo emergere. Per essere autentici, bisogna credere profondamente a ciò che sta vivendo il personaggio, altrimenti il pubblico se ne accorge. Per quanto riguarda il lavoro con attori famosi, dipende molto da chi si incontra. Ho avuto la fortuna di lavorare con persone straordinarie, disponibili e umili, ma anche con chi si atteggia a “prima donna”. Questo mi ha fatto riflettere: a prescindere dal talento e dai successi, l’educazione e la gratitudine per il proprio lavoro dovrebbero essere sempre alla base di tutto.
Guardando al futuro, quali sono i tuoi sogni e come pensi di contribuire al cinema italiano?
Ammetto di non essere ancora una grande esperta di cinema, ma sto lavorando per costruirmi una cultura cinematografica più solida. Mi piacerebbe tantissimo lavorare con registi italiani come Marco Tullio Giordana, ma anche fare esperienze internazionali, magari con attori hollywoodiani che ammiro, come Angelina Jolie. Sul contributo che potrei dare alla recitazione italiana, non saprei dirlo io. Posso solo sperare di portare più autenticità e meno superficialità. Oggi vedo troppi progetti in cui si scelgono interpreti solo per il numero di follower, e questo mi dispiace. Io voglio dare il massimo, essere un’attrice vera e non una semplice immagine.
Che consiglio daresti ai giovani che vogliono intraprendere questa carriera?
Non arrendersi mai. Questo mestiere è fatto di tantissime porte chiuse e di provini andati male, ma ogni audizione è un’opportunità di crescita. Bisogna essere curiosi, porsi domande, scavare nei personaggi, esercitarsi costantemente. La superficialità si vede, ma si vede anche quando c’è impegno e attenzione ai dettagli. La passione e la determinazione fanno la differenza. Matilde Fazio è ancora all’inizio del suo percorso, ma ha già una consapevolezza rara per la sua età. Il suo amore per la recitazione è autentico, il suo approccio serio e appassionato. Se il futuro del cinema italiano appartiene a chi crede davvero in questo mestiere, allora Matilde ha tutte le carte in regola per lasciare il segno.