Domenica 1° dicembre il Rotary Club di Marsala ha trascorso una giornata all’insegna della natura e dell’architettura rurale. E’ stato realizzato uno dei punti del programma del presidente Andrea Aldo Galileo rappresentato dalla valorizzazione del patrimonio culturale dell’agro marsalese. Prima azione del progetto ha previsto la visita ad alcuni bagli che a corona si innalzano alle spalle dell’antica Lilybeo. Il baglio è un ampio cortile con intorno i magazzini per il grano, le stanze dei contadini, le stalle dei muli, cavalli e bovini. Era il centro delle vaste aziende agricole. Sono stati visitati quattro bagli: Barbarà, Spanò detto anche baglio Grande, Catalano e Donna Franca.
Alla scoperta di Baglio Barbarà e Baglio Spanò
Il baglio Barbarà si trova nella borgata Digerbato. Al centro del prospetto un arco a tutto sesto poggia sulle due colonne laterali formate da cubi di pietra. Sopra l’arco si innalza un’alta torre, dimora del padrone. Del balcone che si affaccia sulla piazzetta antistante rimangono soltanto i beccatelli, cioè le mensole ad angolo retto che sostenevano il balcone. Ai lati del prospetto contrafforti cercano di mantenere la stabilità della struttura muraria. Per evitare che la torre si sbricioli, all’esterno le pareti sono state ingabbiate con lunghe travi di legno. Il secondo baglio visitato è detto baglio Spanò o Grande. Si trova nella borgata Ciavolo. Un lungo viale ombreggiato da querce ci conduce al recinto che circonda il vasto caseggiato. Le ringhiere di ferro sono sostenute da colonne di pietra calcarea alla cui sommità un capitello circondato da piccoli merli dà l’aspetto di una torre in miniatura. I veri merli si susseguono sulla torre quadrata e sui muri perimetrali. Due enormi ficus resistono superbi alle intemperie del tempo.
“Baglio Catalano: testimonianza di storia, fede e lavoro rurale
Attraversando la borgata Paolini si va verso quella di Abadessa dove su una leggera collina spicca il baglio Catalano. E’ il più grande di quelli visitati, il prospetto è dominante in lunghezza e altezza. In esso è possibile leggere l’evolversi del manufatto urbanistico in cui, al corpo principale di forma quadrata con il cortile all’interno, nei decenni successivi sono stati aggiunti altri moduli edilizi con i magazzini in basso e le abitazioni ai piani superiori che formano un unico blocco col corpo principale. Alla base dell’arco d’ingresso due sedili in pietra arenaria servivano ad accogliere gli ospiti. Dal cortile si saliva ai due piani superiori attraverso una scala di granito. Sull’architrave in pietra del granaio è scolpita la data di costruzione: 1568. A trenta metri dal baglio spicca isolata la chiesa, testimone del connubio tra fede e vita, tra devozione religiosa e lavoro, a quei tempi intimamente connessi. All’interno della chiesetta è un cumulo di calcinacci, l’altare e la piccola sacrestia vandalizzati. In mezzo a tanto squallore rimane la bellezza dell’affresco sopra l’altare che non sono riusciti a portare via. Il colore dominate è il rosso intenso pompeiano, come a gridare un aiuto per non essere ancora dimenticato ma salvato.
E’ l’immagine della Madonna che si sta piegando in avanti con un ampio mantello azzurro per proteggere i pellegrini, pastori e contadini, alcuni in ginocchio a chiedere grazie. “La chiesetta del baglio Catalano – dichiara il presidente Andrea Aldo Galileo – sarà motivo d’interesse e d’impegno per il nostro club, affinché non cada nel dimenticatoio. Ritengo che il nostro impegno principale rimanga sempre quello di sensibilizzare l’opinione pubblica, attraverso la stampa e le istituzioni preposte alla loro salvaguardia. Ritengo, infine, che non sia possibile eseguire alcun intervento di restauro conservativo perché la chiesetta è proprietà di privati e saranno loro a decidere sulla sua sorte”.
Baglio Donna Franca: esempio di recupero e innovazione
Andando più avanti si passa per Bufalata e si arriva in contrada Perino dove vi è il baglio Donna Franca, antica residenza dei Florio. E’ stato ristrutturato vent’anni fa dalla famiglia Airoldi mantenendo la struttura originaria, ripristinando il vigneto, rilanciando la cantina e la barricaia con ottimi vini, facendone un prestigioso resort. E’ un esempio di come si può fare vera economia, sviluppo e progresso salvaguardando il passato e progettando il futuro.