Dunque la Sicilia ha perso finanziamenti per 338 milioni di euro. Somme che avrebbero dovuto consentire la realizzazione di 79 progetti, ma che il Comitato interministeriale per la programmazione economica ha bloccato perchè gli enti interessati – Regione Siciliana e Città Metropolitane di Palermo, Catania e Messina – non hanno impegnato i fondi entro le scadenze previste. Di fatto, l’isola continua a perdere occasioni di crescita e sviluppo per l’incapacità o la sciatteria dei suoi amministratori. Come spesso avviene, di fronte al più marginale dei finanziamenti c’è sempre la gara ad attribuirsi meriti da parte dei nostri deputati regionali, così come c’è la corsa ai ringraziamenti pubblici da parte dei loro compagni di partito (o di corrente). Quando, invece, i fondi si perdono – ripetiamolo: per incapacità o sciatteria – prevale il silenzio.
Il governo Schifani si è affrettato a dire che 10 tra i progetti che hanno perso il finanziamento saranno recuperati nel programma 2021-2027, ma – ovviamente – lascia intendere che le responsabilità dei fondi perduti sono da attribuire a chi c’era prima, ossia del governo Musumeci, che poi era espressione della stessa maggioranza di centrodestra…
Nel frattempo, la Sicilia è al centro delle cronache nazionali perchè in gran parte del suo territorio manca l’acqua, o per il rischio salmonella con cui fanno i conti 15 Comuni della provincia di Trapani. Magari tra qualche giorno scatterà una nuova emergenza rifiuti o faremo la conta dei danni causati dal maltempo a fronte di una prevenzione contro i rischi idrogeologici che continua ad avere un ruolo marginale nell’agenda politica della nostra classe dirigente. Le festività natalizie, ormai dietro l’angolo, ci ricorderanno, altresì, quanti siciliani studiano o lavorano altrove e quanto gli costa tornare a casa per passare qualche giorno con i propri affetti, mentre in primavera scopriremo che molti terreni agricoli sono rimasti incolti, perchè è sempre più diffusa l’idea, tra i nostr agricoltori, che non valga più la pena spaccarsi la schiena tra i campi a fronte dell’impossibilità di recuperare almeno le spese per la coltivazione. Insomma, un po’ di buon senso imporrebbe un atteggiamento decisamente più accorto e responsabile di fronte alle opportunità offerte dall’Europa. E, invece, i nostri governanti si comportano come certi signori aristocratici, ma solo dal collo in su: pronti a sfoggiare al pubblico il loro cappello nuovo, dimenticando di avere le scarpe irrimediabilmente rotte.