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Mazara, Ippolito boccia l’Amministrazione Quinci: “Non ci sono proposte o progetti”

Dalla sconfitta alle amministrative dello scorso giugno all’adesione alla DC, di cui a breve è diventata responsabile nazionale del Dipartimento Giustizia, fino alla mozione che l’ha vista prima firmataria e ha fatto esplodere una guerra politica in città. La consigliera Vita Ippolito traccia un bilancio e non usa mezzi termini per bocciare i primi mesi della nuova amministrazione Quinci.

Consigliera, partiamo dalla stretta attualità, l’interrogazione della DC sulle antenne 5G in città…

“Nasce dalla sollecitazione delle associazioni del territorio. Le istanze per l’installazione di antenne 5G sono state autorizzate con il silenzio-assenso, ma è gravissimo che l’amministrazione non si sia avveduta dell’interesse differenziato ambientalistico-naturalistico, principio costituzionalmente garantito. Serve annullare in autotutela l’autorizzazione concessa in via Napoli per silenzio-assenso, attesa l’incompatibilità tra installazione dell’antenna e il vincolo naturalistico-ambientale”.

Sul piano politico, com’è nata l’adesione alla DC?

“Sono cattolica, la DC da sempre riconosce il patrimonio valoriale del cristianesimo, omogeneo ai miei valori e principi. Per la DC è fondamentale la tutela della dignità della persona, la valorizzazione della famiglia. È stato approvato lo student loan, proposto dalla DC, permettendo a tutti i giovani di accedere all’Università con un finanziamento a fondo perduto. È stato quasi naturale il transito in DC anche per la coerenza, la forza e la lealtà con cui loro sono stati con me in campagna elettorale”.

A proposito di lealtà, dopo le amministrative non ha fatto mistero di qualche tradimento…

“Esponenti di uno dei partiti che hanno appoggiato la mia candidatura anche pubblicamente parlavano di voto disgiunto, ragionamento si è concretizzato anche alle urne. Ormai è passato del tempo, ho messo l’oblio sulla cosa, ma dei segnali c’erano anche durante la campagna elettorale”.

Tornando alla DC, cosa ci dice sulla recente nomina a responsabile nazionale del Dipartimento di Giustizia?

“Grande onore, ma anche grande responsabilità. Sarà un impegno notevole, dovrò tradurre l’incarico in proposte di legge, sono già al lavoro e sto cercando di valutarne in particolare due: una sul diritto penale sostanziale e processuale e l’altra sulle carceri. Come Cuffaro ha detto, la nuova DC nasce per fare una politica diversa”.

In Consiglio c’è unità nell’opposizione?

“Non c’è un’opposizione unitaria, ma dei distinguo, che sono il sale della democrazia. Sarebbe auspicabile fare squadra su alcuni punti. Ci sono però temi, come quello della mozione che mi ha vista come prima firmataria, la proposta sul DDL anticrack, su cui invece opposizione e maggioranza sono stati coesi. Forse la prima volta in cui si è registrata l’unanimità dei consensi”.

A proposito di questo, la sua mozione ha quasi scatenato una guerra politica tra il commissario cittadino DC Vito Gancitano e il sindaco Quinci. Come l’ha vissuta?

“L’assenza dei consiglieri DC durante l’approvazione della mozione è stata strumentalizzata. Era un’assenza legata a problemi personali e la maggioranza ha cercato di dividere, secondo il principio Divide et impera perché ci temono. La DC è un’alternativa, sta producendo molto, fa sentire la sua voce con le proposte che cerca di realizzare. Io credo che lo abbiano fatto perché ci temono. Il sindaco e il commissario Gancitano hanno avuto un confronto in diretta tv, si sono rispettati con savoir faire, in virtù anche del loro passato”.

Cinque mesi dall’insediamento della nuova amministrazione Quinci. Qual è il suo bilancio?

“Non posso promuovere l’amministrazione. Sono in I Commissione, ci riuniamo ogni giorno per esprimere pareri su tutte le delibere della Giunta che andranno in Consiglio. Quasi tutti i punti all’odg sono debiti fuori bilancio. Oggettivamente è un’amministrazione fallimentare, non ci sono proposte di ampio respiro, progetti importanti. Forse solo il PUG può dare speranza a questa città, invece portano solo debiti fuori bilancio che danno il senso di fallimento di un progetto politico”.

Ciò vuol dire che manca il confronto con l’amministrazione?

“Da quello che ho potuto percepire, il sindaco è allergico alla democrazia. Il Consiglio si riunisce poco, a volte una sola volta al mese. In altri Comuni invece ci si riunisce per discutere di questioni generali. Qui non ci viene data la possibilità, anzi ci viene tolto il microfono se vogliamo parlare. Il sindaco percepisce le discussioni in Consiglio come attacchi personali, quando invece sono schermaglie politiche. Si dovrebbe abituare alla dialettica che è il sale della democrazia”.

Luca Di Noto

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