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Crisi sanità, il 20 novembre sciopero nazionale: “Dai turni massacranti ai professionisti mancanti, tutte le voragini del sistema”

Attraverso un’indagine interna, svolta dai coordinamenti regionali di Nursing Up, il sindacato ha raccolto testimonianze e numeri che confermano la profonda crisi della professione infermieristica all’interno delle strutture assistenziali di tutto il Paese. La situazione rilevata non solo evidenzia turni massacranti, straordinari obbligati e una retribuzione praticamente ferma al palo da tempo, ma soprattutto, alla base, una mancanza cronica di personale che obbliga gli infermieri ad abnormi sacrifici quotidiani. Le condizioni lavorative stanno spingendo numerosi professionisti a lasciare il settore, con vuoti senza precedenti. «La nostra indagine fa emergere una realtà ormai insostenibile: gli infermieri sono costretti a sopportare carichi di lavoro spropositati, con contratti scaduti e retribuzioni che non corrispondono minimamente al valore e alle responsabilità che si assumono. È un quadro desolante e inaccettabile», afferma Antonio De Palma, presidente nazionale di Nursing Up.

Doppi turni, ferie negate e il costante timore di dover rinunciare al proprio benessere fisico e mentale sono solo alcune delle problematiche denunciate dai lavoratori. «Non possiamo continuare a trattare gli infermieri come bassa manovalanza, a cui è richiesto di colmare le enormi lacune organizzative del sistema sanitario e assistenziale», ha proseguito De Palma. «Le istituzioni non possono ignorare il nostro grido d’allarme: occorrono subito interventi concreti che vadano oltre le parole».

In particolare le testimonianze raccolte parlano di enorme fatica psicofisica, di professionisti che non riescono a fornire il livello di assistenza che vorrebbero, né tantomeno a ricevere il riconoscimento che meritano. Tutto questo mina nel profondo la qualità dell’assistenza ai pazienti e aggrava la situazione personale dei professionisti con alti tassi di burnout. Secondo il Rapporto Cergas Bocconi-Essity 2024, in Italia manca il 26% degli infermieri necessari al fabbisogno nelle RSA, oltre a una carenza del 13% di OSS. Stiamo parlando di un vuoto enorme di professionisti qualificati, di una voragine che qualcuno vorrebbe colmare con gli infermieri indiani o sudamericani – così come si sta facendo in Provincia di Trapani – senza comprendere il rischio di gettare nella mischia operatori con profonde carenze linguistiche, alle prese con anziani, malati cronici e soggetti fragili.

Il prossimo 8 novembre, durante il congresso nazionale dei dirigenti sindacali, verranno discussi i risultati di un’inchiesta nazionale condotta su un campione molto rappresentativo, parliamo di ben 3087 professionisti tra infermieri ed ostetriche, e verranno delineate le azioni necessarie per tutelare chi opera in prima linea. Seguirà il 20 novembre una grande manifestazione nazionale, accompagnata da uno sciopero che unisce medici, infermieri ed altri professionisti sanitari, un’iniziativa per portare all’attenzione dell’opinione pubblica e dei decisori politici la crisi del settore.

Ecco i motivi in base ai quali, il 20 novembre prossimo, gli infermieri, le ostetriche e gli altri professionisti sanitari e× legge 43/2006 incroceranno le braccia:

– Per il quasi inesistente incremento delle risorse destinate al contratto di lavoro 2022/2024: si parla infatti solo dello 0.22 % del monte salari.

– Perché l’ aumento dell’indennità di specificità infermieristica per il quale abbiamo lottato, viene differito nel tempo, e non viene esteso alle ostetriche, come noi chiediamo: bisognerà infatti attendere anni per avere la prima trance, che sarà pari a circa 7 euro netti e che comunque non arriverà prima del CCNL 2025/27. Può sembrare poco, ma se le dinamiche temporali di tale triennio seguiranno i ritmi attuali, il CCNL di cui parliamo potrebbe essere firmato alla fine del 2027, o addirittura nel 2028. Si pensi che i negoziati del triennio 2022/24 tuttora aperti, sono ancora in alto mare, nonostante si sia giunti, ormai, a novembre 2024.

– Perché anche la seconda trance di aumento dell’indennità di specificità, che pare non debba superare i 60 euro netti, arriverà con lo stesso CCNL 2025/27, e solo con decorrenza dal 2026, ma anche qui valgono i lunghi tempi sopra richiamati.

– Perché non sono state stanziate altre risorse specifiche per la generalità degli infermieri e per le altre professioni sanitarie ex legge 43/2006, per le quali, non dimentichiamolo, il CCNL in fase di rinnovo e discussione (triennio 2022/2024), prevede una misera differenza di soli 8 euro lordi tra un professionista sanitario e le altre qualifiche dell’ area contrattuale sottostante.

redazione

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