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La storia dell’ora legale. Perché spostiamo le lancette avanti di un’ora

L’ora legale è una convenzione che sposta le lancette degli orologi avanti di un’ora durante i mesi estivi, per sfruttare al meglio la luce solare. L’idea risale al 1784, quando Benjamin Franklin, in un articolo sul Journal de Paris, propose di anticipare l’orario per risparmiare candele. Tuttavia, la sua proposta rimase inascoltata fino all’inizio del XX secolo.

Nel 1907, l’inglese William Willett riprese l’idea, pubblicando un opuscolo intitolato The Waste of Daylight. La sua proposta di avanzare l’orologio di 20 minuti per quattro domeniche consecutive di aprile non trovò immediata attuazione. Fu solo con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale che l’ora legale venne adottata ufficialmente: la Germania fu il primo paese a implementarla nel 1916, seguita da Gran Bretagna e Italia.

In Italia, l’ora legale fu introdotta dal 3 giugno 1916 fino al 1920 e poi nuovamente dal 1940 al 1948. La reintroduzione stabile avvenne nel 1966. Negli Stati Uniti, l’ora legale fu adottata nel 1918 e poi abbandonata dopo la guerra, per essere ripristinata durante la Seconda Guerra Mondiale.

Negli anni successivi, l’adozione dell’ora legale è stata oggetto di dibattito. Molti studi hanno dimostrato che essa contribuisce a risparmi energetici significativi; nel 2013, si stima che in Italia abbia generato risparmi per circa 90 milioni di euro. Tuttavia, ci sono anche critiche riguardo ai suoi effetti sulla salute e sul benessere delle persone.

Oggi, l’ora legale è adottata in molti paesi del mondo, ma non in quelli tropicali, dove le variazioni di luce sono minime. Nel XXI secolo, la Commissione Europea ha proposto di abolire il cambio stagionale dell’ora, lasciando ai singoli stati la scelta tra ora legale e ora solare. Questa questione continua a suscitare opinioni contrastanti tra favorevoli e contrari all’adozione permanente dell’ora legale.

redazione

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