Da un lato c’è la vicenda giudiziaria, dall’altra quella sociale. Perchè la questione della cosiddetta “classe ghetto” al plesso “Asta” di Marsala non è solo legata al provvedimento disciplinare subito dall’insegnante Elvira Inguì e adesso riconosciuto come illegittimo dal Tribunale di Marsala. A sottolinearlo è Salvatore Inguì (fratello di Elvira), cui in qualche modo si deve la genesi mediatica di un “caso” che è arrivato anche sulle testate nazionali dopo la sua deposizione presso la Commissione Regionale Antimafia di due anni e mezzo fa.
“Tutta questa vicenda – sottolinea Salvatore Inguì – anziché aprire un dibattito e indurre a lavorare su come la scuola deve essere inclusiva e non esclusiva o peggio ancora escludente è stata trattata alla stregua di un pettegolezzo da bar. La questione io l’avevo posta in un ambito istituzionale ossia come Direttore del servizio per i minorenni del Ministero della Giustizia e la Commissione parlamentare regionale antimafia. Lo scopo non era altro che riflettere sul modello educativo che si intende adottare nelle scuole elementari. Ma quando ho posto il problema qualcuno ha preferito riportare il tutto come se fosse una questione di politica e di partito, come se io avessi un interesse politico-partitico verso una o un’altra fazione Questo è quello che mi ha indignato ed offeso perché si è trattato di una calunnia, non avendo mai avuto una tessera di partito e avendo sempre agito ben lontano da ogni interesse politico”. Il riferimento di Inguì è anche alle dichiarazioni rese da alcuni esponenti del mondo politico locale, che si schierarono in difesa della dirigente dell’istituto “Asta-Sturzo” avanzando l’ipotesi che fosse in corso un attacco strumentale, con finalità politiche. “Io – prosegue Salvatore Inguì – non ho mai saputo se oltre al provvedimento così celere di sospensione di mia sorella, la maestra Elvira, le autorità scolastiche abbiano avuto modo poi di accertare se in effetti il numero di bambini con genitori pregiudicati fosse così elevato in quella classe soltanto e se analogamente tale presenza fosse riscontrata in tutte le altre classi. Tuttavia, la risposta ce l’ho, perché i carabinieri hanno fatto l’indagine e sui 16 bambini che componevano quella classe è risultato che 9 avevano i genitori con condanne penali. Ma il problema non sono né questi bambini e né i loro genitori. Il dato fondamentale è capire se la composizione delle classi sia il frutto della casualità o di una scelta ponderata”.
Salvatore Inguì traccia poi un parallelismo che fa molto riflettere a proposito di sanzioni in ambito scolastico disposte negli ultimi anni in provincia di Trapani: “alla maestra che ha contribuito alla latitanza del capo della mafia del trapanese la scuola aveva decretato 10 giorni di sospensione, alla maestra Elvira ne ha emessi ben 15”.
“Non va dimenticato – conclude Salvatore Inguì – che tutta questa vicenda nasce solo perché una mamma ha visto i quadri esposti pubblicamente con la composizione delle classi di prima elementare ha notato un’anomalia ed ha sollevato la questione che la maestra Elvira e le sue brave colleghe non hanno fatto cadere nel vuoto ma hanno accolto, rivolgendosi proprio alla loro dirigente, cercando anche di capire se quanto detto dalla mamma corrispondesse al vero. Altro che comportamenti illeciti…hanno fatto quello che dovrebbe fare ogni maestro e ogni educatore: dare ascolto alle voci ed ai bisogni del territorio”.