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Libera Chiesa in libero Stato

Che il Papa sia contrario all’aborto stupisce poco. Mentre era in volo verso Bruxelles, Bergoglio ha ribadito la propria posizione, definendolo “un omicidio”. Rispetto ad altre occasioni, stavolta il Pontefice ha rincarato la dose, affermando che i medici che praticano l’interruzione di gravidanza sono da considerare alla stregua di sicari. Se non è una scomunica nei confronti dei ginecologi non obiettori, poco ci manca.

L’auspicio è tale presa di posizione non porti qualche sacerdote “più realista del re” a ripescare – come avvenuto qualche anno fa – un ardito parallelismo tra l’aborto e lo sterminio degli ebrei nei campi di concentramento. Ma, soprattutto, c’è da augurarsi che questo tentativo di alzare la pressione sul personale medico non produca effetti sugli ospedali pubblici, soprattutto in provincia di Trapani, dove la carenza di medici non obiettori è un problema antico.

Nel 2016 al Sant’Antonio Abate andò in pensione l’unico dei sette ginecologi in servizio non obiettore e i sindacati (Cgil e Uil) evidenziarono il vulnus che – di fatto – impediva alle donne del territorio trapanese di ricorrere all’interruzione di gravidanza, in violazione della legge 194/78. Due anni fa, fu il consigliere comunale marsalese Piero Cavasino a promuovere un atto di indirizzo per impegnare l’amministrazione Grillo a chiedere all’Asp la presenza di un medico non obiettore al “Paolo Borsellino”. Attualmente, c’è solo un ginecologo che ha dato la sua disponibilità (un giorno a settimana) per l’ospedale di Trapani. Ma, chiaramente, ne servirebbe qualcuno in più per andare incontro alle richieste dell’utenza della provincia.

Per quanto ovvio, occorre tornare a ribadire che la questione non riguarda l’essere favorevoli o contrari alla pratica dell’aborto, che chiama in causa principi etici assolutamente personali. Il nodo centrale è un altro: se, da un lato è giusto rispettare le coscienze di quei medici che – per formazione e valori – non si sentono di praticare un’interruzione di gravidanza, dall’altro lato è doveroso creare le condizioni per l’effettiva applicazione su tutto il territorio nazionale di una legge che ha reso l’Italia un Paese più civile, contrastando il diffuso ricorso agli aborti clandestini (diffusissimi prima della 194/78) a tutela della salute delle donne.

Nessuna meraviglia, dunque, se il Papa ribadisce la posizione che la Chiesa ha sempre avuto sul tema (in una situazione in cui ha comunque ribadito l’apertura all’uso degli anticoncezionali e ha duramente condannato l’offensiva israeliana in Libano). Quel che conta è che lo Stato faccia lo Stato, senza farsi tentare da un ritorno al passato che segnerebbe un ulteriore arretramento del nostro Paese sul tema dei diritti civili. 

Vincenzo Figlioli

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