L’associazione Erythros, a difesa del verde cittadino trapanese, chiede politiche di prevenzione più incisive a tutela del territorio scrivendo una nota alle Autorità. “Con un copione ormai ben collaudato e con una cadenza annuale nel territorio di Trapani, ed in particolare nell’agro ericino, è andato in scena il dramma degli incendi che hanno devastato ettari di verde, alberi e macchia mediterranea. La storia è sempre la stessa: si aspetta lo scirocco, che non manca mai, si inizia nel pomeriggio, quasi all’imbrunire, quando elicotteri e Canadair antincendio non possono levarsi in volo perché non possono volare di notte. Gli autori di questi incendi ormai sanno esattamente quando e come operare per non permettere gli interventi di spegnimento scegliendo, appunto, ora e luoghi per dare il via ai loro progetti criminali”, scrivono.
Secondo i volontari, dall’altra parte si assiste, ogni anno, alla rituale riunione in Prefettura alla quale partecipano forestali regionali, forze dell’ordine, le società che gestiscono velivoli antincendio, autorità dei vari comuni interessati e chi più ne ha più ne metta. Il risultato qual è? “Che da diversi anni, incendio dopo incendio, ettari di verde di Erice, San Vito, Custonaci, Buseto Palizzolo e Castellammare del Golfo e dell’intera Sicilia, vengono ridotti in cenere, pezzo dopo pezzo, con una sistematicità da lasciare sbalorditi e perplessi. Sbalorditi e perplessi perché non si capisce come mai questo imponente apparato, che dovrebbe prevenire con apposite opere ed azioni, il nascere degli incendi si ritrova ogni anno a dover gestire l’emergenza – dicono da Erythros -. In questi anni sono rari i casi in cui le indagini hanno portato a individuare gli esecutori materiali. Ancora più difficile è da capire chi siano i mandanti. Non si è individuato un motivo per cui vengono attaccati questi territori con la furia distruttiva che è sotto gli occhi di tutti“.
L’associazione si chiede perché, nonostante il ripetersi degli incendi che creano un danno enorme ai nostri territori, non vengano messi in atto provvedimenti di cui si parla da anni: “Il ricorso all’esercito per un pattugliamento ed un controllo del territorio (attivato in via sperimentale qualche anno fa e poi non più riproposto); ridefinizione delle forze forestali di cui si dispone; creazione di serbatoi d’acqua, proprio nelle zone rimaste integre che potrebbero essere interessate a possibili incendi; utilizzo di droni; maggior coordinamento delle forze aeree, spesso scarse di numero e spesso impegnate su altri “fronti”; telecamere nei punti strategici dai quali normalmente, nelle giornate di scirocco, partono gli incendi. Infine, sarebbe il caso, sempre a nostro parere, di istituire un gruppo di indagine permanente interforze (una sorta di DIA) che indaghi e individui i mandanti di questo “gioco” perché, come detto in precedenza, non può essere il singolo piromane, contadino o allevatore, che può progettare tali crimini con questa premeditazione e costanza nel tempo. Insomma, non possiamo assistere a questo scempio ogni anno e, ci dispiace dirlo, riteniamo che da queste affollate riunioni in Prefettura ci si debba aspettare provvedimenti operativi più incisivi e mirati”.