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Scuole e virus, come si prospetta il rientro degli studenti?

Non solo Il Covid ma anche altri virus minacciano il ritorno a scuola di bimbi e ragazzi che sta avvenendo in queste ore. Come si prospetta il rientro? La possibilità di infezioni respiratorie, e non solo, quest’anno è alta. Soprattutto, questa è la novità, viene da più parti. Il rischio arriva da una serie di malattie infettive che ha segnato l’anno in corso: i casi di morbillo in aumento in Europa, il Covid che ha ripreso a circolare in abbondanza il virus respiratorio sinciziale (Rsv), incubo per i più piccoli anche durante questa estate. E poi ancora, enterovirus e rinovirus. Senza contare l’Mpox, che in Africa ha creato una vera e propria emergenza. In provincia di Trapani, come si apprende da fonti dell’Asp i criteri, seppur modificati rispetto al periodo pandemico, sono quelli di consigliare alle famiglie e alle scuole una certa attenzione. “Se ci si trova con sintomi cosiddetti simil/influenzali, è meglio non recarsi a scuola e se è necessario sentire il proprio medic. Le aule, quando si tratta di virus che si trasmettono per via aerea è opportuno arieggiarle, cosa che per il momento vista la temperatura alta che si registra in questi giorni, può essere non difficoltoso. Non esiste più un protocollo per il ritorno a scuola dopo avere contratto una malattia infettiva. E’ chiaro però che si deve fare ritorno tra i banchi quando il medico attesta l’avvenuta guarigione“.

La maggior parte degli esperti non nasconde preoccupazione. Come Massimo Andreoni, direttore scientifico della Simit, sul Covid sceglie di andar cauto. “La ripresa delle attività lavorative e della scuola è il momento in cui la possibilità di una circolazione di alcune malattie infettive tende ad incrementare – sottolinea -. Le aule, ma anche i mezzi pubblici pieni, sono spazi dove c’è maggiore contatto tra le persone. Quindi è plausibile che la partenza dell’anno scolastico porti, come già accaduto negli anni passati, a un leggero aumento di contagi Covid vista anche la presenza di una nuova variante”.

Quando parliamo di virus dobbiamo renderci conto del fatto che quest’anno l’onda lunga non è mai terminata: complice Coronavirus e virus paranfluenzali siamo rimasti in zona gialla. Una coda infinita”. A parlare è il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’Ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio di Milano, che spiega: “La scuola è occasione di contatto tra ragazzi e famiglie, e quindi di contagio. Cosa fare? Attenzione alla sintomatologia di vario genere: parlo di febbre, mal di gola o manifestazioni come chiazze rosse sull’epidermide. In questi casi sarebbe meglio consultare un pediatra e, se possibile, non far frequentare la scuola all’alunno in questione”.

Ma si può fare anche di più: “Arieggiare i locali è consigliabile, anche se, nel caso del morbillo ad esempio, l’indice di contagiosità è molto alto (R0 15-17), quindi, se non si è vaccinati, è difficile non infettarsi – prosegue Pregliasco -. Inoltre, il serbatoio dei soggetti suscettibili si è ampliato, coinvolgendo anche giovani adulti e pure i genitori, che anche a distanza di 30 anni dalla vaccinazione possono prenderlo”.

“A settembre si possono tenere anche le finestre delle aule aperte, ma le migliori difese rimangono quelle che abbiamo conosciuto con la pandemia: mascherina e lavaggio delle mani – sottolinea Andreoni -. Abbiamo visto che il morbillo, malattia che avevamo sperato di aver eliminato dall’Italia, si sta riaffacciando. Segnali che riportano l’attenzione sulla campagna vaccinale autunnale e sulla necessità di un impegno del ministero della Salute su questo fronte”.

Andreoni, sulla prevenzione delle malattie infettive a scuola precisa: “Abbiamo delegato ai pediatri e medici di famiglia, ma è chiaro che le campagne vaccinali si devono promuovere anche tra i ragazz”. Una voce contraria, quanto al rapporto Covid-scuola, arriva da Matteo Bassetti, direttore di Malattie infettive dell’ospedale policlinico S. Martino di Genova. “Oggi il Covid non è un problema e dobbiamo voltare pagina anche sulla prossima riapertura della scuola – sottolinea l’infettivologo -. Per quanto riguarda il morbillo bisognerebbe fare una informazione diversa e spiegare ai ragazzi l’importanza della prevenzione vaccinale, come funziona l’immunizzazione già alle elementari e medie, dare in classe i primi rudimenti che poi torneranno utili da adulti. Dobbiamo fare di più nelle scuole per quanto riguarda le malattie infettive”.

Gaspare De Blasi

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