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Vaiolo delle scimmie, primo caso registrato in Europa. Bassetti: “Evitare la diffusione globale”

Come abbiamo raccontato nei giorni scorsi, l’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva espresso preoccupazione per il diffondersi del cosiddetto vaiolo delle scimmie diffuso in Africa, proclamando l’emergenza sanitaria. Adesso giunge notizia che un caso è stato registrato in Europa.

Il paziente che lo ha contratto è stato contagiato durante un viaggio in Africa. Mpox si trasmette per vie aree, cutanee e con i rapporti sessuali e può raggiungere una mortalità del 4%. Stoccolma: “Situazione seria ma no allarmi, rischio di infezione basso”.


“L’OMS ha dichiarato l’emergenza sanitaria globale grave per il vaiolo delle scimmie. 15 mesi dopo la fine dell’emergenza che lo aveva visto protagonista, il vaiolo delle scimmie – ormai ribattezzato mpox – torna a fare paura”. Lo ha dichiarato in un post su X Matteo Bassetti direttore del reparto di malattie infettive dell’ospedale policlinico San Martino di Genova sottolineando la necessità di organizzarsi con tutte le misure di terapia e profilassi per evitare la diffusione globale”.

“Il nuovo ceppo virale detto Clade1- aggiunge il professore- è molto diverso rispetto al precedente e più aggressivo e virulento. Si parla di circa 15 mila casi nel continente africano dall’inizio dell’anno e 461 i decessi. Il virus – prosegue – sta mostrando di essere capace di varcare i confini dei paesi dove è stato descritto maggiormente e insediarsi in aree in cui fino a oggi non era presente”.

Secondo Bassetti, la cosa che preoccupa di più è che le vittime principali sono oggi i minori. Secondo i dati diffusi dall’Oms, il 39% dei casi e il 62% dei decessi riportati dall’inizio dell’anno fino a maggio nella Repubblica Democratica del Congo – sottolinea ancora – riguardavano bambini con meno di 5 anni di età. Il 20% delle persone decedute non aveva ancora compiuto un anno e negli ospedali, riferisce Save the Children, sono ricoverati a causa della malattia anche neonati di appena due settimane.

“Si tratta – prosegue il professore – di una malattia infettiva di difficile contenimento. Potrebbero esserci casi d’importazione legati ai viaggi, anche nel nostro paese. Occorre organizzarsi presto – conclude nel post – con tutte le misure di terapia e profilassi per evitare la diffusione globale”.

redazione

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