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Storia di Marsala, c’era una volta il vice portolano Bernardo D’Anna 

Uno dei più antichi e prestigiosi incarichi di governo fino al 1823 era quello di Maestro Portolano del Regno. Questi era un ufficiale regio preposto alla gestione e al coordinamento dei porti e delle attività commerciali. Il Maestro Portolano si avvaleva di molti collaboratori. Quello più importante era il Vice Portolano, che aveva il compito di riscuotere la Tratta (dazio di esportazione e di importazione) nel porto di sua competenza. Un altro compito molto importante del Vice Portolano era quello di vigilare affinché venisse impedito ogni tipo di contrabbando.

Per circa mezzo secolo, tra la seconda metà del XVIII sec. e il primo decennio del XIX sec. D. Bernardo D’Anna ricoprì l’incarico di Vice Portolano di Marsala. Questi dipendeva direttamente dal Maestro Portolano del Regno. (La famiglia D’Anna di Marsala era originaria di Corleone e si era trasferita nella nostra Città nel XVII secolo. Nel 1759, Bernardo D’Anna venne iscritto nei seggi della nobiltà marsalese. Nei 1812 Giuseppe D’Anna ottenne il privilegio del titolo di marchese, a cui venne poi intestato il feudo di Canneto). Dai documenti de me consultatati si evidenzia che D. Bernardo D’Anna ha svolto il suo compito con impegno ed onestà. A dimostrazione di ciò analizzeremo ora alcuni avvenimenti che caratterizzarono la sua lunga carriera di Vice Portolano di Marsala.

Il 30 aprile 1773 egli comunicava al suo Superiore a Palermo di aver sventato la notte precedente un tentativo di estrazione (esportazione) illegale di frumento, attraverso un Battello Pinco, di proprietà di Pietro Giovan Gancelli, battente bandiera Spagnola. D. Bernardo D’Anna affermava che non aveva potuto ispezionare il suddetto Pinco perché aveva lo stendardo che indicava la categoria di nave che non potevano essere sottoposte ad ispezione. Pertanto chiedeva al Portolano del Regno l’autorizzazione a ispezionare il Pinco battente bandiera spagnola. Pochi giorni dopo arrivava da Palermo l’autorizzazione a ispezionare la nave, che è stata effettuata l’11 maggio. Nella nave venivano trovati 21 salme di frumento, che fu misurato alla presenza del Vice Portolano, del Mastro Notare e di un regio misuratore.

Accertato, quindi, il tentativo di estrazione “furtiva”, la nave veniva posta sotto sequestro, e a guardia di essa venivano messi sei militari e quattro guardie Paesani. Inoltre, diverse persone che erano coinvolte in quel tentativo di contrabbando venivano arrestate. Infine, dalle indagini si scoprì che un’altra quantità superiore a quella trovata era in attesa da Castelvetrano per essere imbarcata. Il 17 marzo e il 25 luglio 1784 il Vice Portolano di marsala D. Bernardo D’Anna inviava al Portolano del Regno, Marchese di S. Ippolito, due lettere nelle quali faceva presente come il contrabbando rimaneva ancora un problema diffuso, soprattutto quello di molti prodotti alimentari, come l’orzo, i legumi, il frumento, le fave, la pasta e altre vettovaglie. La meta della maggior parte di questi prodotti era l’isola di Malta. Nelle missive il Vice Portolano indicava come responsabili delle “estrazioni furtive” due padroni di barche di nome Bartolomeo Arini e Gaspare Titone.

Come rimedio ai continui contrabbandi il Vice Portolano suggeriva di bloccare le licenze ai padroni di tutte barche e di concederle solo dopo che avessero accettato l’ispezione del Vice Portolano. La Giunta dei Presidenti e dei Consultori, organo a cui spettava una decisione di tal genere, dopo aver esaminato la richiesta, ha espresso un parere negativo e suggeriva di aumentare la vigilanza lungo il litorale, dando come compenso a tutti coloro che si fossero arruolati nel corpo di guardia anticontrabbando la terza parte della merce sequestrata ai contrabbandieri. Ma il Bando del Vice portolano di Marsala che prometteva tale compenso passò quasi inosservato. Pertanto, il litorale di Marsala rimaneva incustodito per mancanza di guardie costiere. Il motivo principale del rifiuto ad arruolarsi era la soppressione del Foro che garantiva alle guardie alcuni privilegi.

Ma a Marsala non tutti erano d’accordo sull’onestà e sull’efficacia della lotta contro il contrabbando condotta dal Vice Portolano D. Bernardo D’Anna. Infatti, settembre 1785 “un anonimo ricorso dei poveri della città di Marsala”, inviato al Portolano del Regno, Marchese di S. Ippolito, denunciava la penuria di molti prodotti alimentari (frumento, legumi, pasta, fave, cuschello, ecc) a causa dei continui contrabbandi e dei “furtivi estrazioni”. Tale contrabbando era talmente evidente che bastava la mattina presto recarsi sul litorale marsalese per vedere i resti dei prodotti che durante la notte avevano preso la via del mare. Il fenomeno del contrabbando non solo era un danno per lo Stato dal punto di vista delle entrate fiscali, ma era anche un danno per i poveri perché causava una penuria di generi alimentari.

Complice di tale contrabbando veniva accusato il Vice Portolano di Marsala, perché, secondo loro, non si curava abbastanza per combattere tale illegalità. Addirittura, nel ricorso anonimo, si avanzava l’ipotesi di una connivenza fra D. Bernardo D’Anna e i contrabbandieri. Il 30 agosto 1785 D. Bernardo D’Anna inviò un memoriale al Portolano del Regno in cui si affermava che non era vero che lungo le coste marsalesi si verificavano i contrabbandi denunciati, e che non era neanche vero “esservi le vestigi (tracce) che sul mattino si osservano sulla spiaggia”. Secondo il D’Anna, l’unico contrabbando accertato riguardava “puoca pasta commesso da una barca Genovese”, che era stato scoperto ed il proprietario della barca era stato arrestato. Un altro caso di contrabbando era stato quello commesso da Padrone Oliva, che non è stato possibile arrestare perché i suoi uomini avevano risposto all’intimazione delle guardie a colpi di schioppo ed erano fuggiti.

Non contento di questa spiegazione, il Portolano del Regno chiese informazioni segrete a due persone (i nomi non vengono specificati) affidabili. Uno sostenne che il fenomeno del contrabbando a Marsala era poco diffuso, e veniva pratica da barche maltesi. L’altro informatore sostenne che il contrabbando veniva praticato dai marsalesi e la meta della maggior parte dei prodotti era Malta. Egli, nel sua confidenza, manifestò la netta convinzione che tra i contrabbandieri e il Vice Portolano non vi era nessuna connivenza. Infine, secondo entrambi gli informatori, la vera causa del contrabbando era la mancanza di custodi lungo il litorale marsalese. La conclusione di questa vicenda ci riporta immancabilmente ai nostri tempi. Infatti, i nostri quotidiani, quasi ogni giorno, riportano notizie che riguardano la disfunzione e la carenza dei servizi pubblici in molti settori della pubblica amministrazione. E quasi sempre la causa è la mancanza di controlli o l’incapacità dei dirigente. A leggere questa storia sembra che da allora sia cambiato ben poco.

Fonte. R.S.I. Vol. 973

Antonino Sammartano

Foto, Fonte: Nautica Report

redazione

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