In un contesto democratico, il confronto politico si nutre di civiltà e diplomazia. In alcuni casi, tuttavia, può accadere che tra le parti in causa venga meno uno dei requisiti fondamentali (il rispetto) e ci si trovi davanti a un bivio: subire in silenzio o alzare i toni del confronto. Situazioni del genere si sono verificate spesso nella storia siciliana e sono alla base dell’arretratezza che la nostra terra continua a scontare in materia di servizi e infrastrutture.
In queste settimane stiamo seguendo con interesse la protesta dei viticoltori locali che – in anticipo rispetto a quanto sta avvenendo su scala nazionale con il movimento de “I trattori” – hanno finalmente deciso di far sentire le loro ragioni, dopo anni di politiche miopi, che hanno pesantemente penalizzato uno dei comparti trainanti dell’economia provinciale. Di fronte a una crisi sempre più profonda, che condiziona pesantemente la vita di tante famiglie, i lavoratori della terra stanno richiamando l’attenzione sul valore della loro opera, resistendo meritoriamente ai tentativi della politica di metterli a tacere con promesse e contentini o di “mettere il cappello” sulla loro protesta, con un occhio alle prossime elezioni europee.
Sarebbe stato importante che anche altri settori della nostra comunità si fossero fatti sentire per difendere gli interessi del territorio, pure su fronti diversi. Prendiamo la vicenda della bretella che avrebbe dovuto collegare l’aeroporto di Birgi con la città di Mazara. Si tratta di un’opera estremamente importante per la provincia di Trapani, che più di altre aree della Sicilia fa i conti con gli effetti di una collocazione geografica periferica. Si parla di quest’opera dagli anni ’90 e in numerose occasioni mi è capitato di scriverne. Fatte le debite proporzioni, somiglia un po’ alla questione palestinese: a parole sembrano tutti d’accordo sulla necessità di avere “due popoli e due Stati”, ma nei fatti non si riesce ad arrivare al traguardo. Allo stesso modo, nessuno ricorda un esponente politico della provincia di Trapani dichiararsi contrario alla bretella. Spesso, al contrario, si è avuta la sensazione di una competizione tra coloro che avrebbero voluto intestarsene la realizzazione. Ma, di fatto, continua a non farsene nulla.
Ora che è stata ufficializzata la perdita del finanziamento originariamente previsto, mi chiedo cosa abbia impedito agli amministratori di questo territorio (ma anche al mondo imprenditoriale) di battere i pugni sul tavolo per scongiurare l’ennesima occasione perduta. Avrebbero dovuto battere i pugni, chiamare a raccolta Confindustria, la Camera di Commercio, il Distretto Turistico, i sindacati, il mondo della cultura, ricordando che i grandi obiettivi si raggiungono solo con il gioco di squadra. E, invece, nulla di tutto ciò. Hanno preferito il silenzio, ancora una volta. Toccherà ripartire da capo, come con il Porto di Marsala e molto altro. Un eterno gioco dell’oca, tanto rassicurante per chi non nutre interesse per il cambiamento della nostra terra quanto inaccettabile per una comunità che ha minimamente a cuore il proprio futuro.