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Danni collaterali

E’ iniziato male il 2024 sul fronte della cronaca. In 16 giorni sono stati già numerosi i delitti che si sono consumati in Italia. Alcuni di questi, ancora una volta, riguardano il mondo giovanile. Lo scorso fine settimana un ragazzo di 20 anni è stato ucciso dopo una serata in discoteca, a Balestrate. Era Francesco Bacchi, figlio del re delle scommesse on line, recentemente coinvolto in un’indagine antimafia. Un mese fa, una vicenda per certi versi simile a Palermo, con l’omicidio dell’ex calciatore Lino Celesia in seguito a una rissa dopo un’altra serata in discoteca. A prescindere dalle dinamiche, si tratta di giovani vite spezzate, che dovrebbero indurre serie riflessioni.

La movida violenta è un problema antico, che si trascina da tempo. A volte perchè si esagera con le droghe o con l’alcol, a volte perchè si attende il pretesto per regolare conti in sospeso tra gruppi che si guardano in cagnesco. Si comincia con le parole, alzando progressivamente i toni e la tensione per poi passare ai fatti: spinte, schiaffi, pugni, calci. Nella migliore delle ipotesi finisce lì, tra ferite, ematomi e propositi di rivalsa. Altre volte si rinvia tutto al round finale, quello in cui qualcuno dei contendenti si presenta armato con il chiaro intento di uccidere il proprio antagonista. Seguono i servizi dei tg, quelli in cui i familiari comprensibilmente piangono il proprio congiunto ucciso e gli autori del delitto studiano con gli avvocati la propria strategia difensiva.

Ci ritroviamo a constatare amaramente che quanto recentemente accaduto a Palermo o a Balestrate nell’ultimo mese può succedere ovunque. Magari in occasione del prossimo Carnevale, quando locali e sale torneranno a riempirsi con il rischio di tornare ad essere teatro di episodi violenti. Naturalmente, in questa sede nessuno intende promuovere una campagna contro le discoteche o il divertimento, come qualche osservatore superficiale potrebbe pensare. Al contrario, si vorrebbe difendere il sacrosanto diritto del “popolo della notte” a divertirsi in santa pace, senza rischiare di trovarsi in mezzo a risse, pestaggi, stupri o omicidi. Con la consapevolezza che non è solo questione di qualche controllo in più da parte delle forze dell’ordine, ma anche di ripensare il sistema dell’intrattenimento serale e notturno.

Tante volte, di fronte a episodi del genere, si sente dire che bisognerebbe “partire dalle scuole” o dalle agenzie educative. Un’affermazione sempre valida, per carità. Ma la sensazione è che le scuole non bastino se il resto del sistema rema in direzione opposta. E che, nel nome del profitto, questi 20enni ammazzati siano considerati da qualcuno alla stregua di danni collaterali. Un po’ come i civili uccisi in guerra.

Vincenzo Figlioli

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