Oggi, 25 novembre, è la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, una ricorrenza che serve a fare una riflessione serie e condivisa su un fenomeno sempre più allarmante. Con la Presidente del Centro Antiviolenza “La Casa di Venere”, Francesca Parrinello, facciamo il punto su un anno, l’ennesimo, che ha visto anche il nostro territorio straziato da un brutale femminicidio, quello di Marisa Leo uccisa dall’ex compagno.
Patriarcato, una parola che negli ultimi giorni è stata al centro di numerose questioni, non solo politiche. Cosa possiamo fare per sradicare il cancro di questa società macista?
Si sono fatti passi avanti ma è ancora troppo poco. Si sono innestate radici di una cultura patriarcale perchè non è vero che la donna è libera di fare quello che vuole, le statistiche lo dicono. Nelle università, risulta che su 100 professori e 100 rettori ci sia una donna? O durante un colloquio, lo chiedono ad un uomo ‘ma lei vuole fare dei figli?’. Sul lavoro poi, il salario delle lavoratrici è più basso di quello dei lavoratori. C’è una sproporzione abissale. Questo vuol dire patriarcato.
Il film “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi è riuscito, pur trattando una delicata tematica, ad avere successo. Oggi come ieri quindi?
Abbiamo fatto conquiste, abbiamo avuto il diritto al voto, la modifica del diritto di famiglia ma la strada è tanta da fare, questa cultura gioca su stereotipi che hanno indottrinato donne e uomini. Bisognerebbe partire dal neolitico ad oggi per capire cosa il sistema patriarcale ha scippato alle donne, per prima la storia che non racconta mai delle civiltà matriarcali esistite. Ecco perchè siamo entrate, come operatrici antiviolenza, nelle scuole marsalesi, per una nuova educazione sentimentale. Attenzione però, non facciamo la guerra agli uomini, ma ai mostri, agli stupratori; ci sono uomini che fanno la battaglia al nostro fianco per la parità dei diritti.
Da dove dobbiamo ripartire?
Bisogna ripartire dall’educazione dei bimbi nelle scuole primarie superando gli stereotipi a cominciare dal colore rosa e azzurro, dai giochi da maschi e da femmine. I piccoli devono essere liberi di esprimere le loro sensibilità. Iniziamo dal linguaggio, che non è solo declinare i sostantivi al femminile, ma altresì rispetto della donna. Ad essere educati devono essere i bambini e i genitori, la scuola non si può sostituire alla famiglia ma deve essere presente con operatrici antiviolenza formate. Basta mezz’ora extracurriculare per parlare con studenti e famiglie, non tutti hanno le nozioni basilari.
In Italia dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin tante associazioni si stanno mobilitando per fare rumore. Siete d’accordo?
Spesso ci dimentichiamo che una violenza che si perpetua sempre è quella della “violenza di Stato”: la prostituzione. Avviene con la consapevolezza che esiste. Noi donne siamo abituate a sentire ogni giorno la violenza, noi non dobbiamo stare più zitte, dobbiamo fare rumore, ci deve essere sorellanza, dobbiamo unirci, perchè il metterci l’una contro l’altra è determinato dal patriarcato.
Ha detto ‘sradicare’ per ripartire da zero. Come?
I cambiamenti culturali sono lunghi. Non sono d’accordo con la proposta del Ministro Valditara sull’educazione affettiva nelle scuole fatta da un personaggio che fino all’altro ieri diceva che l’utero in affitto è abominevole e che un bambino non può essere gestito da una coppia omogenitoriale. Il Governo sa che le esperte sono le operatrici dei centri antiviolenza, devono essere loro a fare formazione. Già nel 1976 i collettivi al femminile studiavano il problema. Il femminismo è un movimento storico e pacifico, non ha ucciso nessuno, ma nel ’77 Giorgiana Masi fu uccisa durante una manifestazione politica. Finiamola di dileggiare il femminismo, parliamo delle sue piccole conquiste. Oggi ci sono preoccupanti venti di fascismo che non per forza devono avere i connotati di allora, ma attentano alla democrazia e ai diritti. Restiamo vigili, perchè c’è a rischio la legge 194 e la pillola abortiva. Ricordiamo che in Provincia di Trapani non ci sono medici non obiettori di coscienza.
La tutela delle vittime di violenza non è mai troppa…
Come operatrici possiamo fare ben poco, rifugiamo le vittime di violenza, sopperiamo ai vuoti istituzionali, ma le forze dell’ordine e le istituzioni devono prendersi le loro responsabilità. Però ci vuole di più. I Tribunali e le forze dell’ordine devono essere formati sulla violenza di genere perchè non ne hanno contezza e quando una vittima di violenza viene sentita in un momento peraltro traumatico per lei, le sue dichiarazioni vengono definite frequentemente come inattendibili. E’ fondamentale formare gli psicologi che svolgono il ruolo di CTU nei tribunali perchè spesso giudicano una donna senza le competenze, ritenendo ad esempio, che un bimbo deve crescere con un padre anche se picchia la madre. Nessuna legale de “La Casa di Venere” avrebbe detto ad una qualsiasi Marisa Leo di fare mediazione familiare.