L’Italia è sicuramente uno strano Paese, affetto da un sistematico doppiopesismo in campo giudiziario. La scorsa settimana, come si ricorderà, da Bolzano a Lampedusa si invocavano punizioni esemplari nei confronti del cantante Blanco, reo di aver preso a calci i fiori sul palco di Sanremo. “Un pessimo esempio per i giovani”, hanno detto all’unisono politici, editorialisti, insegnanti e popolo dei social. Sull’onda dell’indignazione popolare, nei confronti del vincitore del Festival 2022 la procura di Imperia ha aperto un fascicolo di indagine per danneggiamento.
Nelle stesse ore, gran parte della stessa opinione pubblica nazionale ha mostrato il proprio compiacimento per l’assoluzione di Silvio Berlusconi nell’ambito del processo Ruby. Una sentenza discutibile, che non cancella dubbi e responsabilità attribuibili all’ex presidente del Consiglio in una vicenda fatta di bugie, ricatti e misteri.
Ieri, infine, buona parte della politica siciliana ha festeggiato (magari con qualche bel vassoio di cannoli) la decisione con cui il Tribunale di Palermo ha dichiarato “estinta” l’interdizione dai pubblici uffici di Totò Cuffaro. Di fatto, dalla prossima competizione elettorale l’ex presidente della Regione potrà candidarsi. Nonostante il diretto interessato si sia affrettato a chiarire che non intende farlo, il suo partito lo ha subito invitato a ripensarci “per dare ai siciliani il piacere di tornare a votarlo”. Probabilmente, qualcuno ha dimenticato che Cuffaro è stato condannato per favoreggiamento aggravato, in quanto aveva rivelato informazioni riservate a soggetti indagati per mafia. Tutto ciò – fatto gravissimo – mentre era presidente della Regione e rappresentava la massima espressione del potere in Sicilia. Ma, evidentemente, agli occhi degli italiani e dei siciliani, la furia di Blanco verso i fiori sanremesi è un affare decisamente più grave.
In realtà, dall’incrocio tra questi tre casi emerge la solita Italia: quella che un giorno urla “tolleranza zero” contro errori, violazioni e intemperanze commesse da soggetti a vario titolo considerati irregolari (soprattutto se giovani, donne o stranieri) e l’indomani si veste di sobrietà garantista per difendere il potere e coloro che lo hanno esercitato nel tempo (magari garantendo carriere e favoritismi).