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Shakalab e Giuseppe Anastasi in “Cosa Vostra”, brano per il piccolo Di Matteo

È disponibile da oggi “Cosa Vostra”, brano di Shakalab, storico collettivo siciliano della scena reggae/urban, e Giuseppe Anastasi, in uscita per GoMad Concerti (distribuzione Believe) che racconta la nota vicenda del sequestro e della successiva uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo.

Tra i mandanti dell’uccisione del piccolo Giuseppe, c’è Matteo Messina Denaro, recentemente arrestato dopo una lunghissima latitanza durata 30 anni. Nel testo ci sono anche immagini legate al ricordo di Giovanni Falcone, Peppino Impastato e altre vittime della mafia.

Giuseppe Anastasi

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CREDITS
Il brano è stato scritto e arrangiato da G. Anastasi, D. Lo Re, B. e M. Mancuso, R. Gervasi.Alle chitarre, Fabrizio Malerba.Mix & Master: Ciro Princevibe Pisanelli.
Graphics: Urka. Lyric video: Ryma

La dichiarazione di Davide Lorrè, uno dei fondatori e frontman della band:“Nel 2009, dopo tanti anni in giro per l’Italia e l’Europa sono tornato a vivere in Sicilia, per la precisione a Torretta Granitola (frazione di Campobello di Mazara). Di questo posto conosco gli abitanti, ogni caletta che porta al mare, le storie dei nostri nonni, dei pescatori della vecchia tonnara (oggi al centro dell’attenzione perché sede del Cnr, indicato come uno dei possibili rifugi di MMD), trascorro intere giornate nella piazzetta del paese parlando con la gente del posto, insomma, conosco tutto e tutti.

Con la mia band da sempre ci siamo occupati di tematiche sociali e temi caldi, temi con i quali le nostre vite si incrociano ogni giorno; su queste coste infatti spesso assistiamo a degli sbarchi di migranti (l’ultimo giusto qualche giorno fa al quale ho assistito in prima persona), girando per le campagne limitrofe al paese è possibile osservare distese di rifiuti e discariche abusive difficilmente associabili alle immagini patinate della Sicilia da spot televisivo alle quali siamo stati abituati negli anni. La Sicilia è così, una terra di contraddizioni senza mezzi termini, si ama e si odia, una terra geograficamente più vicina alla Tunisia che a Roma, dove tutto il resto del mondo sembra lontano. Noi come band non potevamo non raccontare tutto questo, la meraviglia di questo posto ma anche il suo esatto opposto, ed è per questo che la nostra musica in Sicilia è diventata così popolare. Ad oggi in giro per il paese ci sono frasi delle nostre canzoni scritte sui muri del centro, all’ingresso il cartello turistico posto dall’amministrazione comunale che omaggia gli Shakalab, ufficializzando un riconoscimento non solo da parte della popolazione locale, ma anche da parte (ed in parte) delle istituzioni.

Abbiamo girato dei video musicali per le vie del posto, le stesse vie che in questi giorni sono sotto i riflettori dei media nazionali per le vicende legate all’arresto del super latitante. Cantare di mafia qui, come potete immaginare, non è una cosa semplice. Da sempre consideriamo chiunque faccia un lavoro di cultura e sensibilizzazione in loco un nostro stretto alleato nella battaglia contro la mentalità mafiosa, si, perché le armi più efficaci che abbiamo sono proprio queste: la cultura e la sensibilizzazione delle nuove generazioni. Qualsiasi posto in cui manchi la presenza delle istituzioni diventa terreno seminativo per la coltivazione delle dinamiche mafiose, lasciandogliene vantaggio in termini di tempo e potere rispetto a qualsiasi altra alternativa culturale ed economica.

Spero che al termine di questa baraonda mediatica, il territorio non venga rilasciato a se stesso, che il focus rimanga acceso per tutto il tempo necessario per risanare le ferite lasciate da decenni di disinteresse e malaffare. Dal canto nostro vi assicuriamo che la popolazione è formata dalla stragrande maggioranza di gente per bene, pronta a ripartire e ad essere aiutata a scrollarsi di dosso il peso delle etichette che gli sono state affibbiate negli anni. Viva la Sicilia di Giovanni e Paolo, viva la Sicilia di Mauro Rostagno, di Peppino Impastato, viva la Sicilia della brava gente, la nostra Sicilia, quella che profuma di storia, di agrumi, di arte”.



redazione

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