Le tre sigle sindacali Faib Confesercenti, Fegica e Figisc-Anisa Confcommercio, avevano indetto da ieri e fino al 26 gennaio, lo sciopero dei rifornimenti di benzina. e sono apparsi subito spaccati sulla durata.
Già dalla mattina di oggi si è parlato di revocare lo sciopero. La prima a farlo sapere è la Figisc/Anisa, sigla sindacale che insieme a Fegica aveva confermato le 48 ore di agitazione; la Faib invece aveva già ridotto di un giorno. Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha nuovamente convocato le parti ieri pomeriggio.
Fegica e Figisc Confcommercio hanno revocato la seconda giornata di sciopero “a favore degli automobilisti non certo del governo” hanno affermato due sigle dei gestori degli impianti di benzina in una nota congiunta. La decisione di Fegica e Figisc/Anisa sulla revoca del secondo giorno di sciopero arriva dopo che ieri Faib Confesercenti aveva già deciso in questo senso. In una nota diffusa al termine di un nuovo incontro al Ministero, le due organizzazioni dei gestori sottolineano tuttavia che restano molte criticità e che la decisione è stata presa per favorire i cittadini. I distributori riapriranno già da stasera.
I benzinai avevano chiuso per serrata contro il decreto del governo sulla trasparenza dei prezzi. Gli impianti di rifornimento carburanti, compresi i self service, sono rimasti chiusi ma non in massa. Non tutti hanno accolto l’invito a chiudere. Anzi, la maggior parte ieri mattina ha aperto i distributori. Come si è notato attraversando Marsala e Petrosino e le altre città della Provincia trapanese, molti hanno ‘soddisfatto’ gli automobilisti dell’ultima ora che ancora non avevano fatto benzina.
Non è mai sentito lo sciopero nelle nostre Città, i gestori pensano a lavorare e a guadagnarsi il pane. La percentuale di adesione si attestava dal 36% in tutta Italia all’80% ma i dati erano molto ballerini; nelle regioni, in Campania hanno aderito l’80%, in Sicilia tra il 70 e l’80% di adesioni. Ma non è bastato.
Un’occasione persa per presentarsi uniti non solo per i cartelli dei prezzi ma soprattutto per il caro carburante. Ma non tutti la pensano così. Per l’associazione Codici ad esempio, si tratta di “… un’iniziativa grave, che danneggia i consumatori già in difficoltà a causa dei rincari”. “A nostro avviso si tratta di uno sciopero sbagliato – dichiara Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici – sia per le motivazioni che per la tempistica. I benzinai dovrebbero essere i primi a battersi per un’operazione trasparenza sui prezzi, così da permettere ai consumatori di scegliere in maniera chiara il distributore dove fare rifornimento, senza il rischio di andare incontro a truffe sui prezzi”.
Gli automobilisti costretti a fare un pieno martedì, avrebbero fatto incassare allo Stato in un solo giorno poco meno di un miliardo secondo le stime Codacons. Il peso delle tasse sarebbe: per la benzina 461.472.310 euro (peso tasse su un litro di verde: 57,8%); per il gasolio 415.681.875 euro (peso tasse su un litro di gasolio 51%), gasolio autocarri 120.487.500 euro con un totale di incassi per lo Stato di 997.641.685 euro. “Uno sciopero flop che deve far riflettere la categoria dei gestori carburanti”, dice il presidente dell’associazione dei gestori autonomi Angac Confsal, Giuseppe Balia, secondo cui “… le sigle storiche Faib, Figisc e Fegica non sono più credibili”.
Nel frattempo il prezzo del carburante sta di nuovo risalendo; si parla di soglie oltre i 2 euro al litro.