Dal piccolo schermo a una delle più prestigiose assemblee regionali. Ismaele La Vardera, 28 anni, non è nuovo all’impegno politico, come dimostrato nel 2017 con la campagna per le amministrative di Palermo diventata anche un film (“Il sindaco. Italian politics for dummies”). Stavolta, l’ex Iena concorre alle regionali, nella lista “De Luca sindaco di Sicilia” per la provincia di Palermo (il suo nome figura anche nel listino del candidato presidente).
Perchè ha scelto di candidarsi con Cateno De Luca?
Ci siamo conosciuti in occasione di un servizio de Le Iene. Io ho sempre avuto il pallino della politica e già nel 2017 mi ero candidato a sindaco di Palermo. Quando Cateno De Luca stava per dimettersi dalla carica di sindaco di Messina ci siamo incontrati e inizialmente nutrivo qualche perplessità su una scelta che mi avrebbe portato portato a cambiare vita. Tuttavia, convinto delle sue capacità amministrative, ho pensato “perchè non farlo”? Era ancora il periodo in cui la gente lo considerava con sufficienza, il fenomeno Cateno De Luca non era ancora esploso…
Cosa porterà in politica dell’esperienza da inviato de Le Iene?
La pragmaticità. Nei servizi delle Iene cercavo sempre di risolvere problemi reali dei cittadini e rivedo questa caratteristica in Cateno De Luca. Di fronte ad ogni problema, c’è sempre una soluzione. La politica ha tanto bisogno di pragmaticità.
Da siciliano, quali ritene siano le principali emergenze dell’isola che il prossimo presidente della Regione dovrà affrontare?
Da siciliano, ma anche da candidato che gira l’isola da quattro mesi, senza sosta, mi sento di poter dire che la gente chiede una Sicilia normale, in cui funzioni le infrastrutture e i collegamenti, in cui la sanità non sia un privilegio per una cricca ristretta…I siciliani ci chiedono di restituire loro la normalità e di tutelarne i diritti.
Tra i principali problemi siciliani c’è la presenza della mafia, di cui lei si è spesso occupato. Che momento sta vivendo la Sicilia, da questo punto di vista?
Ritengo siano stati fatti alcuni passi indietro. Fino al 2017 non avrei mai immaginato di ritrovarmi davanti un boss, fortunatamente sono anche riuscito a registrarlo. In quell’occasione, sono rimasto stupito dal constatare la capacità capillare di controllo del voto. Se ancora oggi, ai tavoli che contano, si siede gente condannata per mafia, è chiaro che abbiamo fatto passi indietro. Ho letto l’intervista di Nino Di Matteo al Fatto Quotidiano, le sue parole su Schifani fanno tremare i polsi.
Lei è reduce da un recente viaggio all’estero. Che cosa le ha lasciato quest’esperienza?
In tempi così complicati, in piena campagna elettorale, sono andato a incontrare i giovani siciliani che vivono all’estero, possono votare per le elezioni nazionali ma è stato loro negato il sacrosanto diritto di votare per le regionali. Non hanno la possibilità di prendere l’aereo per recarsi ai seggi, ma vorrebbero votare e vorrebbero tornare. Ho sentito l’esigenza di parlare con loro.
Come immagina una Sicilia in cui tornassero quei figli di talento che si trovano in altre regioni o all’estero?
La vedo già, stiamo scrivendo un pezzo di storia: siamo già il primo partito in Sicilia. Il progetto De Luca sindaco di Sicilia rispecchia la sua esperienza di amministratore che scende per strada, si rende conto dei problemi che ci sono e si pone il problema di risolverli. Le condizioni per far tornare i giovani si creano se la politica torna alla sua vera missione, a partire dal settore turistico che ha grandi potenzialità: ma se continuano a non esserci servizi, la gente andrà altrove,