Il 25 maggio scorso ha avuto luogo la seconda Agorà sul tema del lavoro giovanile con la partecipazione del Ministro Andrea Orlando, organizzato dal Circolo Pd online “Nilde Iotti”. Ogni Agorà democratica prevede la redazione di un documento finale, contenente proposte sul tema, da inviare all’organizzazione del Partito al fine di poter esser vagliate e inserite nel programma.
Ci sono stati interventi di esponenti delle confederazioni sindacali, delle associazioni imprenditoriali, del mondo della scuola, di alcuni giovani che stanno facendo esperienza all’estero e di altri che sono in cerca di una prima, possibile occupazione che garantisca una retribuzione appena dignitosa.
Scrivono dal Circolo di Marsala: “Quando si parla di lavoro a nessuno deve sfuggire quanto scritto nella nostra Costituzione. Prima parte articolo 1 “L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”; articolo 4 “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo la propria possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”; articolo 36 “Il lavoratore ha diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla sua famiglia un’esistenza libera e dignitosa”. Nonostante ciascuno degli intervenuti abbia denunciato che nessuno degli obiettivi della Costituzione sia stato raggiunto, così come erano stati affrontati, discussi e concepiti nel corso dell’Assemblea costituente, il dibattito si è svolto in un clima di assoluta franchezza e con il proposito che il tema del lavoro esige un maggiore coinvolgimento e una maggiore responsabilizzazione da parte delle istituzioni a tutti i livelli della nostra comunità“.
La precarietà, l’alto tasso di disoccupazione, specie quella dai 18 ai 29 anni, i bassi salari, la mancata o insufficiente tutela e della sicurezza nei posti di lavoro, il venir meno del rispetto della dignità delle lavoratrici e dei lavoratori, sono stati affrontati durante il dibattito.
“Chiunque ha avuto la possibilità di seguire la discussione in questa Agorà ha potuto constatare quanto sia complessa la realtà che rotea intorno al mondo del lavoro e quanto sia difficile individuare, trovare e creare le condizioni e le misure adatte per ricondurlo nell’alveo dei principi e dei valori indicati dalla nostra Carta costituzionale. Alla luce dei risultati ottenuti da questa Agorà, il Circolo Nilde Iotti intende valorizzare l’importanza che ha avuto l’iniziativa. Lo stesso ministro Orlando durante il dibattito aveva incaricato il suo segretario di prendere appunti e di raccogliere spunti, suggerimenti e anche critiche da parte degli intervenuti. Verso la fine del dibattito, ha risposto a tutte le osservazioni mettendo in risalto le difficoltà cui il suo ministero va quotidianamente incontro – affermano dal Circolo coordinato da Linda Licari -. Il rapporto con i sindacati, le relazioni con le associazioni imprenditoriali e professionali, con alcune forze della maggioranza che sostengono il governo. Ci ha detto che la sua agenda è zeppa di incontri e di appuntamenti compresi quelli che si tengono a livello europeo e con l’Organizzazione internazionale del lavoro. Per noi del circolo Nilde Iotti e per i nostri aderenti è stato un grande motivo di orgoglio e di gratificazione vedere il ministro Andrea Orlando che aveva onorato il suo impegno confrontarsi con noi alla stessa stregua dei suoi abituali e autorevoli interlocutori dimostrando persino maggiore interesse per quel confronto del 25 maggio rispetto ai suoi incontri ufficiali che non sempre si concludono, ci ha fatto capire, in maniera fruttuosa e positiva. Poiché siamo convinti della validità che ha avuto questo incontro, abbiamo pensato fosse utile produrre questo documento. Sapendo che da solo non basta, sentiamo tuttavia che bisogna tornare a discutere del lavoro se non altro perché i dati che ci arrivano su questo fronte non sono per nulla confortanti. Non possiamo far passare sotto silenzio il fatto che mentre sul tema dei salari a dominare la scena sia la forte inflazione, che ne erode il potere d’acquisto, il mercato del lavoro è sottoposto a due situazioni particolari che alla lunga, se non si ricorre ai ripari, potrebbero essere fatali. A proposito della cosiddetta Great Resignation (l’abbandono volontario del lavoro), è il caso di ricordare che il nostro Paese ha il maggior numero di Neet, giovani tra i 15 e i 34 anni che non studiano, non lavorano, e non sono impegnati in percorsi di formazione: C, con 3.047.000 di persone più del 25 per cento dei giovani italiani. Siamo ultimi subito prima dalla Grecia. Per tasso di disoccupazione globale siamo distanti di 10 punti percentuali dalla media europea, per non parlare dell’occupazione femminile e giovanile in cui le differenze sono rispettivamente di 12 e 20 punti con un tasso pari a metà della media Ue e un terzo nei confronti dei Paesi del Nord. Nonostante i bassi livelli di occupazione anche da noi aumentano le dimissioni volontarie. Molti dicono che per una parte degli italiani il lavoro sia un optional. Fra assegno unico, reddito di cittadinanza, sussidi vari e lavoretti in nero, quello che conta è che in qualche modo basta sbarcare il lunario“.
“Noi pensiamo che la situazione sia molto più seria e necessita di interventi molto più incisivi e mirati avendo come punto di riferimento ancora la Costituzione che al lavoro, insieme alla democrazia, ai diritti e alla libertà, ha dedicato il giusto spazio che l’ha resa una delle Costituzioni più avanzate al modo – si legge nella nota di “Nilde Iotti” -. Ora ci troviamo di fronte a questo paradosso: imprenditori che non trovano lavoratori e disoccupati o persone in cerca di prima occupazione che non trovano un’occupazione. Le cause di questo paradosso possono essere trovate nel disallineamento tra qualifiche richieste e qualifiche possedute, bassi salari, cattive condizioni di lavoro, lontananza geografica tra domanda e offerta di lavoro. Alcuni sostengono che a originare tutto ciò sia stata l’introduzione del reddito di cittadinanza. Il comitato scientifico di valutazione presieduto da Chiara Saraceno insediato dal ministro Orlando, aveva proposto delle modifiche di alcune storture che prima o poi dovranno essere prese in considerazione. L’altro aspetto importante è che si deve mettere mano a una robusta riduzione del cuneo fiscale e contributivo. Una delle discrepanze più vistose che ha causato la situazione appena denunciata, è che in effetti l’Italia è il Paese con la più alta contribuzione previdenziale (33 per cento a carico dei dipendenti) mentre in Francia è del 27,5 %, in Germania al 18,5%, in Svezia e Svizzera appena il 20%“.