Antonino Sammartano, originario di Marsala e residente da anni a Palermo, è un insegnante in pensione interessato della storia di Marsala e con diversi articoli all’attivo sul ‘700 marsalese e sulla famiglia D’Anna. Ci propone “rissa in teatro”, uno spaccato di quell’epoca, citando la fonte della sua ricerca: A.S.P. Polizia Filza 798.
“Quando un uomo di distinti natali trae diletto dalla compagnia di uomini discreditati nella pubblica opinione, di uomini che vivono nei bagordi e nel vizio, non solo offende la dignità del proprio carattere, ma va incontro a delle mortificazioni che lo degradano e lo rendono comune agli uomini di malaffare. E’ ciò che accadde al Marchese Don Giuseppe D’Anna a causa dell’amicizia con la famiglia Curatolo di Marsala. E fra questi vi era Giacomo Curatolo. Il D’Anna per anni aveva condiviso con i Curatolo i piaceri dissoluti della vita, degradando se stesso ed il nome della casa a cui apparteneva.
Ma non sempre le amicizie durano tutta la vita; infatti, intorno al 1850 anche quella fra Don Giuseppe D’Anna e i Curatolo entrò in crisi. Cominciarono così le lamentele del Marchese contro i Curatolo, accusando loro di avere subito molte offese, e anche furti, che il Marchese denunciò alle autorità e per i quali fu arrestato Giacomo Curatolo.
La sera del 5 agosto 1852 al teatro di Marsala veniva recitato il dramma intitolato “Sedici anni or sono”. Durante l’intervallo di uno degli atti, in un punto della platea, scoppiò una rissa tra il Marchese e Don Rosario Curatolo, cugino di Giacomo Curatolo, colui che era stato arrestato per furto.
“I rissanti menavano pugni, e non pensavano che gli occhi di un pubblico erano su di loro diretti, e che quel luogo meritava tutti i possibili riguardi”.
A sedare quello scompiglio si precipitò il Giudice Leonardo Gallo che era presente fra il pubblico del teatro. Sarà lo stesso Giudice a chiarire in un suo rapporto al Dipartimento di Polizia di Palermo quello che era successo.
Il Marchese D’Anna durante l’intervallo “si avvicinava al posto in cui era seduto Don Rosario Curatolo ed attaccando un discorso pieno di frizzi e motteggi veniva parimenti scambiato con sarcasmi caustici e amari. Fu allora che il Marchese pose le mani addosso al Curatolo, ed ebbe luogo quello scambio di pugni”.