Ci scrive una nostra lettrice, M. S., che ci scrive in merito ad un caso di malasanità al Pronto Soccorso dell’ospedale “Paolo Borsellino”.
“Sono una ragazza di Marsala, ormai fuori sede da diversi anni, vi sto scrivendo per rendere noto il grado di malasanità che ogni giorno si vive all’interno del Pronto Soccorso di Marsala. Tengo a precisare che sono un’educatrice e so di cosa sto parlando quando dico che alla base del mio lavoro c’è il concetto di cura così come alla base del Lavoro dei professionisti che operano all’interno di una struttura di assistenza sanitaria.
Sto parlando del concetto di “cura” intesa come un atteggiamento di premura, di attesa, completamente gratuita, ossia quel farsi carico dell’altro ed accompagnarlo per un tratto di strada aiutandolo. In base l’esperienza vissuta da mio nonno pochi giorni fa all’interno del Pronto Soccorso di Marsala, posso affermare di aver notato un completo allontanamento umano da parte dei professionisti sanitari verso il paziente ben distante dal concetto di cura e dell’accoglierlo riconoscendo la sua condizione di dolore e sofferenza. Scrivo questa e-mail, non solo per rendere noto quello che è successo a mio nonno all’interno del Pronto Soccorso di Marsala, ma per sperare che quello che io qui scrivo, possa in qualche modo sensibilizzare e migliorare la situazione e i disagi che vivono i pazienti, proprio perché oggi c’è stato mio nonno ma un domani potrà esserci chiunque altro.
Iniziò col raccontarvi fin dall’inizio cosa è successo. Premetto che mio nonno è un uomo di 85 anni con diverse patologie e non autosufficiente. Che si è recato nella notte di giovedì al Pronto Soccorso per gravi problemi respiratori; a seguito di ciò gli sono stati fatti degli accertamenti che hanno definito una diagnosi ben precisa. Durante la permanenza al Pronto Soccorso per effettuare determinati esami, non sempre un familiare è potuto rimanere al suo fianco per motivi Covid.
Partiamo dal presupposto che, a diagnosi definita, c’è stata comunicata la necessità di ricoverarlo, ma non c’era nessun posto all’interno della Provincia di Trapani per lui. Nonostante mio nonno in quanto non autosufficiente avesse il catetere, il personale sanitario ha aiutato un familiare soltanto dopo svariati solleciti e dopo 20 ore è stato cambiato il pannolone visibilmente sporco. Noi comprendiamo che si tratta di un Covid Hospital e ringraziamo pure per averci dato la possibilità di non lasciare mio nonno completamente solo in un momento difficile, capiamo bene che è stato uno strappo alle regole Covid.
Però è anche vero che durante uno spostamento di mio nonno da una stanza all’altra – proprio perché nella stanza dove si trovava in quel momento non vi era l’attacco per l’ossigeno – mio nonno ha sbattuto la mano nella porta d’uscita della stanza. Ci voleva più attenzione.
Concludo dicendo che mio nonno alla fine è rimasto tre giorni consecutivi in Pronto Soccorso ritrovandosi costretto a rientrare a casa in quanto non vi era posto in reparto per lui come già detto prima e quindi rincasando con una situazione di salute grave.
Sapere che mio nonno ha ricevuto questo trattamento, a parte il dispiacere, mi causa tanta rabbia, perchè come lui chissà quante persone ogni giorno ricevono lo stesso trattamento.