Comunque finisca la corsa per il Quirinale, Sergio Mattarella merita un ringraziamento. Il suo settennato è stato scandito da notevoli difficoltà politiche che hanno prodotto diversi cambi di governo (e di maggioranza), con la coda finale del Covid che ha seminato morte da Nord a Sud. Crisi non semplici da gestire, con una contrapposizione tra partiti tradizionali e sovranismo che ha raggiunto picchi altissimi e che il Capo della Stato ha affrontato con lucidità, tenendo conto della volontà popolare ma anche degli impegni assunti sul fronte internazionale.
Nel momento in cui il conflitto tra popolo ed élite si andava accendendo su scala globale in seguito alla Brexit e all’elezione di Trump negli Usa, senza una guida autorevole l’Italia ha seriamente rischiato una deriva che l’avrebbe rovinosamente collocata fuori dalla sua naturale collocazione europea. Utilizzando con equilibrio le sue prerogative, Sergio Mattarella ha accompagnato gli italiani in questo percorso insidioso, mostrando idee chiare, saggezza ed equilibrio nelle scelte più delicate.
Nell’ultimo biennio, poi, la pandemia ha ulteriormente complicato le cose, delineando uno degli scenari più drammatici della storia repubblicana, con un’emergenza sanitaria che ha messo alle strette il Paese, infliggendo ferite profonde all’intero tessuto sociale ed economico nazionale. Nei momenti più difficili, Sergio Mattarella (un po’ come Papa Francesco sul fronte religioso) ha rappresentato un punto di riferimento credibile, senza rinunciare a mostrare la propria fermezza sui temi più delicati, come sulla campagna vaccinale.
Alla fine di questi sette anni, quell’uomo apparentemente imperturbabile, che dopo il brutale omicidio del fratello Piersanti aveva deciso di servire le istituzioni repubblicane ricoprendo ruoli diversi senza mai apparire troppo, si è ritrovato più per necessità che per scelta ad esercitare un carisma autentico, trasformando – da buon giurista – la forma in sostanza, in un tempo segnato dalla prevalenza dell’effimero.
Alla rivoluzione gentile di Sergio Mattarella dovremmo dunque essere tutti grati, soprattutto qui in Sicilia, dove più volte abbiamo provato vergogna per i nostri rappresentanti politici, capaci di sacrificare l’interesse generale in nome delle proprie carriere politiche, senza rinunciare alle collusioni con le organizzazioni criminali. Da Sergio Mattarella è invece arrivata una lezione che somiglia tanto a un abbraccio, che idealmente congiunge quello reso al corpo senza vita del fratello Piersanti all’Italia di oggi, sospesa tra un presente difficile e un futuro in cui tornare a coltivare il dolce sapore della speranza.