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Stupro di gruppo a Campobello, il Centro Antiviolenza “La Casa di Venere” sostiene la vittima come parte civile

Uno stupro di gruppo si era consumato ai danni di una ragazza di Campobello, la sera del 6 febbraio dello scorso anno, all’interno di una casa al mare sita nella frazione balneare di Tre Fontane. Il processo continua presso il Tribunale di Marsala a carico di 4 ragazzi.

Secondo l’accusa la ragazza sarebbe stata attratta con l’inganno ad una festa a cui avrebbero dovuto partecipare altre coetanee. Al termine di un rapporto consensuale con uno dei giovani, nonostante la sua opposizione, sarebbe stata costretta a un ulteriore rapporto con un altro ragazzo che l’avrebbe stuprata sotto gli occhi degli altri che hanno filmato la scena, rilasciandola sui social.

In due sono finiti in carcere, altri due ai domiciliari. Si tratta, nel primo caso, dei cugini Eros e Francesco Biondo, 24enni marsalesi, e di Giuseppe Titone e Dario Caltagirone, ventenni campobellesi. All’epoca dei fatti la ragazza aveva 18 anni ed ha avuto la forza, grazie al sostegno dei genitori, di denunciare i suoi carnefici.

Mentre il processo continua, a costituirsi parte civile, è stato il Centro Antiviolenza “La Casa di Venere” di Marsala, che ha ritenuto opportuno tutelare la giovanissima vittima, come esempio per tutte quelle donne che si trovano ad affrontare delle violenze e che spesso non hanno la forza di denunciare.

Le operatrici della “Casa di Venere” sono rappresentate dalla legale Roberta Anselmi. Ieri si è tenuta la discussione davanti al giudice lilybetano Annalisa Amato.

Nell’udienza precedente, tre difensori (Vito Cimiotta, Giuseppe Pantaleo e Massimo Mattozzi) avevano chiesto la definizione del processo allo stato degli atti, quindi con rito abbreviato. Nell’ulteriore udienza di ieri, nuovo tassello: l’avvocato Davide Brillo, difensore dell’unica parte passiva della violenza (che però non ha fatto nulla per evitarla), Dario Caltagirone, ha richiesto l’abbreviato condizionato all’audizione di un testimone.

Sia la pm Marina Filingeri, sia le parti civili che l’avvocata della parte lesa, Sabrina Gucciardo, si sono opposti a tali richieste accolte peraltro dal giudice, che ha così rigettato l’abbreviato. L’avvocato Brillo ha poi riformulato un abbreviato secco.

“La dottoressa Amato ha motivato il rigetto in quanto caratteristica del rito abbreviato è l’economicità processuale, e andare ad ascoltare un testimone indubbiamente rallenterebbe il procedimento – ci dice l’avvocata Anselmi -. Inoltre il teste era una persona imputata di reato connesso. Ora gli imputati hanno chiesto tutti il rito abbreviato e ciò comporterebbe una riduzione della pena di un terzo. I loro difensori puntano a questo. Se consideriamo che la pena base per il reato di stupro di gruppo è di 8 anni, vederla ridurre significherebbe arrivare a 5 anni. Tutto dipenderà molto dalla discrezionalità del giudice”.

L’udienza è stata poi rinviata al prossimo 10 febbraio alle ore 9.30. E’ qui che si passerà alla requisitoria del pm, alle arringhe civili e dei legali dei 4 imputati.

“E’ importante essere presenti – afferma ancora Roberta Anselmi – per sostenere le donne nei processi dei reati di violenza di genere. Perché le vittime hanno molta paura di denunciare, innanzitutto hanno paura di non essere credute, temono che il maltrattante possa continuare a fare del male. La nostra presenza come Centro Antiviolenza è fondamentale. Diamo forza alle donne e vigiliamo, sempre”.

Anche perché, spesso, la vittima di una violenza che poi finisce sui Social Network viene denigrata e additata come colpevole dalla cosiddetta “società”. E la cronaca italiana, tristemente e tragicamente, ci ha dimostrato quanto questo possa essere molte volte fatale per una donna che subisce abusi.

redazione

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