Cybersecurity e conoscenza dell’inglese: storia di un rapporto complicato (ma migliorabile)

redazione

Cybersecurity e conoscenza dell’inglese: storia di un rapporto complicato (ma migliorabile)

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lunedì 01 Novembre 2021 - 16:03

Studi e ricerche di settore fotografano uno scenario chiaro e all’interno del quale il numero di cyberattack è in costante aumento, con l’emergenza sanitaria che non ha frenato in alcun modo i cybercriminali e che ha visto anzi in aumento i rischi informatici a cui sono esposti ogni giorno gli internauti. Essere consapevoli dei pericoli che si corrono in Rete e cercare di evitarli con comportamenti quanto più possibili saggi e prudenti è, così, il modo più sicuro per diminuire le probabilità di essere vittime di phishing, attacchi malware e ransomware, sextortion, scamming. Per qualcuno l’ultima sfilza di termini potrebbe significare poco o niente ed è proprio questa la ragione per cui più si ha a cuore la propria cybersecurity e più si dovrebbe cercare di consolidare – su app come Preply, prenotando un pacchetto di lezioni, seguendo corsi o con un tutor privato – la propria conoscenza dell’inglese.

Perché conoscere l’inglese aiuta a difendersi dai rischi informatici

È la lingua ufficiale della Rete, quella in cui sono progettati la maggior parte dei servizi digitali: conoscerne almeno le basi aiuta, così, a vivere all’interno degli ambienti digitali con più controllo su quello che succede. Se nel tempo tutti hanno familiarizzato con termini come start, login, password, letteralmente indispensabili per dare il via alle proprie attività online, è ormai tempo di prendere confidenza anche con down, leak, data break, tutte espressioni che fanno riferimento a situazioni di interruzione anomale del servizio digitale e in seguito alle quali possono essere stati diffusi dati i propri dati personali e sensibili: naturalmente sono solo alcuni esempi, tra i tanti possibili.

A proposito di dati e informazioni personali, conoscere l’inglese è importante per la cybersecurity però anche perché è in questa lingua che sono scritti originariamente clausole e termini, condizioni e policy che si accettano al momento dell’iscrizione sulle diverse piattaforme. Vengono tradotti, certo, ma non di rado gli adattamenti necessari perché gli stessi abbiano senso nelle altre lingue creano ambiguità o possono rendere non completamente chiaro l’uso dei dati e di qualsiasi altra informazione che fanno le piattaforme, se li cedono a terzi, ecceter .

Ancora, e per ragioni simili, una buona conoscenza dell’inglese permette di scovare sul nascere alcuni tentativi di truffa. Tra i reati digitali più comuni ci sono, infatti, il phishing e il furto d’identità, poi finalizzati ad appropriarsi dei soldi del malcapitato se permettono di intrufolarsi nell’area riservata del sito della sua banca. Quasi sempre i tentativi di phishing partono da mail di finiti ereditieri che hanno bisogno di sbloccare l’eredità e di un prestanome per farlo o di seducenti donne che dicono di essere in possesso di proprie foto intime: l’italiano è sgrammaticato e conoscere bene l’inglese aiuta a rendersi conto subito che provengono da indirizzi mail non solo sospetti, ma anche con dominio straniero, il che rende di fatto quasi sempre impossibile qualsiasi intervento concreto da parte delle forze dell’ordine.

Se conoscere l’inglese è un punto a favore della propria sicurezza digitale, e quelli appena fatti sono solo alcuni degli esempi che spiegano perché, va da sé che una certa padronanza di questa lingua aiuta anche se si sta pensando a una carriera da esperto di cybersecurity in azienda o per soggetti pubblici e istituzionali.

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