Poco meno di due anni fa, il 27 settembre del 2019, oltre un milione di italiani parteciparono allo sciopero per il clima ispirato all’impegno della giovane attivista ambientalista Greta Thunberg. A loro volta, i ragazzi che scesero in piazza in Italia furono parte di una grande mobilitazione globale, di quelle che non si vedevano da tempo, intorno a una causa comune: la sensibilizzazione sul tema del cambiamento climatico.
Sembra passata un’era geologica: quel venerdì di fine settembre, i giovani che manifestarono con lucidità e consapevolezza, non potevano immaginare che una pandemia globale, di lì a poco, li avrebbe costretti a una severa limitazione delle proprie libertà personali. Il Covid, tuttavia, non ha cancellato le preoccupazioni delle fasce più sensibili della popolazione mondiale sugli effetti del riscaldamento globale, visibili anche sulle colture agricole. L’estate che sta per concludersi, del resto, ha fatto registrare ancora una volta temperature da record e un allarme incendi costante che, fino a ieri, ha comportato – tra le altre cose – la chiusura precauzionale della Riserva dello Zingaro.
Di fronte a tutto questo, proprio in queste ore il presidente Mario Draghi ha evidenziato che le grandi potenze mondiali non stanno rispettando gli accordi di Parigi e che, continuando di questo passo, si rischia un riscaldamento globale di tre gradi entro fine secolo, con conseguenze nefaste per il pianeta. La sensazione è che i governi facciano ancora fatica a prendere sul serio l’allarme più volte lanciato dagli esperti e che gli interessi delle lobby continuino a prevalere, impedendo politiche radicalmente alternative in materia ambientale ed energetica. Proprio per questo, ai ragazzi che in questi giorni stanno rientrando in classe, andrebbe spiegato che è sicuramente importante rispettare le regole anti-Covid, (mascherine protettive, distanziamento, etc…) e vaccinarsi non solo per riprendersi le libertà e la socialità perdute, ma anche per potersi riappropriare di una normalità in cui si possa tornare a manifestare nelle strade e nelle piazze sui temi che – al di là della pandemia – restano di stretta emergenza sociale, su tutti il rispetto per l’ambiente e il contrasto alle (crescenti) diseguaglianze.
I media tendono spesso a raccontare i giovani come bamboccioni immaturi, inadeguati all’assunzione delle proprie responsabilità. Una narrazione che, naturalmente, rinsalda le posizioni di chi tiene le redini del potere e rinvia a data da destinarsi quel ricambio generazionale della classe dirigente, sempre auspicato a parole, ma impedito nei fatti. Ma, visti i disastri delle generazioni precedenti, formatesi secondo un modello culturale, sociale ed economico che ha prodotto danni potenzialmente irreversibili per il pianeta, il ricambio non è soltanto auspicabile ma assolutamente imprescindibile per poter restituire un futuro sostenibile alle nostre comunità e al mondo intero.
Ai ragazzi che due anni fa provarono a scuotere il mondo con il Friday for Future vanno dunque direttamente consegnate le chiavi del mondo, con la raccomandazione di avere quella cura che i propri genitori non hanno dimostrato di avere.