Coraggioso e anticonformista. Voce unica, artista ironico e mai banale. Sono passati 40 anni esatti dall’incidente in cui Salvatore Antonio Gaetano, per tutti Rino, perdeva la vita. Era il 2 giugno del 1981. A bordo della sua Volvo, di ritorno da una serata passata nei locali della Capitale, diretto verso casa, erano le 3.55, mentre percorreva via Nomentana, all’altezza dell’incrocio con via Carlo Fea, finì sulla corsia opposta a quella che stava percorrendo. Un camionista che sopraggiungeva nell’altro senso di marcia provò a richiamare la sua attenzione suonando il clacson. Ma non ci fu niente da fare: l’urto fu inevitabile, la parte anteriore e il lato destro della Volvo vennero distrutti, Gaetano batté violentemente la testa contro il parabrezza, sfondandolo, mentre l’impatto del petto sul volante e il cruscotto fu molto violento. Si parlò di possibile collasso da parte di Gaetano, mentre l’autista del camion, che prestò i primi soccorsi, disse di aver visto Gaetano accasciarsi di lato e iniziare a sbandare per poi riaprire gli occhi solo pochi attimi prima dell’impatto. Quanto avvenne dopo, fu per tanti motivi inquietante. L’artista era già in coma all’arrivo dei soccorsi. Trasportato immediatamente al Policlinico Umberto I, qui furono riscontrate una frattura alla base cranica, varie ferite a livello della fronte, una frattura malare destra e una sospetta frattura allo sterno.
Nato a Crotone nel 1950, Gaetano si era trasferito con la famiglia a Roma dieci anni dopo. Dopo gli esordi al Folkstudio, in cui emerse il suo approccio ironico e dissacrante sia rispetto alla musica leggera che al cantautorato del tempo, cominciò la sua attività di interprete e autore che arrivò al successo a partire da una delle sue canzoni più note, “Il cielo è sempre più blu”, pubblicata nel 1975 e – a seguire – “Mio fratello è figlio unico”, “Aida”, l’exploit sanremese di “Gianna” e la discussa “Nuntereggae più” in cui attaccava gran parte del jet set nazionale. Fu una ventata di freschezza e innovazione, non da tutti compresa, quella che Rino Gaetano portò sui palcoscenici italiani, con la voglia di sfidare i clichè e di spettinare i riti e le liturgie dello spettacolo televisivo, che ancora faceva fatica ad affrancarsi dalle logiche censorie del passato.
I successi di quegli anni lo accreditarono come uno degli artisti più originali e apprezzati del suo tempo, fino all’incidente stradale ne decretò la prematura scomparsa, all’età di 31 anni. Sul suo decesso, peraltro, ci sono state anche diverse ipotesi, tra cui quella relativa a un omicidio organizzato dai servizi segreti italiani (pista che non ha mai, comunque, trovato conferma). Dopo qualche anno di oblìo, l’attenzione mediatica su Rino Gaetano si è riaccesa dopo il 2000 e il suo repertorio risulta particolarmente apprezzato dalle nuove generazioni, influenzando anche diversi gruppi e interpreti del nuovo pop italiano.