E’ sempre interessante ascoltare le sedute del Consiglio comunale di Marsala, soprattutto quando si entra nel vivo del dibattito sul Piano Triennale delle Opere Pubbliche. Anni fa, nel “dietro le quinte” di un’intervista, un assessore comunale mi spiegò che si tratta di un “libro dei sogni” che però sta molto a cuore alla giunta e al Consiglio, perchè, tra le maglie del possibile, riserva sempre qualche opportunità per gratificare quartieri o elettori che hanno contribuito all’affermazione di una lista o di qualche candidato. Naturalmente, ad ascoltare il dibattito consiliare, non c’è mai traccia di tutto ciò, perchè certe cose fanno parte del “non detto” della politica.
Così, è capitato in questi giorni – ed è capitato in passato – di ascoltare rappresentanti della giunta o della maggioranza dire che “le risorse sono limitate, per colpa delle amministrazioni precedenti”. A ben vedere, c’è sempre qualcuno a cui addebitare ritardi, mancanze, omissioni o che torna utile per motivare le difficoltà di attuazione del programma elettorale presentato ai cittadini. Nel campionario dei capri espiatori potremmo ricordare, in ordine sparso: “il governo nazionale che trascura il Sud”, “le solite lentezze della Regione”, “la Provincia che non si prende le sue responsabilità” o “la burocrazia comunale inefficiente”. Potenzialmente c’è del vero in ognuna di queste asserzioni, così come appaiono sinceri gli esponenti politici che promettono un Piano Triennale capace di volare alto, in cui “non ci sarà spazio per stradelle da asfaltare”, ma – al massimo – per indispensabili progetti di riqualificazione o messa in sicurezza. Tuttavia, tra le maglie dei documenti di programmazione approvati nel tempo, qualche tocco di bitume tra le varie trazzere dell’antica Lilibeo spunta sempre, mentre risulta più arduo risalire alla paternità dell’intervento.
Se confrontassimo il verbale di una seduta contemporanea e quello di un Consiglio comunale del 2007, faremmo fatica a notare differenze sostanziali nelle parole utilizzate o negli argomenti trattati. Mentre il mondo è andato avanti a velocità vorticosa, consegnando un progresso tecnologico di cui si vedono solo poche tracce nella nostra città (a Palazzo VII Aprile, per dirne una, non è ancora disponibile una connessione wi-fi), la politica marsalese sembra poco disposta a rinunciare a parole, ritualità e liturgie che si ripetono nel tempo da lustri.
E’ vero che talvolta le competizioni elettorali consentono l’ingresso a Sala delle Lapidi di qualche voce fuori dal coro, ma è altrettanto vero che spesso la tradizione finisce per fagocitare la novità e la resistenza è per pochi (con l’inevitabile rischio di sentirsi isolati). Non è detto che sarà sempre così: per questo, accantonata questa sessione di bilancio – e si spera anche la pandemia – l’attenzione tornerà ad essere rivolta a quei giovani su cui in tanti hanno scommesso, con l’auspicio che possano rendersi protagonisti di iniziative politiche realmente in grado di incidere sul necessario processo di cambiamento della città. E, perchè no, anche sulle parole della politica.