Anche quest’anno, come già nel 2020, abbiamo deciso di astenerci dal tradizionale rito del pesce d’aprile, ritenendo che in tempi di pandemia sia preferibile mantenere un profilo sobrio e rimandare a tempi migliori la costruzione di notizie improbabili o paradossali che in altre stagioni sono state fonti di divertimento per noi e i nostri lettori.
Del resto, in questi giorni abbiamo avuto modo di raccontare vicende talmente incredibili, come quella della falsificazione dei dati Covid in Sicilia, da ritenere che la realtà abbia abbondantemente superato la fantasia. Come se non bastasse, dopo l’inchiesta che ha portato alle dimissioni di Razza, l’assessorato regionale è andato completamente nel pallone, non riuscendo a inviare i dati di martedì al Ministero della Salute (“ufficialmente per motivi organizzativi”) per poi trasmetterli sbagliati l’indomani. Un caos senza fine che autorizza pensieri di ribaltamento radicale, come potrebbe essere il commissariamento dell’assessorato da parte del governo Draghi, peraltro auspicato dal Movimento 5 Stelle.
Naturalmente, quella di rinunciare al “pesce d’aprile” è una scelta assolutamente provvisoria e soggettiva, che non ci impedisce di sorridere di fronte ai colleghi che, legittimamente, hanno scelto di concedersi un momento di evasione dalla serietà del nostro tempo. In particolare, vale la pena citare la sortita di un giornalista siciliano, Pietro Nomade Galluccio, che ha inviato in mattinata una nota apparentemente verosimile, in cui lasciava intendere che il presidente Musumeci stesse attaccando il governo Draghi, accusandolo di aver diffuso “dati palesemente taroccati per nascondere la verità ai siciliani” e annunciando “fiera opposizione in tutte le sedi”, nonchè l’intenzione di finanziare il Ponte sullo Stretto “con gli avanzi di bilancio 2020 certificati dalla Corte dei Conti”, in modo da “sconfiggere il virus del sottosviluppo”. Benchè ben congegnato, un comunicato del genere, inviato il 1° aprile, si può accogliere solo con una fragorosa risata, a maggior ragione se contiene anche un errore (naturalmente voluto dall’autore) in merito al nome di battesimo di Nello Musumeci (che, notoriamente, è Sebastiano e non Antonello). L’aspetto più surreale della vicenda sta invece nella reazione della presidenza della Regione, che ha inviato a tutti i media una nota di replica che vale qui la pena pubblicare integralmente: “Apprendiamo di una nota diffusa dalla email di tale Pietro Nomade Galluccio, contenente false dichiarazioni attribuite al presidente Musumeci. Se le false dichiarazioni non dovessero essere immediatamente smentite, si procederà per le vie legali”.
Come si comprenderà, c’è solo una cosa più divertente di un pesce d’aprile: ricevere note ufficiali da cui si evince che le istituzioni interessate hanno “abboccato” allo scherzo, in maniera quantomeno ingenua. Uno scivolone che, chiaramente, conferma lo stato di totale confusione che la Regione sta vivendo in queste difficili giornate. Un caos umanamente comprensibile, ma che non può essere giustificato se parliamo di istituzioni che hanno tra le mani responsabilità particolarmente delicate in questo tempo pandemico e da cui ci si aspetta, più che una stucchevole solidarietà all’assessore dimissionario, un chiarimento doveroso su come si intende procedere per ridare credibilità e autorevolezza alla sanità regionale, possibilmente accompagnato da una breve frase, composta da appena tre parole, che sarebbe sicuramente gradita da tutti: “scusate, abbiamo sbagliato”.