L’educatore sociale è una figura professionale che sta diventando sempre più strategica nel contesto in cui viviamo. Per diventare un educatore professionista è molto importante avere una sensibilità innata e un trasporto verso le questioni sociali. Si troverà inoltre a lavorare in contesti non sempre facili e deve avere grandi capacità di mediazione per riuscire a risolvere i conflitti. In Italia il ruolo dell’educatore per anni non è stato riconosciuto. Con la legge 205 del 27 Dicembre 2017, si è invece strutturato il suo ruolo, indicando anche l’iter di formazione per diventare educatore.
Il titolo accademico da conseguire rientra nell’offerta formativa di scienze dell’educazione, un percorso che consente di acquisire competenze specifiche nell’analizzare i bisogni educativi dei soggetti con cui lavorerà e conoscenze organizzative per pianificare progetti educativi e di reinserimento sociale. I corsi di laurea in scienze dell’educazione si possono frequentare anche a distanza, accedendo ai percorsi proposti dalle università telematiche riconosciute dal MIUR, come Unicusano, che consentono agli iscritti di studiare in modalità e-learning comodamente da casa, senza l’obbligo di spostarsi nella città sede universitaria.
Cosa fa
l’educatore sociale
L’educatore sociale si occupa di progettare e seguire interventi mirati alla prevenzione e alla risoluzione di situazioni di disagio sociale, sia in ambito familiare sia in ambito scolastico. Lavora in collaborazione con enti pubblici, come scuole e strutture governative del territorio, e con enti e aziende private, come le associazioni di tutela del territorio ed è una figura di riferimento anche per le aziende che si occupano di reinserimento sociale di persone che hanno subito traumi, che hanno vissuto l’esperienza del carcere o che hanno avuto un periodo di isolamento. Interviene dunque in molteplici situazioni e le competenze tecniche sono fondamentali per consentirgli di elaborare progetti mirati.
Con l’avvento del Covid-19 e la forzata distanza, molti bambini e
ragazzi si sono trovati a vivere una situazione di disagio. Il digital divide e
la diversa connotazione sociale dei territori italiani, con una netta
separazione tra il nord e il sud del paese, sono stati determinanti per creare
dei vuoti sociali. Per ridurre questo gap è fondamentale puntare sul ruolo
educativo delle istituzioni e degli enti locali, perché
questo incide sul benessere e sulla qualità della vita. Vivere in situazioni di
arretratezza non consente la crescita e, con l’economia in continua evoluzione,
non ci si può permettere che qualcuno resti indietro, perché incide sulla
produzione e sulle aspirazioni delle nuove generazioni.
Il ruolo dell’educatore sociale
Nella società che abbiamo descritto, che sta affrontando una pandemia senza
precedenti, si dovrà fronteggiare un’emergenza che per forza di cose genererà
situazioni conflittuali e di forte disparità sociale. In tutto questo, il ruolo
dell’educatore sarà essenziale per fare da collante tra la società e le
istituzioni. La sua empatia sarà la chiave per analizzare con efficacia le
situazioni e intervenire in maniera competente con proposte concrete da
proporre ai governi e agli enti locali. Un piano di sostegno a chi ha
difficoltà sociali è imprescindibile e la figura dell’educatore sociale sarà
sempre più richiesta nei prossimi anni, perché sarà farsi interprete dei
bisogni delle realtà locali e sarà in grado di fornire soluzioni efficaci.