Egregio Direttore,
sono Antonino Sciacca, studente di Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Palermo.
Le scrivo perché vorrei fare una sorta di “appello” ai dirigenti scolastici del territorio marsalese.
Leggendo l’ordinanza del Presidente Musumeci ho notato, precisamente all’art. 4.5 della suddetta ordinanza, che i D.S. hanno la facoltà di ammettere in presenza gli alunni portatori di disabilità.
Credo che, anche in considerazione del periodo storico che stiamo affrontando, sia un po’ una cosa inadatta aprire le scuole per i ragazzi affetti da disabilità.
Secondo me è inadatto per due ordini di ragioni:
- Perché la situazione epidemiologica (come evidenziata dal Sindaco) sta crescendo nel nostro territorio in modo esponenziale. Questa situazione può mettere a rischio sia gli alunni, sia gli insegnanti di sostegno. Solitamente gli insegnanti di sostegno e gli alunni stanno “più vicini” del solito, naturalmente perché lo studente ha bisogno di più attenzioni, senza togliere il fatto che in base alla gravità dell’alunno, ci possono essere più contatti di “tipo fisico”. La situazione è resa ancor più difficile dal fatto che gli assistenti alla comunicazione (probabilmente) non potranno partecipare alle lezioni in presenza. Non dimentichiamoci poi che, entrambi (alunno e docente), sono possibili vettori del virus, quindi c’è il rischio di contagiare i rispettivi familiari.
- Perché questo modo di insegnare creerebbe nello studente (secondo il mio modesto parere) un po’ di disagio.
In sostanza, ci potrà essere lo studente che avendo una disabilità cognitiva lieve ed essendo ben integrato nella classe si chiederà: “ ma perché io faccio lezione da solo? Dove sono i miei compagni?”.
Infatti, così facendo, si acuisce un gap sociale che purtroppo ancora esiste e ci tormenta.
Lo stesso MIUR nella loro pagina istituzionale, riporta le seguenti parole: “L’integrazione scolastica degli alunni con disabilità costituisce un punto di forza della scuola italiana, che vuole essere una comunità accogliente nella quale tutti gli alunni, a prescindere dalle loro diversità funzionali, possano realizzare esperienze di crescita individuale e sociale”.
Vorrei porre queste domande ai D.S. : Essendo una vostra facoltà, vale la pena mettere a rischio gli studenti (su richiesta dei genitori) e il professore? Vale la pena far sentire “diversa” quella persona?
In conclusione, terrei a precisare che come è un diritto costituzionalmente garantito lo studio, sono anche dei diritti costituzionalmente garantiti le formazioni sociali e la salute.
Nella mia breve vita, ho conosciuto tante persone affette da disabilità ma tutte le volte ho sempre imparato qualcosa da loro, cosa che non posso dire delle persone cosiddette normodotate.
Cordiali Saluti,
Antonino Sciacca