In Sicilia sono state individuate quattro aree potenzialmente idonee per la costruzione del deposito nazionale nucleare.
Si trovano nelle province di Trapani, Palermo e Caltanissetta. Nel dettaglio, i Comuni sono Trapani, Calatafimi-Segesta, Castellana Sicula, Petralia Sottana, Butera.
È quanto emerge dalla Carta nazionale aree potenzialmente idonee (Cnapi) pubblicata sul sito Depositonazionale.it.
Il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi è una struttura con barriere ingegneristiche e barriere naturali poste in serie che consentirà la sistemazione definitiva di circa 78 mila metri cubi di rifiuti di bassa e media attività.
Di questi rifiuti, circa 50mila metri cubi derivano dall’esercizio e dallo smantellamento degli impianti nucleari per la produzione di energia elettrica e circa 28.000 dai settori della ricerca, della medicina nucleare e dell’industria. Sul totale di 78.000 metri cubi, circa 33.000 metri cubi di rifiuti sono già stati prodotti, mentre i restanti 45.000 metri cubi verranno prodotti nei prossimi 50 anni.
Il Deposito Nazionale ospiterà anche il complesso per lo stoccaggio temporaneo di lungo periodo (50 anni) di circa 16.600 metri cubi di rifiuti ad alta attività, derivanti dallo smantellamento delle installazioni nucleari e dalle attività medicali, industriali e di ricerca. Saranno custoditi, inoltre, circa 800 metri cubi di residui del riprocessamento del combustibile (separazione di materiale riutilizzabile dal rifiuto) effettuato all’estero e del combustibile non riprocessabile.
“Sono sei anni che si attende una lista delle possibili zone in cui l’Italia dovrà costruire il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, quelli che nessuno vorrebbe. Eppure da qualche parte, pena anche delle sanzioni per l’Italia che al momento ha inviato all’estero parte delle sue scorie, i rifiuti radioattivi italiani (soprattutto a bassa e media intensità) dovranno finire.
“Non ci stiamo” è il commento del sindaco di Trapani Giacomo Tranchida.
Naturalmente non si sono fatte attendere le reazioni della politica locale.
“La notizia della pubblicazione dei siti dove costruire il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi è allarmante, nella nostra provincia viene individuata l’area di Calatafimi – Segesta che certamente non risponde ai parametri richiesti, ovvero aree vulcaniche, sismiche, soggette a frane, inondazioni.
Non è la prima volta che questa zona è interessata da questo tipo di operazioni, ricordiamo il progetto di Gallitello dove doveva sorgere un impianto privato di smaltimento rifiuti, in una zona che è di fatto il “granaio di Calatafimi” e che avrebbe distrutto le colture biologiche e messo in ginocchio l’agricoltura della zona.
Seppure capiamo la necessità che ha l’Italia di dotarsi di questi depositi, tutto ciò non può avvenire a danno di territori ricchi di bellezze culturali ed ambientali, ricordiamo solo che nel territorio di Calatafimi ci sono boschi naturali come quello di Angimbé unici in Sicilia.
Questo impianto non sarà mai realizzato, perché ci impegneremo attraverso i rappresentanti del Partito Democratico affinché le zone siciliane vengano riviste, rispettando i parametri indicati e che certamente non possono riguardare un territorio come quello di Calatafimi – Segesta“.
Valentina Villabuona
Presidente Assemblea provinciale PD
Rosario Vivona
Segretario Pd Calatafimi
“Sono certa che si leverà una protesta di tutti i siciliani per dire no a questa follia. Sono coinvolte quattro aree nelle province di Trapani, Palermo e Caltanissetta con i comuni di Trapani, Calatafimi Segesta, Castellana Sicula, Petralia Soprana e Butera. Se serve proporrò l’indizione di un referendum regionale per far sentire il no unanime dei cittadini contro tale ipotesi. Sorprende che questo piano sia stato elaborato in sordina, senza alcun coinvolgimento dei territori. Per di più l’individuazione dei siti mostra la totale noncuranza delle specificità dei luoghi, Trapani è una città d’arte che si candida a Capitale italiana della cultura per il 2022; Calatafimi Segesta è città dove insiste una delle più importanti aree archeologiche della Sicilia con il tempio e il teatro greco visitati da turisti di tutto il mondo. Nella stessa area sono presenti preziose acque termali su cui bisogna costruire il futuro economico di tutto questo territorio; Castellana Sicula è la porta naturale del Parco delle Madonie, area protetta a ridosso degli impianti sciistici di Piano Battaglia e luogo di coltivazioni biologiche come i grani antichi e il pomodoro siccagno, che per la salubrità dell’aria e del sottosuolo, hanno conquistato i mercati internazionali; Petralia Soprana è città medievale con una storia secolare ed è ricca di beni culturali e monumentali; Butera, infine, è città risalente all’XI secolo con contaminazioni Arabo Normanne e deve il nome a Ruggero I. Chi pensa di trasformare la Sicilia in una Chernobyl ha il disprezzo di quanti vi abitano e sappia che i cittadini si opporranno con tutte le forze”.
Lo afferma Eleonora Lo Curto, capogruppo Udc all’Assemblea regionale siciliana.
Anche il segretario del Pd, Domenico Venuti, è intervenuto a nome del suo partito
” La notizia, appena arrivata, è allarmante e sconcertante. Nella nostra provincia vengono individuate ben due delle quattro aree siciliane: Trapani e Calatafimi – Segesta.
Indubbiamente, visto la geografia e la geologia che caratterizza la nostra Provincia, appare evidente che le zone individuate non rispondano ai 28 parametri richiesti nel 2014, i quali prevedono che questi depositi vengano costruiti lontano da aree vulcaniche, sismiche, soggette a frane ed inondazioni.
Comprendiamo la necessità di dotarsi di questi depositi, ma tutto ciò non può avvenire a danno di territori ricchi di bellezze culturali ed ambientali, come quelli della nostra Provincia, in cui le principali risorse a sostegno dell’economia sono il turismo e l’agricoltura.
Non indietreggeremo un passo: come Unione Provinciale del PD ci impegneremo, attraverso tutti i rappresentanti del Partito Democratico in ogni sede (Comunale, Regionale e Nazionale) per tutelare la salute dei cittadini e dei nostri territori” .
“Le aree interne della Sicilia hanno bisogno di investimenti, non dei rifiuti radioattivi. L’ipotesi di allocare centri di stoccaggio nelle Madonie, nel trapanese e nella provincia di Caltanissetta ci appare semplicemente irricevibile. Parliamo di territori, come nel caso delle Madonie impegnate in una battaglia per l’istituzione delle zone franche montane, che da tempo chiedono altro tipo di attenzione.
Parliamo di aree, come nel caso di quelle del trapanese, votate al turismo e di straordinario pregio paesaggistico ed archeologico, che sarebbero umiliate da una scelta simile.
Parliamo del territorio del nisseno devastato dagli scempi ambientali. Rispondere con la trasformazione in discariche radioattive di queste aree è offensivo e mortificante per queste comunità”
Così gli amministratori e i militanti della rete dei cento passi della provincia di Trapani, dell’area delle Madonie e del comprensorio di Caltanissetta.
Anche la Federazione dei giovani socialisti e il Psi sono intervenuti sull’argomento:
“La Federazione dei Giovani Socialisti – FGS di Sicilia e i l Partito Socialista Italiano, urlano tutto il loro sgomento per la notizia relativa alla creazione di quattro siti di stoccaggio di scorie radioattive sul territorio siciliano.
I quattro siti individuati tra le province di Palermo, Trapani e Caltanissetta hanno lasciato di stucco i sindaci dei comuni individuati che non sono stati neppure contattati, consultati o avvisati.
I siti di stoccaggio andrebbero a intaccare anche il parco delle Madonie, con Petralia Sottana – sede dell’amministrazione del parco – individuata tra le aree, e comuni costieri, agricoli e turistici. Il tutto in un territorio gravemente carente di infrastrutture e trasporti che necessita di investimenti per il potenziamento economico e infrastrutturale.
Il PSI si schiera compatto contro il deposito di scorie nucleari sul territorio, col segretario regionale Nino Oddo che afferma: “Gli amministratori locali, che già fanno miracoli per tenere in piedi l’economia di questi comuni, non possono essere ulteriormente gravati con questa responsabilità e col rischio che, a causa di questi siti di stoccaggio, i comuni ci rimettano il loro e perdano quote di produzione agroalimentare e di turismo”.
Aggiunge il segretario FGS di Palermo, Mattia Carramusa “Non è assolutamente ammissibile che comuni tenuti in piedi con lo sputo e senza investimenti pubblici per quanto riguarda sviluppo economico, infrastrutture, trasporti, energia, sicurezza e telecomunicazioni siano destinatari di 78.000 metri cubi di rifiuti radioattivi, di cui oltre 16.000 ad alta radioattività. Il presidente della Regione, Nello Musumeci, agisca e tuteli almeno stavolta i siciliani. Non siamo né la polveriera né l’immondezzaio d’Italia”.
La richiesta è che “La regione faccia valere le ragioni del territorio e si opponga a questi siti di stoccaggio. Alla Sicilia non serve lo stoccaggio di scorie tossiche e radioattive sul territorio, ma il finanziamento di un nuovo piano economico ed infrastrutturale. Un piano che potenzi i collegamenti e realizzi finalmente il potenziamento del trasporto ferroviario fermo agli anni settanta, che rifaccia strade e ponti di collegamento tra i comuni. Serve un volano per l’economia sostenibile a livello ambientale e sociale e per l’occupazione giovanile, ancora oggi terribilmente indietro rispetto al resto del mezzogiorno e d’Italia. Serve un riammodernamento edilizio in una regione in cui gli edifici sono spesso fatiscenti e comunque risalenti alla metà del secolo scorso quando va bene. Questo è quello di cui ha bisogno la Sicilia, non certo di essere un sito di stoccaggio di rifiuti nucleari”.
Anche Cgil e Uil contro lo stoccaggio delle scorie nucleari in provincia di Trapani.
“Non possiamo che esprime preoccupazione per la possibilità che alcune aree del Trapanese vengano trasformate in discariche per rifiuti nucleari. Il sindacato si oppone a qualsiasi azione che metta in pericolo la salute dell’ambiente e dei cittadini. Un territorio a vocazione turistica come quello trapanese, che basa una grossa fetta della sua economia sulle bellezze naturali e paesaggistiche ma anche sulle eccellenze agroalimentari, non può rischiare un danno di immagine che lo comprometta.”.
Cosi i segretari generali di Cgil e Uil Trapani Filippo Cutrona ed Eugenio Tumbarello commentano la pubblicazione della mappa delle aree che potrebbero ospitare il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi italiani, con l’individuazione tra le 67 zone potenzialmente idonee di Trapani e Calatafimi.
“Chi di dovere – concludono – chiarisca la questione, in modo da rassicurare i cittadini su quelli che sono i reali rischi per il territorio e la sua popolazione. Vogliamo che comportamenti consequenziali siano messi in atto sin da subito dalle istituzioni preposte. Non solo parole, ma fatti”.
Interviene l’Anci Sicilia.
“Su un tema così delicato come quello dello smaltimento dei rifiuti nucleari e della tutela ambientale ci sembra di fondamentale importanza il coinvolgimento delle amministrazioni locali interessate. E’, quindi, assolutamente necessario avviare un confronto tra governo nazionale, governo regionale ed enti locali per affrontare con attenzione e responsabilità la questione”.
Questo il commento di Leoluca Orlando, presidente di ANCI Sicilia, in merito al piano nazionale dei depositi radioattivi che individua nella regione le seguenti aree in cui i rifiuti nucleari dovrebbero essere conferiti: Trapani, Calatafimi-Segesta, Castellana Sicula, Petralia Sottana, Butera.
“La notizia che ben quattro località siciliane, tutte ricadenti nell’area della Sicilia Occidentale, siano state inserite fra i siti atti ad ospitare il deposito nazionale di scorie nucleari lascia sgomenti ed allarmati.
Il solo fatto che tali aree di straordinario pregio paesaggistico e culturale, luoghi che ospitano produzioni agroalimentari d’eccellenza fra le più rinomate nel mondo, possano essere prese in considerazione per la realizzazione di una siffatta struttura appare fuori da ogni logica.
Senza volere, almeno per il momento, approfondire gli aspetti squisitamente tecnici, appare di tutta evidenza che la realizzazione di un deposito di scorie nucleari infliggerebbe alla Sicilia intera un colpo terribile, colpendola mortalmente in primo luogo in quei settori, Turismo ed Agricoltura, che negli ultimi decenni hanno rappresentato l’unica ancora di salvezza rispetto ad un degrado economico e sociale che appariva inarrestabile.
Il lungo e faticoso lavoro svolto negli anni della Regione e da tutti gli enti, le aziende, gli operatori ed i cittadini per sviluppare le straordinarie risorse dell’Isola ed in particolare di questa sua parte verrebbe definitivamente azzerato.
Un disastro che non può e non deve avvenire.
La DMO “Sicilia Occidentale”, costituita dal Distretto Turistico Sicilia Occidentale e dal Distretto Turistico Valle dei Templi, facendosi portavoce del sentire dell’intera filiera turistica e, in senso più ampio, dei cittadini di Sicilia, fa appello a tutti i rappresentanti istituzionali a tutti i livelli affinché, senza distinzione di schieramento, si impegnino a non permettere che un tale danno venga inferto a questa nostra Terra meravigliosa”.
Rosalia d’Ali – Presidente del Distretto Turistico della Sicilia Occidentale
Fabrizio La Gaipa – Amministratore del Distretto Turistico Valle dei Templi
Anche il sindaco di Marsala Massimo Grillo interviene sull’argomento.
“Proprio nelle settimane in cui affrontiamo la seconda ondata del virus e l’arrivo dei primi vaccini ci fa sperare nella possibilità di una ripartenza a breve, apprendiamo con sgomento che il governo ha individuato in Sicilia quattro aree potenzialmente idonee per la costruzione del deposito nazionale nucleare e che una di queste aree è proprio la provincia di Trapani. Tutto questo nel silenzio e all’insaputa dei cittadini e di chi li rappresenta sul territorio. Proprio in queste ore in cui, grazie all’inizio della campagna vaccinale, tornavamo a parlare e a progettare il futuro del nostro territorio parlando di turismo, futuro ecosostenibile, salute, ambiente, cultura, ci troviamo costretti a giocare in difesa, a difendere il territorio. Va specificato che, allo stato attuale, nulla è stato deciso in concreto e che il governo nazionale parla esclusivamente di siti “potenzialmente” idonei. Ciononostante, voglio essere molto chiaro: io non ci sto, nemmeno a che la nostra terra sia classificata come “potenzialmente” idonea per lo stoccaggio di rifiuti nucleari. E per questo, con tutti i sindaci della provincia, ho dato la mia disponibilità ad aderire al costituendo tavolo tecnico-politico promosso dal sindaco di Trapani, Giacomo Tranchida, per evitare che il nostro territorio diventi capitale della spazzatura nucleare. Sarò in prima linea per difendere la salute e il futuro del nostro territorio”.