E’ stata lunga e articolata l’udienza che ieri si è tenuta al Tribunale di Trapani nell’ambito del processo che si sta celebrando in Corte d’Assise per l’omicidio di Nicoletta Indelicato. Oltre al commercialista Renato Isaia e all’avvocato Francesca Sammartano (cugina della vittima) sono stati sentiti anche alcuni familiari dell’imputata Margareta Buffa.
Il primo è stato il cugino acquisito Giuseppe Sinacori, a cui il legale di parte civile della famiglia Indelicato, Giacomo Frazzitta, è risalito dopo aver trovato una foto (in gran parte bruciata) che lo ritraeva sul luogo dell’omicidio, nella periferia di Marsala, qualche giorno dopo il tragico ritrovamento del cadavere di Nicoletta. La foto, peraltro, risulta tagliata della parte in cui avrebbe dovuto ritrarre anche la moglie di Sinacori, Maria Pipitone.
L’uomo ha affermato che finchè è stata in vita la zia (madre putativa di Margareta) i rapporti con l’imputata sono stati sereni, per poi raffreddarsi in seguito al decesso della donna, avvenuto il 23 febbraio del 2017. “Ci frequentavamo spesso fino a quando mia zia era viva, ma non siamo mai usciti assieme. Subito dopo la morte della sua mamma i rapporti si sono raffreddati”.
Sinacori racconta, in particolare, che Margareta, qualche giorno dopo i funerali (peraltro pagati dalla famiglia della madre) andò dalle zie per raccontare alla nonna della morte della figlia, nonostante la contrarietà della famiglia, che non voleva turbare l’anziana. “La nonna aveva 94 anni, eravamo d’accordo che sarebbe stato meglio non dire nulla”. Margareta invece si avvicinò alla nonna dandole la notizia, suscitando la reazione della zia Matilde (suocera di Sinacori), che provò ad allontanarla con il braccio dall’anziana. A quel punto Margareta la colpì violentemente con uno schiaffo. Nella circostanza, un’altra zia presente in casa si accorse che la ragazza, durante la circostanza, aveva tenuto il telefono acceso. Dopo che andò via, arrivò una telefonata di Giacomo Buffa (padre di Margareta) che rimproverò le cognate per aver maltrattato – a suo dire – la figlia. Anche con il papà di Margareta, che nei mesi successivi trovò un’altra compagna, i rapporti si raffreddarono. “Non siamo mai stati ringraziati per quello che abbiamo fatto per loro”, ha sottolineato Sinacori.
In realtà, dalle testimonianze è emerso come gli screzi con Margareta c’erano stati anche mentre la mamma era in vita. La nonna pare che la temesse, arrivando persino a nascondere i coltelli quando la nipote dormiva a casa sua durante la malattia della madre. Anche con la zia Maria, in un episodio, manifestò un comportamento particolarmente aggressivo, arrivando quasi ad alzarle le mani.
“Quando arrivò nella nostra famiglia – evidenzia la zia Isabella nella sua deposizione – fummo contenti. Anche perché avevamo aiutato mia sorella per le spese di adozione, sapendo quanto tenesse ad avere una figlia. Crescendo, Margareta cominciò a dimostrarsi un po’ strana, dispettosa. Ma mia sorella la proteggeva sempre”.
In un’altra circostanza, successiva allo schiaffo prima citato, la giovane si presentò a casa della zia Isabella con Carmelo Bonetta e una busta in mano. “Le dissi che doveva andare via e che non era più gradita da noi”. Nonostante la resistenza della nipote, la signora riuscì a chiudere la porta, dopo di che Margareta “attaccò il dito al campanello”, suonando insistentemente finchè la donna non chiamò i carabinieri. Le buste portate dalla ragazza quel giorno, verosimilmente, contenevano lettere scritte dallo zio Emilio Terzoli (marito della zia Isabella), disabile psichico. Le missive sono state portate in aula dall’avvocato Ornella Cialona (legale della Buffa) e ammesse agli atti dal giudice Daniela Troja. “Dal loro contenuto potrebbe configurarsi il reato di stalking a danno della mia cliente”, ha evidenziato la Cialona. Nel corso dell’udienza è emerso che Margareta si fece dare dei soldi dallo zio.
Confermando le situazioni raccontate da Sinacori e dalla sorella Isabella, anche la zia Matilde ha poi raccontato dei rapporti burrascosi con Margareta e, in particolare, di una telefonata durante la quale la giovane, a pochi giorni dalla morte della madre, accusò la donna di avere “due facce”, di averla mandata a lavorare e di averla lasciata in condizioni di difficoltà economiche. La zia Matilde si dispiacque per le parole della nipote, difendendo la memoria della sorella appena defunta e ricordandole come la madre non le avesse fatto mai mancare niente. Qualche giorno dopo, si verificò l’episodio dello schiaffo. “Mi sono sentita malissimo. Quando poi si convinse ad andare via, chiesi a mia sorella di accompagnarla e lei vide che stava prendendo le chiavi di casa mia dall’ingresso. Le disse di non farlo e lei le posò”.
Qualche tempo dopo, appena uscita di casa, la signora Matilde sentì un forte rumore, trovando poi la porta scardinata. “Fu necessario l’intervento del falegname per sistemarla. Qualche giorno dopo notai Margareta e Bonetta seduti in macchina, davanti casa mia. Lei indicava il mio cancello ridendo…”.
Come detto, il processo riprenderà dopo la pausa estiva, il prossimo 5 ottobre. Nella circostanza, verrà sentita in presenza l’imputata Margareta Buffa. A seguire, su richiesta della difesa, saranno chiamati a testimoniare il padre Giacomo e la dottoressa Antonella Ingoglia.