Ci scrive Diego Maggio sulla storia recente dell’Istituto Commerciale di Marsala, tornato prepotentemente al centro del dibattito politico con tutta una serie di prese di posizioni da parte di soggetti partiti ma anche di iniziative dei giovani studenti della scuola media superiore.
“Che io sia “in servizio” o che sia andato in pensione, che io scenda in politica o che rimanga “in campagna”, sarà sempre l’amore per la verità l’unico sentimento che guiderà la mia ragione. E ciò, anche se tale ricerca dovesse attirarmi le antipatie di chi abbia convenienze alternative o persegua interessi contrari. A proposito della storia infinita del Commerciale di Marsala, in una intervista, il Sindaco distribuisce “avalli” ed “errori” che vorrebbe ora imputare ad altri per giustificare le sue contraddizioni e i suoi ripensamenti.
Qui di seguito i fatti. Negli ultimi anni della mia carriera lavorativa pubblica, rimasto unico dirigente di ruolo della ex Provincia, ho dovuto assumere la responsabilità, fra gli altri Settori, anche della Pubblica Istruzione: con il conseguente carico di provvedere alla gestione amministrativa di tutti gli Istituti Superiori del territorio. Avendo la gestione commissariale ereditato dalle precedenti gestioni politiche un gravame di affitti passivi ammontante a ben quattro milioni di euro l’anno, ci siamo adoperati per ridurre tale peso che rischiava di trascinare al dissesto finanziario il già indebolito bilancio dell’ente: che subiva la chiusura dei finanziamenti regionali e, al contempo, la beffa dei prelievi forzosi da parte del governo nazionale. Senza intaccare il “diritto allo studio”, siamo riusciti intanto a praticare tagli ed accorpamenti che hanno abbattuto alla metà (cioè a circa due milioni) tali costi locativi, chiedendo nel frattempo a tutti i Sindaci di aiutarci ad allocare in immobili di rispettiva proprietà comunale le scuole superiori rimaste forzatamente ospitate (onerosamente) in edifici appartenenti a privati. Tutto ciò invocammo in nome dei principi di collaborazione e sussidiarietà fra enti pubblici, all’unico fine di salvaguardare il pubblico erario (cioè le tasche di tutti i cittadini) senza buttare per strada un solo alunno. Avendo dato dovuto ascolto alle perorazioni che ci giunsero da una delegazione di studenti e docenti del Commerciale “Garibaldi” di Marsala, abbiamo concordemente chiesto all’amministrazione lilibetana di poter sistemare tale Istituto nei locali (già sede di una scuola fino agli anni Settanta) del Tribunale in via d’Azeglio/piazza Borsellino, non appena gli uffici giudiziari li avessero liberati per trasferirsi definitivamente nel nuovo Palazzo di Giustizia che si stava completando nella via del Fante. Nessuna opposizione ci formulò il Comune, anzi – me presente – il Sindaco si dichiarò favorevole a tale soluzione.
Salvo poi (come pure personalmente ho dovuto constatare) a cambiare idea . Anche a voler tacere delle alternative prospettate (i locali comunali di Amabilina e quelli dell’Itria) e anch’esse fatte poi sparire, ci sentimmo dire “apoditticamente” (cioè senza alcuna possibilità di confronto) che il Tribunale non era idoneo ad ospitare alcuna scuola perché i locali erano insufficienti e sarebbe costato troppo adeguarli nuovamente ad aule scolastiche. E infine che una parte di essi (quelli residuati dalla occupazione che ne avrebbe e ne ha fatto l’Ufficio Tecnico Comunale) doveva esser lasciata disponibile per gli uffici del Giudice di Pace. La verità è, invece, la seguente: L’immobile ove ha operato per cinquant’anni il Tribunale, dispone di spazi più che sufficienti per ospitare l’intero Istituto Commerciale, comprese le aule della sezione staccata di via Fici. Gli adeguamenti non comporterebbero salassi e comunque il Comune poteva e ancora potrebbe confrontarsi con il Libero Consorzio su tale fattibilità, a seguito di un’analisi costi/benefici. Mentre gli impiegati comunali ora ivi trasferiti “nuotano” in locali semivuoti e comunque esuberanti.
Contrariamente a quanto inopinatamente affermato dal Sindaco, non esistono “nuove leggi sulle scuole”, essendo la normativa tecnica di riferimento rimasta quella dettata dal Decreto Ministeriale del 18/12/1975. Negli ultimi anni, poi, il MIUR ha soltanto fornito linee-guida sul modo di definire la funzionalità degli spazi didattici. Ai pochi uffici del Giudice di Pace ben si può dare ospitalità alternativa per esempio nei locali dell’ex Crimi (quelli che adesso il Sindaco ha promesso o concesso all’Università, pur se il Corso di Laurea in Viticoltura/Enologia dispone già della palazzina dell’ex Convitto dell’Agrario, comodatagli dalla Provincia). Nella stessa autoreferenziale intervista, il Sindaco accusa altri di “fare chiacchiere e perdere tempo”, ma ammonendo in particolare “qualcuno che ora è in pensione e dice altro”. Riconoscendo io l’infallibilità al solo Pontefice in materia teologica e confermando la verità dei fatti sopra esposti, chiarisco qui – per mia irrinunciabile onestà intellettuale – che le uniche concrete attività volte a risolvere l’atavica situazione dell’Istituto Tecnico Commerciale sono state in realtà compiute dal Libero Consorzio Comunale di Trapani, nel periodo di mia dirigenza: in cui, con la partecipazione ai vari avvisi regionali e nazionali, si è conquistato il finanziamento per la progettazione del nuovo istituto per un importo di € 427.638,60 inserendo la costruzione dello stesso nel piano triennale dell’edilizia scolastica nazionale per un importo complessivo di € 9.850.000,00.