L’Azienda Sanitaria Territoriale dei Sette Laghi, in collaborazione con l’Università dell’Insubria di Varese, ha messo a punto un test per analizzare la saliva in grado di individuare se una persona è affetta da Coronavirus in pochissimi minuti.
Il nuovo strumento avrà un funzionamento simile al test di gravidanza: la saliva viene raccolta su una striscia di carta e trattata con un apposito reagente; se compare una banda, il soggetto è negativo, se due bande, è positivo. Secondo quanto scritto in una nota dell’Università dell’Insubria, il test potrebbe impiegare dai 3 ai 6 minuti e potrà diagnosticare la positività anche su soggetti asintomatici. La realizzazione dei reagenti e dei materiali sanitari è avvenuta nei laboratori dell’Insubria a Busto Arsizio, in provincia di Varese, ed è stata coordinata dalla ricercatrice Tiziana Alberi.
Il test potrà presto essere disponibile in commercio, l’Università dell’Insubria ha stilato un accordo con la NatrixLab di Reggio Emilia per la produzione dei primi prototipi: “La realizzazione di questi prototipi e la conseguente produzione industriale che ne deriverà è frutto dell’esperienza che NatrixLab ha messo in campo con il suo gruppo di lavoro”– spiega Mario Brevini, amministratore di NatrixLab – “In questi anni siamo stati pionieri nella ricerca del benessere tramite l’utilizzo della diagnostica di laboratorio, oggi vogliamo contribuire in modo significativo al ritorno alla normalità della nostra vita quotidiana, ma soprattutto a liberare energie che oggi stiamo spendendo per gestire l’emergenza e indirizzarle per il rilancio del Paese”.
L’ultimo passaggio necessario affinché il test arrivi sul mercato è la certificazione: “Il nostro test salivare” – spiega Mauro Fasano, co-autore del progetto insieme al ricercatore Lorenzo Azzi – “È così semplice da poter realmente essere utilizzato da chiunque, ma la certificazione per uso autonomo richiede tempi molto lunghi, mentre sono necessari solo 15 giorni per ottenere quella sotto controllo medico. Dunque il test, come quello sierologico, sarà inizialmente gestito da una figura sanitaria, che collabori per esempio con le forze dell’ordine per controlli, oppure con un’azienda che voglia sottoporre i dipendenti all’esame. E speriamo che possa essere messo a disposizione anche dei medici di base”.
Forze dell'Ordine