Ventotto anni, ma già da tempo impegnato in politica, Giuseppe Giacalone si prepara a una nuova campagna elettorale dopo quella di cinque anni fa, quando ottenne un lusinghiero risultato nella lista dell’Udc, raccogliendo 275 preferenze.
Come ha vissuto, politicamente, questi cinque anni?
Ho vissuto con serenità questi anni di amministrazione Di Girolamo targata PD. Ho dato certamente priorità alla mia vita professionale e alla mia carriera. Ma non posso certamente nascondere di aver seguito con estrema attenzione la politica della mia città, le vicende e i lavori che riguardano la Massima Assise Civica e più in generale il governo cittadino. E l’ho fatto in primis da cittadino. La mia non elezione in consiglio, nel 2015, nonostante l’ottima affermazione, non ha minimamente affievolito né la mia passione né il mio impegno politico, che anzi, voglio dire, è cresciuto e si è intensificato. Lo dico senza timore di smentita: non mi sono mai fermato. Con serenità ed umiltà, sono rimasto in mezzo alla gente, ho continuato ad ascoltare tanti problemi e disagi e farmene portavoce. Sono rimasto critico e coerentemente all’opposizione di questa amministrazione fallimentare. Ho continuato a portare avanti le mie idee e le mie battaglie. La politica va fatta col cuore. Sempre. E non si fa solo nelle aule istituzionali.
Qual è la sigla politica in cui si vedrebbe meglio per una nuova candidatura in Consiglio comunale?
E’ ancora troppo prematuro per rispondere a questa domanda. Sono già al lavoro col mio gruppo di amici, di parenti e di persone che in questi anni si sono avvicinate a me e hanno fatto squadra, per discutere, confrontarci e decidere insieme come muoverci e soprattutto il percorso migliore che possa dare spazio e accoglimento al contributo di idee e al “progetto di città” che vogliamo e di cui mi faccio rappresentante. Ho già sicuramente vissuto l’esperienza partitica, candidandomi con la sigla di partito e questo mi ha fatto crescere e maturare tanto. Ma voglio dire, che in un’epoca come quella che stiamo vivendo – caratterizzata in quasi tutti i Paesi occidentali da un’evidente crisi della democrazia rappresentativa e soprattutto dei partiti tradizionali, con ripetute e lapidarie manifestazioni di disaffezioni che si esprimono in vario modo, in primis l’astensionismo – il “civismo”, quello sano, quelle che raccoglie le forze migliori e genuine di un territorio, ritengo rappresenti un segnale positivo di partecipazione e di impegno diretto dei cittadini al governo della città, oltre, mi sia consentito dire, gli ormai logori confini di partito. Aggiungo anche che il sano “civismo” può certamente contribuire a produrre un rinnovamento generale della politica. In questo senso, anche le liste civiche possono dare un rilevante e fattivo contributo al ricambio della rappresentanza politica, aspetto in cui partiti tradizionali hanno fallito (basti guardare la “debacle” e i “danni” del PD a Marsala dal 2015 ad oggi). Ovviamente il “civismo” non deve e può diventare una “accozzaglia” di tutto e il contrario di tutto, o ancor peggio di “riciclati”. Non può diventare e non deve diventare un “passamontagna” dentro cui si nasconde di tutto. Posso ben affermare già da ora però che non escludo la possibilità di sposare a pieno un serio progetto civico, capace di valorizzare il mio contributo di idee e la mia storia personale. Ai marsalesi dico che a prescindere dal mio schieramento, continuerò a essere libero e indipendente. Ma soprattutto non sarò condizionabile. Devo dar conto solo alla mia gente e alla mia città.
Nel centrodestra si parla tanto delle possibili candidature di Ombra e Carini. Ma restano in campo anche i nomi di Grillo e Ruggieri. Quale sarebbe il profilo ideale per la carica di sindaco?
Il “totonomi” è un classico. Io di nomi non voglio parlare. Anche per questo, ritengo sia troppo presto, anche in relazione al quadro confusionario e poco chiaro attualmente esistente. Il profilo ideale per la carica di sindaco? Un profilo“normale”che unisca e faccia sentire orgogliosi di essere comunità. L’attuale sindaco, ad esempio, non ha mai unito, anzi, continua a dividere. Non è mai stato un sindaco aperto, capace di stare per le strade, in mezzo alla gente. Non è stato un sindaco “tessitore” di relazioni, al contrario, si è “trincerato” e accerchiato di pochi fidati, chiudendosi all’ascolto e alla collegialità, rifiutando come metodo di buon governo quello che attinge al contributo partecipato della società civile. Questa sua diffidenza, questo suo “non fidarsi” ha allontanato sempre di più i cittadini dal Comune che dovrebbe essere mi sia consentito dire, la casa col tetto di vetro, la casa davvero di tutti. Il prossimo sindaco deve per questo innanzitutto riallacciare e ricucire questo strappo doloroso con la comunità. Ecco, per questo abbiamo bisogno di un sindaco che al contrario di Di Girolamo, stia in mezzo alla gente, aperto e che soprattutto sia in grado di coniugare le urgenze e le necessità della popolazione con le speranze di tutti coloro che vogliono trasformare Marsala in una città europea, pienamente vivibile e che rappresenti ora un centro culturale, produttivo, commerciale, capitale del Mediterraneo.
Ancora si parla poco di programmi per la città. Secondo lei cosa servirebbe a Marsala?
E’ vero che si parla poco di programmi. E mi sia consentito dire, che è anche molto triste come cosa. Si parla poco di programmi, verissimo. Eppure, l’ho sempre ribadito i varie sedi: le idee e i programmi sono davvero le fondamenta di tutto. L’inizio. E lo dovrebbero essere. Prima dei nomi. Lavoro e attività sociali sono sicuramente i pilastri fondamentali per il rilancio di Marsala. Non possiamo più permettere che ogni anno vadano via tanti, troppi giovani. La città sta sprofondando in un grave livello di povertà, povertà intesa in tutti i sensi. Altra priorità è aiutare concretamente gli ultimi, le fasce più deboli e i meno abbienti, chi è rimasto indietro e vive situazioni di disagio sociale. Servirebbe un riassetto dell’assessorato alle Attività sociali, con cinque uffici di missione e “social point” distribuiti in città. Non più trascurabile è poi una ricognizione degli uffici, la macchina amministrativa va rammodernata. Il decentramento è poi la sfida con la quale si cambia veramente la vita amministrativa della città. Il tema delle nostre contrade, è un tema che da sempre mi sta particolarmente a cuore. Ecco, le contrade devono diventare luoghi dove chi ci abita possa davvero sentirsi a casa e trovare quanto gli serve, dai servizi allo svago, dal verde alle occasioni di partecipazione. E soprattutto strade pulite, illuminate e sicure. Per questo, il tema delle contrade, ritengo, debba ritornare al primo posto nell’agenda amministrativa. Occorrono poi più servizi e più efficienza. I servizi sono il vero volto di una città. Si deve puntare su un agricoltura di qualità, che metta al centro i nostri prodotti, i prodotti locali della nostra terra, su un turismo non solo di stagione che si alimenti soprattutto del segmento culturale, in una terra come la nostra che è un museo a cielo aperto. Per questo, serve una città europea ed efficiente, con maggiore verde pubblico, nuovi parcheggi, garantita qualità dei servizi estesi alla pari su tutto il territorio, centro e contrade. Serve una reale e costante programmazione e un patto operativo tra soggetti pubblici e privati. È tempo di investire in arredo urbano e illuminazione, con l’abbattimento delle barriere architettoniche (ancora troppe, purtroppo). Ma non basta: servono incentivi per attività storiche e per nuovi insediamenti, luoghi di condivisione per giovani e anziani, spazi per bambini e famiglie e sostegno alla residenzialità per giovani coppie e anziani soli. Non ultimo, occorre rendere questa città sicura. Serve una lotta dura contro la microcriminalità e per questo, non più procrastinabile è un reale potenziamento degli organici della polizia locale. Sono poi realmente convinto che oggi più che mai abbiamo bisogno della forza dei giovani, della saggezza degli anziani, della sensibilità delle donne, della visione degli imprenditori, della precisione dei professionisti ma soprattutto dell’azione concreta dei “costruttori di futuro” innamorati davvero di questa città. Marsala sarà domani quello che noi faremo, oggi.