Da Salemi a Marsala 2020, Venuti a tutto campo. “Il Pd torni ad ascoltare i territori”

redazione

Da Salemi a Marsala 2020, Venuti a tutto campo. “Il Pd torni ad ascoltare i territori”

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giovedì 19 Dicembre 2019 - 09:27

Il sindaco di Salemi, Domenico Venuti, uno dei padri fondatori del PD in provincia di Trapani, partito che lui sente “suo” fin nelle viscere, ha detto “qualcosa di sinistra”, qualcosa che, a dire il vero, forse mancava da tempo. Parole ritenute oramai demodè, come coralità, insieme, popolo e popolare, si sono miracolosamente materializzate nell’intervista facendo rivivere un tempo andato, un passato fatto di attenzione per le esigenze della gente. La frase “A me piacerebbe che il PD fosse ricco di gente che fa politica e non che parla di politica” sancisce l’emblema delle colpe di un partito ma anche la speranza che non tutto sia perduto.

Lei ha partecipato recentemente, a Palermo, all’incontro con il ministro Giuseppe Provenzano ed ha auspicato “un rilancio sistemico del Territorio della provincia di Trapani”. Vuol spiegarci come, secondo lei, potrebbe avvenire questo rilancio?

Intanto devo dire che apprezzo moltissimo che da questo punto di vista ci sia una sorta di un’inversione di tendenza. I rappresentanti del governo vengono nel territorio e lo incontrano ed è una cosa che anche nel recente passato, non è avvenuto. Cogliere questa possibilità da parte di chi amministra è un’opportunità ed anche un dovere. Il nostro territorio ha molti fattori di attrazione sia materiali che immateriali. Penso allo Stagnone di Marsala, alle Egadi, ai Borghi di Salemi ed Erice, alle coste, al mare, al Patrimonio Museale, al vino, all’enogastronomia e non per ultimo alla qualità dell’aria e al clima molto favorevole. Per questo ho chiesto al ministro un intervento di programmazione strutturale.

E’ un discorso ricorrente qui, da noi, sindaco.

Sicuramente lo è, ma io dico che tutto questo bene ha bisogno di un’operazione sistemica. Non ci sono scomparti slegati dagli altri. Durante l’incontro con il ministro Provenzano ho fatto l’esempio della viabilità. Quella rurale, abbandonata da anni e che ostacola il lavoro degli agricoltori, oltre a rendere poco agevole la fruibilità per chi volesse andare a godere delle bellezze paesaggistiche, ha bisogno di una sistemazione. Per non parlare della viabilità provinciale, fondamentale per lo sviluppo del territorio.

E come si potrebbe fare per rendere possibile questa programmazione strutturale?

Accanto alle misure straordinarie che adesso stanno arrivando, come quelle delle ZES, ovvero le Zone Economiche Speciali, e di questo ne ha anche parlato il ministro, ci vogliono anche le infrastrutture.

Cosa sono queste ZES?

Si tratta di vantaggi di tipo fiscale per alcune zone individuate e anche di vantaggi di tipo contributivo per le aziende che investono.

Lei ha parlato anche di Infrastrutture, ci spieghi dove e come.

Innanzitutto c’è bisogno di una fotografia del territorio e di intervenire non con contributi a pioggia come abbiamo visto nel passato. Bisogna intervenire con una programmazione e questo si può fare oggi con i Contratti Istituzionali di Sviluppo, ovvero i CIS.

Ci parli dei CIS, sindaco Venuti.

Si tratta di Contratti Istituzionali di Sviluppo. Esistono al 2011 ma sono stati poco utilizzati. Mettono insieme pubblico e privato per fare un’insieme di investimenti mirati all’incremento delle potenzialità da sviluppare.

Per esempio?

Mettere in rete porti ed aeroporti anche in prospettiva di un investimento portuale e retroportuale, sistemare la viabilità per poter raggiungere facilmente queste strutture, si tratta di un lavoro prodromico a quello vero e proprio di sviluppo. Noi siamo indietro, ecco.

Come si colma questo gap?

Con dei contratti specifici territoriali che vanno previsti per tutta la Sicilia ma ciascuno deve avere ben chiara la fotografia, come già detto, del Territorio in cui viene calato. Ci sono dei Territori che hanno una certa analogia e altri che non ne hanno, sia per morfologia che per distanze.

Lei è anche presidente del GAL Valle del Belice. Ci spieghi cos’è e di cosa si sta occupando. essenzialmente.

Mi sono battuto per la nascita di questo GAL che è l’acronimo di Gruppo di Azione Locale. Una parte di noi faceva prima parte del GAL ELIMOS di cui siamo confinanti e alleati, per così dire, ma io ho voluto istituire questo GAL della Valle del Belice per dare la possibilità a tutto il territorio a prescindere dai confini provinciali e per consentire lo sviluppo omogeneo ad aree omogenee nell’interesse del territorio complessivo. Questo GAL è nato anche per istituzioni legislative, per dare seguito a quelle che sono le direttive europee o regionali, per partecipare alla spesa del 5% del PSR (Programma Sviluppo Rurale) e serve anche per fare interloquire tutto il Territorio con un’unica voce.

A chi vanno questi soldi del PSR che provengono da fondi nazionali e comunitari?

Abbiamo presentato un piano di azione che prevede lo sviluppo turistico del territorio attraverso la valorizzazione delle bellezze paesaggistiche, della cultura, delle eccellenze enogastronomiche, dei sentieri naturalistici e altre iniziative tra le quali 2 bandi che riguardano la misura 6.4.C che approveremo nel CdA di giovedì. Questi bandi verranno estesi a tutte le attività turistiche e para alberghiere che possono beneficiare di alcuni contributi per lavori materiali e per la promozione e valorizzazione della loro attività.

Nello specifico, cosa c’è da fare?

Io in qualità di presidente ho fatto presente che ci sono moltissime cose da fare. Ci sono centri storici abbandonati, come quello salemitano, e che devono entrare di diritto nel Piano delle Aree interne nazionali. Io spero che si possa passare dallo stato di lamentazione che spesso ci contraddistingue, ad una fase operativa per poter raggiungere risultati. In estrema sintesi, questo è quello che io ho posto al ministro Provenzano.

La transumanza verso il Nord e verso l’estero non si è mai arrestata, anzi, a dire il vero, l’emigrazione giovanile sta toccando percentuali preoccupanti. Quali risposte e speranze per chi sceglie di restare nel nostro territorio?

_Non servono azioni estemporanee e singole. Queste non sono in grado di dare una risposta alle esigenze di questi giovani che vanno via. Alcuni giovani vanno via per opportunità, e a questi va garantita la possibilità di scegliere, ma altri vanno via perché costretti. A questi le istituzioni dovrebbero garantire un continuo e costante interesse per sviluppare le potenzialità. Turismo ed Agricoltura sono due pilastri fondamentali per ottenere risultati.

L’agricoltura qui da noi è un settore trainante ma forse non basta, vero?

Marsala è una città che mi sta molto a cuore. Il 50% del mio sangue è marsalese e conosco la realtà del suo territorio. Pur essendoci alcuni comparti sviluppati, tutto quello che ruota intorno al vino e all’agricoltura, ha bisogno di una mano in più.

Ci spieghi meglio.

Ha bisogno di rapportarsi meglio agli standard produttivi soprattutto per quanto riguarda la resa produttiva ed economica per ettaro e per fare questo c’è bisogno di tutta una serie di azioni mirate. Il lavoro che si sta portando avanti con il recupero della consapevolezza delle nostre qualità e che possiamo sviluppare attraverso il turismo e la tecnologia è un bene, ma bisogna soprattutto sviluppare le nostre potenzialità.

Turismo, Agricoltura, Progresso. Sono tutte parole piene di speranza ma esistono ancora aree del Belice disagiate. Come è possibile parlare di queste cose a distanza di 50 anni? La Sicilia, secondo lei è stata ancora una volta abbandonata dallo Stato?

Il terremoto è stato un evento traumatico. Se ancora sono presenti dei danni legati al sisma, è indubbio che dovremmo interrogarci sulla qualità dell’azione che è stata posta in essere per risolvere il problema.

Crede che sia stata colpa di politici incapaci?

Io credo che ci sia stata una sorta di sottovalutazione del fenomeno.

Ovvero?

Nella Valle del Belice sono arrivati 1/3 dei soldi di quelli mandati nel Friuli. Questa è una verità storica documentata. Se si parla di sprechi nel Belice si dovrebbe semmai menzionare la qualità della spesa, ecco perché io parlo sempre di spese qualitative, soprattutto per rispetto dei giovani. Bisogna fare spese utili per ottenere ottimi risultati. La spesa nella Valle del Belice è stata improduttiva.

Perché?

Ci si è concentrati soltanto nella ricostruzione delle abitazioni private e anche se si tratta di cose sacrosante perché chi ha avuto la casa danneggiata ha diritto a riaverla, ci si ritrova adesso con molte case, magari ascrivibili alla stessa famiglia, che però non hanno valore commerciale. Negli anni infatti si è perso il valore degli immobili. Io dico che non si è data la giusta attenzione agli investimenti pubblici.

Per esempio?

Penso alla riqualificazione e alla rigenerazione delle aree urbane. Tutto questo è utile allo sviluppo e alle opportunità economiche da fornire ai nostri giovani. Molti comuni, seppur ricostruiti, sono rimasti ai margini della viabilità per anni. Come si fa dunque a convincere i giovani a restare in queste condizioni?

Al viceministro per le Infrastrutture e Trasporti, Giancarlo Cancelleri, incontrato a Roma lo scorso 12 dicembre con la delegazione dei sindaci del Belice, ha parlato di questo, sindaco?

Sì, proprio di questo. A Cancelleri, oltre alla questione dei fondi ordinari, io ho chiesto di uscire fuori dai singoli ministeri, di sederci intorno ad un tavolo anticipandogli che avrei fatto lo stesso discorso al ministro Provenzano per una coesione territoriale. Tra l’altro, questa delega, gli consente di partecipare ai tavoli in cui si discute di Sviluppo per il Mezzogiorno.

Lei è stato un dirigente del PD ma si è allontanato dal partito rinunciando alle cariche e ai ruoli. Secondo lei cosa sta sbagliando il PD?

Il PD negli ultimi 3 o 4 anni, ha sbagliato parecchie cose e lo dico da ex dirigente che ha fatto parte fino allo scorso settembre della segreteria regionale. Le mie dimissioni sono arrivate per il dissenso con un tipo di impostazione che non ho più apprezzato.

Ma lei è andato via sbattendo la porta?

No, io non sono andato via dal partito che io stesso ho fondato e che rimane la mia area di riferimento. Sono un tesserato ma non ho più ruoli dirigenziali per scelta.

Perché ha fatto questa scelta?

Dopo aver cercato di far capire, da sindaco, che bisognava uscire fuori da questo atteggiamento di congresso continuo e permanente ed iniziare ad ascoltare le istanze della gente e tradurle in azione, specie quando eravamo al governo, mi sono reso conto che c’era intorno a me una sordità davvero insopportabile.

Da parte di chi?

Sia dai vertici nazionali che regionali ma non voglio generalizzare, guardi. Ho visto che questo è un difetto del PD.

Quale difetto?

Lanciare accuse generiche, non circostanziate oltre che insultare compagni di percorso piuttosto che guardare all’avversario che oggi è temibile. Questo impone la costruzione, con maturità, di un campo alternativo, nei principi e soprattutto nei rapporti con il territorio.

Il PD, secondo lei, si è smarcato dal territorio?

Il PD ha bisogno di ideali importanti ma soprattutto di rapporti con il territorio. Gli ideali a volte non vengono percepiti dalla gente che si affida ad altri.

Sta pensando alla Lega che sa parlare alla pancia e non si smarca dal territorio?

Sì, perfetto e aggiungo, da fondatore del PD, che quando io ho capito questo, cioè che si tendeva ad azzerare i rapporti con il territorio, non soltanto nella gestione del partito ma soprattutto nella gestione delle politiche di governo, e i risultati li abbiamo visti nel 2018, ho avuto ben chiaro che bisognava invertire la tendenza.

Altrimenti?

Altrimenti la Lega che ha dei principi lontanissimi dal mio modo di intendere le cose, si espande, anche perché ha una presenza capillare sul territorio. Alcuni amministratori della Lega, si sono distinti rispetto alle posizioni nazionali. Ad esempio sul caso Segre hanno dimostrato di avere una concezione del territorio che si è manifestata nel rispetto dei loro concittadini. Queste sono cose che nel PD sono venute meno perché ha fatto a meno del Territorio e di noi amministratori locali che, anzi, siamo stati considerati più un peso che una risorsa.

Addirittura un peso?

Sì, perchè portavamo le istanze dei cittadini e chiedevamo soluzioni. Così facendo però il PD si è escluso dal ragionamento con la gente. Io dico che si è una grande forza popolare non quando ci si autodefinisce tale ma quando ci si occupa delle questioni della gente.

C’è una soluzione a questo?

O il PD torna a questo retaggio popolare legato al territorio oppure non è, così come ha rischiato di non essere l’anno scorso. E questo vale ovunque, anche per l’Emilia Romagna dove, per la prima volta, non si sa come andranno le elezioni.

Se vacilla lo zoccolo duro figuriamoci dunque altrove? Cosa ne pensa del PD marsalese?

Io credo che il problema non sia la guida o la non guida. Il problema a Marsala semmai è se si vuole dare un governo serio alla città fatto di persone per bene che hanno a cuore il territorio o se si vuole ragionare in termini di steccati e di appartenenze. Credo che a Marsala saranno più le scelte e non le persone a determinare la vittoria. Dovranno essere però scelte lontane dall’ottica dell’egoismo del partito o dal marcare a uomo gli altri. Se si farà a Marsala qualcosa per i cittadini sarà un progetto vincente. Io ho notato che tutti quelli che hanno guidato il PD, altrove e non solo a Marsala, si lamentano come se fossero stati spettatori passivi rispetto a quello che è successo.

Dunque gli amministratori del PD hanno la sindrome dell’opposizione anche quando sono al governo?

C’è un’assoluta assenza di responsabilità e dunque non ci sia assume la responsabilità delle scelte. Io quando non ho condiviso la strada che il mio partito ha preso a livello regionale, ed è chiaro come è finita, con il commissariamento che ci sta creando problemi con la ripartenza, io ho scelto di andarmene perché non mi ascoltavano.

Lei ha parlato di persone per bene e Alberto Di Girolamo, a Marsala, è stato eletto con questo slogan. Basta essere per bene per essere eletti? Lei ha in mente qualcuno?

Non ho in mente nessuno ma sto osservando quello che succede. Il lavoro che il sindaco Alberto Di Girolamo ha fatto non è arrivato alla gente e su questo bisogna riflettere e interrogarsi. Il ragionamento però non va impostato in modo rigido. Bisogna aver chiari gli obiettivi da raggiungere. So che è già uscito il nome del giovane Nicola Fici che io personalmente ritengo capace e ricordo benissimo quando ha iniziato a fare politica ed abbiamo anche fatto un percorso insieme. Penso che possa rappresentare una prospettiva se si esce fuori dalla logica dell’autoreferenzialità e del giovanilismo. Non basta essere giovani per avere delle qualità che prescindono dall’età. Non credo nei movimenti dei giovani contro i vecchi. L’uomo si misura per quello che è. Non credo basti essere per bene per dare dei risultati.

Cosa ci vuole?

Capacità amministrativa, intraprendenza, capacità di mantenere un rapporto con la città. E’ chiaro che un sindaco non può interpellare i cittadini per ciascuna decisione da prendere ma bisogna filtrare le decisioni, farle arrivare alla gente, farle percepire. Insomma, è una relazione che si crea giorno dopo giorno.

Lei c’è riuscito?

Io ho visto che nel mio caso non è impossibile da raggiungere. Sono stato rieletto e riconfermato con più voti rispetto a quelli che avevo preso al primo turno in controtendenza rispetto ai sindaci al secondo mandato.

Perché, secondo lei?

Perché chiaramente il messaggio è arrivato. E’ merito della squadra e dell’aver dato segnali visibili e la gente ha compreso. Per me è più una responsabilità che una gratificazione. Non bastano la tenacia, la caparbietà e la voglia di fare. Bisogna ascoltare i cittadini e poi tradurre l’ascolto in azione. Questa è la politica. A me piacerebbe che il PD fosse ricco di gente che fa politica e non che parla di politica.

Per far fronte al dissesto idrogeologico di Salemi è stata indetta una gara che è scaduta qualche giorno fa. Come è andata, sindaco?

E’ andata molto bene. I milioni stanziati sono più di 5 e sono stati presentati 3 progetti che riguardano il Monte delle Rose in cui c’è un grosso problema idrogeologico. E’ il Monte in cui è piantata l’antenna delle radio e tele comunicazioni. Questi progetti sono stati finanziati con il Patto per la Sicilia, appendice del Patto per il Sud 2016, ma finalmente siamo arrivati al dunque. La caparbietà premia. Il primo milione e mezzo circa è in gara adesso e sarà fatta l’aggiudicazione nei primi mesi del 2020. Dopo partiranno i lavori sul costone in cui non si è mai intervenuto in questi anni e poi ci sarà un lavoro che arriverà più a valle dove non si è mai arrivati per un problema di canalizzazione delle acque. Anche per questi lavori la gara è già avviata anche se ancora non è stata pubblicata. Per l’ultimo progetto abbiamo partecipato al fondo di rotazione per renderlo esecutivo dato che era definitivo. Sono tutte gare che fa il Commissario per il dissesto idrogeologico con il quale abbiamo avuto ottime collaborazioni.

Salemi è inserita nella lista dei Borghi più belli d’Italia, riconoscimento che vale una premialità di circa 36 mila euro all’anno. Si sono create start up in città come reazione a questo lusinghiero titolo?

Stiamo lavorando a questo. Abbiamo ottenuto dei vantaggi da questo titolo che ha stimolato l’attenzione su Salemi. Devo dire che sono aumentati i visitatori ma non abbiamo strutture ricettive per accoglierli ma tutto questo ha fatto sì che si creassero molti Bed and Breakfast. I privati stanno investendo nel centro storico in questo settore che magari non si chiamano tecnicamente Start Up ma mettono in moto l’economia. La nostra ricettività è legata proprio all’albergo diffuso per valorizzare il nostro patrimonio immobiliare. In questo modo si recupera e si riqualifica.

A Salemi dunque nessuno rimpiange Vittorio Sgarbi?

Ma per carità! Tra l’altro anche lui ha imitato Salemi e Sutri, (Comune di cui lui è sindaco dal 2018 ndr) è entrata a far parte anche dei Borghi più belli d’Italia. Gliel’ho detto quando ci siamo salutati all’ultimo appuntamento nazionale dei sindaci. E’ vero che ci siamo scontrati ed io ho avuto la meglio nel 2014 ma devo dire che nel tempo io e lui abbiamo instaurato anche rapporti cordiali. Credo che sia un personaggio che abbia rappresentato un grosso impatto per il territorio ma sotto il profilo dell’amministrazione, della quotidianità e anche della prospettiva che noi stiamo cercando di dare a Salemi, non credo che si possa avere nostalgia di niente. Se Sgarbi vorrà collaborare in questa prospettiva, io ne sarò ben lieto. Credo che i grandi obiettivi si raggiungano con la coralità.

Le piace il progetto di Matteo Renzi? Cosa ne pensa di Italia Viva? Cosa pensa della gestione Faraone?

Dico che i personalismi non portino da nessuna parte. Faraone è colui il quale ha dato un certo taglio in Sicilia ed ha reso in maniera plastica quella che era la sua idea di aggregazione di partito. Quello che è successo nello scorso Autunno ha dato l’idea di quante idee contrapposte ci fossero sia nel partito che nello stare insieme. Io vedo in Italia Viva una scelta coerente fatta per mettere tutti attorno ad un leader anche se io non ho ancora ben capito quali obiettivi voglia raggiungere, a parte quelli del posizionamento suo personale.

Renzi rappresenta forse la personificazione politica di un partito o di un movimento?

Io dico infatti che oltre agli obiettivi personalistici, non vedo quali siano gli obiettivi di Italia Viva. Non sono interessato a questo Movimento ma gli auguro buon lavoro. Sono interessato alle idee anteposte alle persone.

Tiziana Sferruggia

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