Faccio un appello a tutti i marsalesi, anche a quanti amano degnamente la politica, a quelli che vivono del proprio lavoro e ai tanti che lo cercano, a chi produce e a chi vede fuggire altrove i propri figli: affinché tutti si rendano pronti a scommettere su una Marsala diversa, viva, consapevole, su una città che ha fatto la storia e riavvolge ora il nastro della sua bellezza naturale e del suo legittimo orgoglio.
Marsala possiede le risorse e le energie che possono determinare una sterzata decisiva alle elezioni amministrative della primavera ormai prossima.
Credo che la nostra città debba, a partire dal suo vino, riassurgere ad imperatrice tra le regine, essere ancora condottiera della sua antica capacità di fare impresa e di saperla raccontare: perché fare il vino, quaggiù da noi, non è un lavoro purchessia. È la vita stessa.
Un eno-sistema, il nostro.
Tutto ruota attorno al vino.
Ma ne viviamo i limiti e le speranze, alternando giuste glorie a vendemmie sconfortanti.
Io credo in questo percorso, così come credo che Marsala debba essere “portata” in ogni luogo del mondo per ammaliare chi ne ascolta la narrazione, ne vede le immagini e può così convincersi a venire qui per viverla da vicino, per visitarla a lungo e anche per investire.
Rinnovando il mio lungo viaggiare, venerdì prossimo sarò a Parigi, chiamato al Centro Italiano di Cultura che vuole, attraverso la mia riconosciuta passione, dedicare proprio a Marsala una bella pagina di racconti e di gusto.
La settimana successiva andrò in Piemonte per contrassegnare – insieme alla marsalesissima direttrice del nostro glorioso “Il Vomere” – una manifestazione sui veri patrimoni italiani che vedono il Marsala quale protagonista e principe.
Questa città, insomma, va amata davvero ed è per questo che, come faccio da trent’anni, porterò in tutta Italia e in tutto il mondo il nostro vino e le nostre radici storiche, mostrando altresi le immagini di questa Splendidissima Civitas e moltiplicando i rapporti umani e commerciali che di Marsala determineranno il miglior futuro.
Diego Maggio