Gruppo Licata, revocata la confisca di Baglio Basile, Delfino e Volpara

redazione

Gruppo Licata, revocata la confisca di Baglio Basile, Delfino e Volpara

Condividi su:

mercoledì 07 Agosto 2019 - 14:02

La sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Trapani ha in gran parte accolto il ricorso presentato dai legali di Michele Licata in merito alla confisca di diverse immobili dell’imprenditore marsalese. Con un decreto di oltre 300 pagine, il giudice ha infatti revocato la confisca delle più importanti strutture del gruppo Licata: il ristorante Delfino, il Delfino Beach Hotel con gli immobili retrostanti (circa 40 camere), l’intera struttura del Baglio Basile e la Volpara, nonché macchinari, arredi e pertinenze varie, riferibili allo stesso gruppo societario. Dopo anni di amministrazione giudiziaria da parte dello Stato, si va a questo punto verso un ritorno alla gestione del gruppo Licata per quanto riguarda tali strutture, che in fin dei conti rappresentano il principale core business dell’imprenditore marsalese e della sua famiglia. Il decreto ha inoltre revocata la confisca di circa 4 milioni di euro, comprendente anche una polizza sulla vita. Sono invece acquisite definitivamente al patrimonio dello Stato le villette laterali del Delfino Beach e del Baglio Basile, una proprietà a Rakalia e una a Petrosino (Villa Maria).
La decisione della sezione Misure di Prevenzione arriva in seguito a un’attività istruttoria, caratterizzata dal lavoro dei periti nominati dallo stesso Tribunale e da testimoni e consulenti chiamati dal collegio difensivo di Licata, composto dagli avvocati Carlo Ferracane, Andrea Pellegrino, Celestino Cardinale, Salvatore Pino, Mattias Manco. Gli effetti del decreto non sono immediatamente esecutivi in quanto restano sullo sfondo altre vicende giudiziarie che coinvolgono Licata al Tribunale di Marsala. “Riteniamo, però, che saranno al più presto oggetto di esecuzione”, assicura l’avvocato Carlo Ferracane.
A fronte del lungo iter del gruppo Licata, iniziato nel 2015 con un’operazione della Guardia di Finanza che portò a quello che il procuratore Alberto Di Pisa definì “il sequestro preventivo più importante svolto in Italia” (a parte quelli che riguardano la criminalità organizzata), appare logico interrogarsi sulla ratio seguita dal Tribunale di Trapani nell’emissione di questo decreto. A spiegarla è ancora l’avvocato Ferracane: “Solitamente questo tipo di misure di prevenzione viene previsto solo per soggetti mafiosi. In questo caso, non è stata riscontrata mafiosità, ma pericolosità generica a partire dal 2006. Per cui, su tutti gli introiti illecitamente accumulati dopo il 2006 è stata confermata la confisca, mentre per quelli precedenti è stata revocata”.

Condividi su: